Il principe delle tenebre è dentro il santuario.

E loro si trastullano con la sinodalità




di Aldo Maria Valli


Pubblicato sul sito dell'Autore





Fraternità San Pio X - Giubileo 2025 -

Processione verso la Basilica di San Pietro




Guardate la fotografia. È il pellegrinaggio giubilare della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

Un’immagine che colpisce per la compostezza dei partecipanti. Un’immagine che comunica un messaggio di fede e riverenza.
 
Lasciamo stare ciò che ciascuno pensa della FSSPX. Mi concentro sull’immagine, che riflette ciò che in tutto il mondo un numero crescente di fedeli chiede alla gerarchia: più sacro, meno carnevalate; più devozione, meno abusi; più preghiera, meno assemblearismo; più penitenza, meno arroganza.

Ovviamente la foto di cui sto parlando non ci è stata mostrata dai media e dai social, o almeno ci è stata mostrata ben poco rispetto a quelle del “popolo lgbt”, qualche decina di persone entrate in Basilica in calzoncini corti e magliette irriverenti, al seguito di una croce dipinta con i colori arcobaleno.

I fedeli legati alla Tradizione aumentano ovunque, mentre gli lgbt, i novatori e tutti gli altri progressisti di varia foggia ormai non rappresentano che loro stessi, ma il media system continua a raccontarci un’altra storia.

Tuttavia la cosa ben più grave è che il Vaticano non solo non muove un dito per ripristinare la verità, ma continua a tollerare e favorire l’abuso ovunque avvenga, anche in casa propria.

Nell’agosto scorso i fedeli di Panama hanno scritto una lettera all’arcidiocesi contro la cosiddetta “Settimana delle chiese aperte”, ennesimo spettacolo interreligioso, promosso dall’arcivescovo José Domingo Ulloa, all’insegna del sincretismo.
Citando la Sacra Scrittura e il Magistero, i fedeli hanno chiesto una pubblica riparazione, riaffermando la devozione alla Beata Vergine Maria come elemento centrale di ogni celebrazione cattolica.
Un grido non di ribellione contro il vescovo, ma di fedeltà, dettato dalla consapevolezza che il sincretismo è veleno, anche se ammantato di apertura e dialogo.

Poco prima, in Brasile, la festa di San Rocco a Salvador de Bahía è stata profanata quando l’arcivescovo Zanoni ha presieduto una Messa, presso il Santuario São Lázaro e São Roque, iniziata con un rito di condomblé afro-pagano.
Paganesimo esplicito prima del Santo Sacrificio: un abominio.

Per monsignor Zanoni non è la prima volta. Nel 2021, ad Aparecida, celebrò una “messa afro” a base di danze e riti tribali, affermando che si trattava di “arricchimento culturale”. Ma è ancora al suo posto.

In Sudafrica, l’arcidiocesi di Durban ha recentemente dedicato la giornata annuale di studio per il clero al tema della sinodalità.
Il vescovo Thulani Victor Mbuyisa ha ripercorso le tappe del Sinodo e ha delineato i contenuti del nuovo documento, “Pathways”, che imporrà questo processo in tutto il mondo dal 2025 al 2028, culminando nell’assemblea ecclesiale a Roma.

Il programma globale del cosiddetto “cammino sinodale” di Bergoglio procede a pieno ritmo.
Ovunque la Chiesa novus ordo mostra segni di fallimento: meno vocazioni, meno fedeli, meno offerte, aumento dell’analfabetismo religioso, mentre i soli segnali di risveglio arrivano dalla Tradizione.
Ma mentre la barca affonda la gerarchia balla sulla tolda del Titanic baloccandosi con la sinodalità.

Possibile che si sprechino tante risorse per alimentare discorsi vuoti e burocrazia sinodale, mentre c’è bisogno di vera catechesi e di vero pane per le anime che muoiono di fame?

Com’è possibile che questi signori non capiscano? Perché per loro la priorità non è più la salvezza delle anime, ma la trasformazione della Chiesa in una ONG globale, un’istituzione come un’altra, in cui si allestiscono tavoli per reinterpretare la dottrina?

A Panama i fedeli hanno invocato la Madonna, in Brasile hanno denunciato la profanazione pagana, in Sudafrica e altrove soffrono a causa dell’indottrinamento sinodale, ma i gerarchi voltano la testa dall’altra parte o lanciano accuse in stile bergogliano: “Indietristi”!

E Leone? Dicono che stia preparando la sua prima esortazione e la sua prima enciclica. Benissimo, aspettiamo.
Ma intanto avrebbe potuto vietare la carnevalata lgbt in San Pietro.
Avrebbe potuto evitare che il gesuita Martin, dopo l’udienza, andasse in giro a dire che Prevost è sulla stessa linea di Bergoglio circa l’omosessualità.
Avrebbe potuto evitare di mostrarsi sorridente con una suora eretica. Eccetera.

Ma capiamoci bene: la battaglia non è contro il Papa o contro questo o quel cardinale. La battaglia, decisiva, è contro il principe delle tenebre che si è installato nel santuario.

E la tradizione non è un vessillo da sollevare per motivi estetici o consolatori, ma è ciò che ci consente di affrontare il Nemico in questa prova.

Osservo la foto e mi dico: qualcosa di cattolico ancora c’è. Restare indifferenti, non scendere in battaglia, è da codardi ma anche da stupidi, perché vuol dire sottoscrivere la nostra condanna.



 
settembre 2025
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI