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| La Croce che redime il mondo ![]() Come venire fuori da questa tempesta spaventosa in cui gli educatori stessi non hanno più riferimenti sicuri, imbevuti come sono da ideologie relativiste e fuori controllo? I suicidi sono in crescente aumento, in particolare nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 34 anni, la violenza fisica si scatena quotidianamente nelle nostre strade, le cronache, ormai, sono bollettini di guerra nel descrivere le aggressioni in ogni luogo, dentro e fuori casa… le forze dell’ordine, i tribunali, le famiglie, la scuola, lo Stato sembrano essere impotenti di fronte a tutto ciò, cercano di tamponare, ma per il momento senza risultati. In un oceano democratico di parole ed opinioni, di chiacchiere e stoltezze, chi ha davvero parole «di vita eterna»? Soltanto Cristo salva in terra come in Cielo, attraverso la Sua Croce, che la Chiesa innalza e solennizza il 14 settembre, come è accaduto Domenica scorsa. La croce, supplizio estremo, è divenuto per opera di Gesù Cristo strumento di Via, Verità e Vita. Il legno della Santa Croce venne ritrovato da Sant’Elena a Gerusalemme, nel IV secolo. Il termine «esaltazione», entrato in uso nel VI secolo, indica il rito liturgico dell’innalzamento e dell’ostensione insieme, in memoria dell’innalzamento di Gesù crocifisso e l’ostensione del Suo Corpo sacrificale, ecco che il colore liturgico prescelto per il 14 settembre è il rosso, che rimanda allo spargimento del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore su questa terra per la salvezza degli uomini di buona volontà. Non è certo un caso che fosse proprio il 14 settembre del 1224 quando San Francesco d’Assisi ricevette dal Cristo Serafico le stigmate, le prime ad essere impresse su di un uomo. «Oggi noi», ha detto Papa Leone XIV all’Angelus di Domenica, «celebriamo l’“esaltazione”: per l’amore immenso con cui Dio, abbracciandola per la nostra salvezza, l’ha trasformata da mezzo di morte a strumento di vita, insegnandoci che niente può separarci da Lui», come spiega San Paolo (Rm 8, 35-39). Il ritrovamento della vera Croce da parte di Sant’Elena, secondo la tradizione, avvenne il 14 settembre dell’anno 327 e, sempre in tale data, la reliquia fu innalzata di fronte al popolo di Gerusalemme dal suo vescovo Macario, che aveva accompagnato la madre dell’Imperatore Costantino nella ricerca. Socrate Scolastico, teologo e storico romano del IV secolo, ha lasciato un resoconto del ritrovamento nella sua Storia ecclesiastica, dove racconta che Sant’Elena, nel far distruggere un tempio pagano costruito sopra il Sepolcro riportato alla luce, furono scoperte tre croci e il Titulus crucis (INRI). A quel punto il vescovo Macario fece porre le tre croci, una per volta, sopra il corpo di una donna gravemente malata, che miracolosamente guarì al tocco della terza croce, identificandola in tal modo come quella autentica di Gesù Cristo. «Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum», così si recita ritmicamente durante la Via Crucis. La celebrazione della festa della Santa Croce fece il suo ingresso in Roma nel VII secolo e si fece grande attenzione che l’eventuale presenza di frammenti della vera Croce, ormai diffusi in molte città, non desse adito ad interpretazioni idolatriche del rito. A dimostrazione di ciò, il secondo Concilio di Nicea (787) sottolineò che l’adorazione o «latria» è dovuta solo a Dio, e quindi anche a Cristo, mentre alle reliquie della vera Croce si poteva tributare solo venerazione. Nei secoli questa festività liturgica del Trionfo della Croce, come venne denominata, incluse anche la commemorazione del recupero da parte dell’Imperatore d’Oriente Eraclio I, vissuto tra il VI e VII secolo, di un frammento della vera Croce dalle mani dei Persiani nel 628. In molte città italiane la festività dell’Esaltazione della Santa Croce è particolarmente sentita. La chiesa che maggiormente la rappresenta è la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma, facente parte del tradizionale percorso del pellegrinaggio delle sette chiese. Venne edificata a partire dal IV secolo presso il Palazzo del Sessorium, residenza di Sant’Elena, e vicino al Laterano. La Basilica fu costruita esclusivamente per conservare una parte della Croce di Gesù, insieme ad altre reliquie della Passione che la stessa madre di Costantino fece trasportare a Roma di ritorno dal suo pellegrinaggio in Terra Santa. Il sacro edificio, pensato come un grande reliquiario, è detto «in Gerusalemme» perché la tradizione racconta che qui ci sia la terra consacrata del monte Calvario, posta alla base delle fondamenta, terra che fu trasportata sulle navi insieme alle reliquie cristiche. Per questa ragione la chiesa nel medioevo era semplicemente chiamata Hierusalem e visitare questa Basilica, anche per i pellegrini dell’Anno Santo in corso, significa ancora oggi camminare praticamente, e non solo simbolicamente, nella città santa di Gerusalemme. Tornare a mettere al centro della vita cristiana la Croce di Cristo significa rinsavire, trovare il giusto equilibrio della logica umana, comprendere gli insegnamenti di Gesù, scoprire chi siamo, esercitare i nostri doveri, avere ferma cognizione dell’essenzialità educativa della famiglia. Afferma Sant’Agostino: «Il legno della croce al quale erano state confitte le membra del morente, diventò la cattedra del maestro che insegna. È da questa sana dottrina che l’Apostolo apprese ciò che insegnava, dicendo: Se qualcuno non ha cura dei suoi, soprattutto di quelli di casa, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele (1Tim 5, 8). Chi è più di casa dei genitori per i figli, o dei figli per i genitori?» (Omelia 119, La croce una cattedra). |