A proposito del Giubileo LGBTQ+



di Aurelio Porfiri



Omosessuali verso la Basilica di San Pietro


Nei giorni passati, molto si è parlato della partecipazione al Giubileo di persone con orientamento sessuale che rientra nel famoso acronimo LGBTQ+.

Il 5 e 6 settembre 2025 un nutrito gruppo di persone ha voluto fare il proprio cammino giubilare e di questo penso ci si possa rallegrare. La Chiesa è madre, e come tale deve accogliere tutti.

Ricordiamo che la Beata Vergine Maria nelle Litanie Lauretane è invocata come refugium peccatorum e consolatrix afflictorum.
Io credo non ci siano dubbi sul fatto che un cattolico deve rispettare la dignità di tutti i suoi fratelli e sorelle. Del resto il salmo 129 dice: “Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?”.

Tutti siamo nella necessaria condizione di doverci convertire.

Se io faccio il Giubileo e sono in una condizione che la dottrina cattolica giudica come erronea, devo sapere che lo stesso Giubileo non è un sigillo di approvazione su quella condizione, ma un invito a convertirsi.
Quindi, è sbagliato fare passare il messaggio che la partecipazione di persone omossessuali al Giubileo significa che la Chiesa accetta ora i comportamenti omosessuali.
Il vero messaggio è che la Chiesa rispetta la dignità di tutti ma anche a tutti chiede la necessaria conversione qualora si trovassero in una situazione peccaminosa.

La scrittrice Costanza Miriano, in un suo recente post su Facebook ha affermato:

Che bello che ci siano qualche centinaio di persone omosessuali che da ieri proveranno a vivere in castità! (Perché ricordiamo che la condizione dell’indulgenza che il Giubileo ottiene è il proposito di fuggire le occasioni di peccato, e questo vale per tutti, altrimenti non è un Giubileo, ma una passeggiata in una bella chiesa di Roma. E finché il Catechismo non cambia, si può passeggiare in tutte le chiese del mondo, ma il problema rimane quello: tutti sono accolti, ma il peccato è peccato. Immagino che chi varca una Porta Santa lo abbia ben chiaro questo)“.


Credo che il concetto importante che deve passare è proprio questo: la Chiesa accoglie tutti i peccatori, ma non li giustifica. E come diceva la Miriano, il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che quella dell’omosessualità è una inclinazione oggettivamente disordinata e che costoro sono chiamati a vivere la castità.
Questa richiesta, che il Catechismo definisce una croce, può sembrare molto dura, allo stesso modo di quelle richieste a tante altre persone nella vita consacrata o matrimoniale.

La Porta Santa si passa non per avere una approvazione su una condizione personale che è in oggettivo contrasto con la dottrina della Chiesa, ma per chiedere la forza per convertirsi.
Non è facile, quindi è necessario che tutti, a cominciare da chi scrive, siano consapevoli che ci saranno ancora molte cadute ma che bisogna mantenere lo sguardo verso la giusta direzione.
Tutti viviamo qualche sofferenza, spesso indicibile. Ecco perché il rispetto umano è importante, ma lo è anche aver ben chiara la differenza fra bene e male.

Il cardinale Carlo Caffarra nel 1992 (Etica generale della sessualità) diceva:

Abbiamo anche già accuratamente distinto la volontà non-procreativa dalla volontà anti-procreativa, richiamando il principio etico, secondo il quale non volere (la realizzazione di) un bene può essere bene, ma porsi contro (la realizzazione di) un bene è sempre male: ogni bene è degno di essere amato e solo il male deve essere odiato. In questo sta l’intrinseca, gravissima ingiustizia della condotta omosessuale: nella sua positiva esclusione della possibilità di procreare. Quando, infatti, una persona decide di avere un rapporto omosessuale, essa esclude positivamente la stessa possibilità che, mediante il rapporto sessuale, sia concepita una persona umana. Si vuole porre un atto sessuale che per sua stessa struttura biologica e simbolica esclude la possibilità del concepimento. Si pone cioè un atto che implica, include ed esprime un rifiuto radicale della bontà propria del concepimento di una persona umana. Essendo questa la natura etica del rapporto omosessuale, si comprende bene come non a caso la sua giustificazione e nobilitazione sia sempre accaduta e accade nel contesto di civiltà umana al tramonto e di questo tramonto quel rapporto sia il gesto simbolico più tragico”.

È assolutamente necessario amare tutte le persone, qualunque sia la loro condizione o debolezze. Ma nell’amare le persone non si deve amare, tantomeno giustificare, il loro peccato.




 
settembre  2025
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