L’arcivescovo di San Juan

e

la sua demenziale proibizione nelle Prime Comunioni



di El Wanderer

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Prima Comunione a San Juan, Argentina



L’arcivescovo di San Juan: Mons. Jorge Lozano, è coadiuvato da due modesti vescovi ausiliari. Cioè ci sono tre vescovi in una arcidiocesi di 50 parrocchie, 68 sacerdoti molti dei quali non residenti, e 800.000 abitanti. Una totale assurdità.

Ricordiamo che Lozano fu uno dei primi favoriti di Bergoglio, quando questi era ancora arcivescovo di Buenos Aires, che in seguito lo promosse arcivescovo di San Juan. Quando si annoiava o quando non gli serviva più gli tolse la sua simpatia e lo relegò in una sede marginale o insignificante. Era questa la sua abitudine, e Mons. Lozano poteva consolarsi sapendo che Francesco faceva lo stesso con molti altri (si chieda, per esempio, al cardinale Stella o a Padre Marco del Pont).

Ma quello che ci interessa in questo articolo è la demenziale proibizione emanata con un decreto e debitamente protocollata, con la quale si obbligano coloro che ricevono per la prima volta i sacramenti dell’iniziazione cristiana, cioè il Battesimo, la Cresima e la Comunione, a ricevere la Sacra Eucarestia in piedi e sulla mano.
Ripeto: si tratta di una misura demenziale e senza precedenti.

Perché parlo di misura demenziale? La prima ragione e la più importante è che la riverenza dovuta a Nostro Signore presente nell’Eucarestia indica che noi, poveri peccatori, anche abbiamo raggiunto una presunta maturità nella fede, dobbiamo riceverLo sulla lingua e in ginocchio. Si tratta di un tema noto a tutti coloro che leggono questo blog, e non ci soffermeremo su questo.

Non ci aspettiamo certo che gli attuali vescovi tengano conto di queste ragioni. Essi possiedono a malapena la fede cattolica e la sincera devozione dei loro fedeli ad essi sfugge: non sono capaci di comprenderla.
Ma almeno ci si aspetterebbe altri atteggiamenti. E ne indico alcuni, la cui assenza indica proprio la demenza episcopale:

1. Il giorno della Prima Comunione è un giorno che rimane impresso nella memoria di tutti i cattolici e delle loro famiglie. Sono bambini che si accostano per la prima volta al sacramento dell’Altare e presumibilmente istruiti nel corso dei loro anni di catechismo sul fatto che riceveranno Dio incarnato: Gesù Cristo il Signore. Eppure, nonostante questo mistero sia così grande e incomprensibile li si obbliga a riceverlo sulla mano, a toccarlo, proibendo loro di riceverLo sulla lingua, come Lo hanno ricevuto i loro padri, i loro nonni e tutti i cattolici del mondo.

2. Mons. Lozano e i suoi vescovi stanno palesemente disubbidendo ad una disposizione della Chiesa universale. Il Codice di Diritto Canonico, al Canone 843 § 1, indica: «I sacri ministri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedono opportunamente, sono ben disposti e non sono interdetti dal diritto di riceverli».
E il Canone 912 indica: «Ogni battezzato, che non sia interdetto dal diritto, può e deve essere ammesso alla sacra comunione».

Inoltre, l’Istruzione Redemptionis Sacramentum (2004) della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dice al n° 91: «Ogni fedele ha sempre il diritto di ricevere la Sacra Comunione in bocca, sia che la riceva in ginocchio o in piedi, questo appartiene ai fedeli, per questo non gli si deve negare la Comunione».

3. Cosa succede a un bambino o un adulto che fanno la Prima Comunione o la Cresima in ginocchio e chiedono di ricevere la Comunione sulla lingua? Secondo il decreto di Mons. Lozano i ministri sono obbligati a negargliela, disobbedendo così alla legge della Chiesa. In altre parole devono scegliere di obbedire ad un ordine ingiusto emanato dal vescovo o obbedire a quello che comanda la Chiesa. L’ordine del vescovo quindi sarebbe privo di ogni nullità ma non deve essere obbedito perché ingiusto ed arbitrario.

4. Un minimo di prudenza puramente umana, o se non si pretende tanto di elementare astuzia, fa presagire che un buon numero di fedeli si ribelleranno a questa misura, che faranno conoscere a tutti tramite le reti sociali, che Roma verrà presto a sapere di questo oltraggio, che si presenterà un ricorso alla Santa Sede e che i vescovi si troverebbero a mal partito.
E’ esattamente quello che sta succedendo: la notizia è già stata pubblicata da media spagnoli di grande diffusione (Infocatolica e Infovaticana) e nei prossimi giorni lo sarà dai media italiani, nordamericani e francesi.
In altre parole, milioni di persone verranno a sapere di ciò che succede a San Juan, i cui vescovi saranno smascherati e screditati.

5. Che questo accada non dovrebbe sorprendere i vescovi. La stessa Istruzione Redemptionis Sacramentum dice al n° 184: «Qualsiasi cattolico, sia egli sacerdote, diacono o laico, ha il diritto di presentare una denuncia per abuso liturgico al Vescovo diocesano o all’Ordinario competente a lui equiparato in diritto, o alla Sede Apostolica, in virtù del primato del Romano Pontefice». 
I vescovi di San Juan dovranno affrontare le conseguenze. A quanto pare non sapevano che il loro padrino è morto da tempo e sotterrato in profondità.

6. Chiunque acceda alla pagina web dell’arcivescovado di San Juan, troverà una scheda che annuncia pomposamente: «Cammino sinodale».
Chi può credere alla sincerità della tanto decantata  sinodalità di San Juan? I vescovi sinodali non sono capaci di ascoltare i loro fedeli o almeno una parte significativa di essi, piuttosto emanano direttive in un modo che ricorda  una Chiesa rigida, fredda e disumanizzata, che rifiuta l’ascolto, il dialogo e l’inclusione di tutti, tutti e tutti.
A San Juan appartengono alla categoria di «tutti» solo coloro che sono indicati come tali dai vescovi. Gli altri sono porci tradizionalisti che stanno meglio nelle «tenebre esteriori, dove c’è freddo e stridore di denti». Per loro l’«ospedale da campo» è chiuso e sigillato.

Ciò che colpisce, al di là della demenziale goffaggine di queste persone è il trambusto che scatenano per la Comunione sulla mano. Perché nutrono tanto rifiuto, per non dire odio, per la Comunione sulla lingua?  E’ curioso che rischino tanto e cerchino dei conflitti di questo tipo sapendo quanto dolore e rabbia procurano a molti fedeli.
Lo abbiamo visto alcuni anni fa con Mons. Eduardo Taussig, a cui alla fine costò l’episcopato di San Rafael. Lo stiamo vedendo anche nella diocesi di Charlotte, Stati Uniti, il cui vescovo, sebbene non abbia proibito la Comunione in ginocchio e sulla lingua (è un poco più sensato e intelligente dei suoi colleghi di San Juan e sa che questo non si può fare), ha ordinato la rimozione degli inginocchiatoi così che sia più difficile per i fedeli inginocchiarsi.
Insisto: è curioso questo rifiuto di una pia condotta che la Chiesa ha mantenuto per più di millecinquecento anni. Fa pensare: perché questo odio?   

Eravamo intenti a pubblicare una serie di articoli sull’episcopato argentino (ne pubblicheremo altri due la prossima settimana) quando è emersa la vicenda di Mons. Lozano e degli altri vescovi di San Juan, che ha finito col ribadire la tesi che andiamo sostenendo sulla decadente povertà e mediocrità dei vescovi del paese.
Non posso che esprimere la mia gratitudine per la deferenza dimostrata dai signori prelati di San Juan con la tempestività del loro decreto.




 
settembre  2025
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