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| Papa Leone sulla sinodalità: Una visione contraffatta della Chiesa Pubblicato sul sito Radical Fidelity
Ripreso e tradotto sul sito di Aldo Maria Valli I neretti sono nostri ![]() Papa Leone XIV Nell’intervista – che sarà inclusa nella nuova biografia del Pontefice, “León XIV. Ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI” (“Leone XIV. Cittadino del mondo, missionario del XXI secolo”) – la risposta sulla sinodalità va letta attentamente. “La sinodalità – afferma Leone XIV – è un atteggiamento, un’apertura, una volontà di comprensione. Parlando della Chiesa oggi, questo significa che ogni singolo membro della Chiesa ha una voce e un ruolo da svolgere attraverso la preghiera, la riflessione… attraverso un processo. Ci sono molti modi in cui ciò potrebbe accadere, ma solo attraverso il dialogo e il rispetto reciproco. Riunire le persone e comprendere quella relazione, quell’interazione, quella creazione di opportunità di incontro, è una dimensione importante del modo in cui viviamo la nostra vita come Chiesa. Alcuni si sono sentiti minacciati da questo. A volte vescovi o sacerdoti potrebbero pensare: la sinodalità mi toglierà autorità. Non è questo lo scopo della sinodalità, e forse la vostra idea di cosa sia la vostra autorità è un po’ sfuocata, sbagliata”. “Penso che la sinodalità – prosegue il Papa – sia un modo per descrivere come possiamo unirci ed essere una comunità e cercare la comunione come Chiesa, in modo che sia una Chiesa il cui focus primario non sia su una gerarchia istituzionale, ma piuttosto su un senso di ‘noi insieme’, ‘la nostra Chiesa’. Ognuno con la propria vocazione: sacerdoti, laici, vescovi, missionari, famiglie. Ognuno con una vocazione specifica che gli è stata data ha un ruolo da svolgere e qualcosa da dare, e insieme cerchiamo il modo per crescere e camminare insieme come Chiesa. È un atteggiamento che credo possa insegnare molto al mondo di oggi. Poco fa parlavamo di polarizzazione. Credo che questo sia una sorta di antidoto. Credo che sia un modo per affrontare alcune delle più grandi sfide che il mondo di oggi ci pone. Se ascoltiamo il Vangelo, se riflettiamo insieme su di esso e se ci impegniamo ad andare avanti insieme, ascoltandoci a vicenda, cercando di scoprire cosa Dio ci sta dicendo oggi, c’è molto da guadagnare per noi. Spero vivamente che il processo iniziato molto prima dell’ultimo sinodo, almeno in America Latina (ho parlato della mia esperienza lì). Alcune Chiese latinoamericane hanno davvero contribuito alla Chiesa universale e penso che ci sia grande speranza se possiamo continuare a costruire sull’esperienza degli ultimi due anni e trovare modi per essere Chiesa insieme. Non per cercare di trasformare la Chiesa in una sorta di governo democratico, che, se guardiamo a molti paesi del mondo oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta a tutto. Ma rispettare, comprendere la vita della Chiesa per quello che è e dire: dobbiamo farlo insieme”. “Penso – dice in conclusione Leone XIV – che questo offra una grande opportunità alla Chiesa e un’opportunità per la Chiesa di interagire con il resto del mondo. Dai tempi del Concilio Vaticano II, penso che questo sia stato significativo, e c’è ancora molto da fare”. “E c’è ancora molto da fare…”. Sì, siamo sicuri che ci sia ancora molta distruzione che i modernisti devono infliggere alla Madre Chiesa. Ancora una volta, ci troviamo immersi nella nebbia ovattata e sentimentale della “sinodalità”, questa volta direttamente dalle labbra di Papa Leone XIV. Ciò che colpisce nelle sue parole non è la profondità, ma la vacuità. Egli riduce la Chiesa – fondata da Cristo come gerarchia divinamente istituita – a un vago processo di dialogo, rispetto reciproco e incontro. Ma questi non sono i tratti distintivi della Chiesa militante, chiamata a custodire e proclamare il deposito della Fede; sono gli slogan di una cultura terapeutica allergica alla chiarezza, all’autorità e alla verità. Il Santo Padre dichiara: “Ogni membro della Chiesa ha una voce e un ruolo da svolgere… L’essenziale è il dialogo e il rispetto reciproco”. Notate cosa manca: il magistero, l’autorità dei vescovi, l’obbedienza dei fedeli, la sottomissione della ragione e della volontà alla verità rivelata. Invece di pastori che insegnano con autorità, ci vengono offerte conversazioni a tavola rotonda in cui a ogni opinione, per quanto errata, viene dato spazio per “camminare” accanto alla verità. Il dialogo sostituisce la dottrina; l’incontro sostituisce l’evangelizzazione. Questo non è cattolicesimo. È democrazia liberale trasposta nell’ordine soprannaturale. Ciò che più preoccupa è il suo rifiuto delle preoccupazioni episcopali e sacerdotali: “A volte vescovi o sacerdoti possono pensare: la sinodalità mi toglierà l’autorità. Ma non è questo lo scopo della sinodalità…”. Qui egli deride proprio l’autorità che Cristo stesso ha istituito quando disse a Pietro: “Pasci le mie pecore”. L’autorità nella Chiesa non è “fuorviante”: è il mezzo divinamente istituito con cui le anime sono salvaguardate dall’errore. Sostenere il contrario significa minare le fondamenta della struttura visibile della Chiesa, che il Concilio Vaticano I ha solennemente definito necessaria per la salvezza. Il Papa stesso sembra imbarazzato dalla “gerarchia istituzionale”, preferendo invece un nebuloso “noi insieme, la nostra Chiesa”. Ma di chi è questa Chiesa? Non “nostra” in senso democratico: è la Chiesa di Cristo, il suo Corpo Mistico, ordinato gerarchicamente sotto il suo Vicario in terra. Infine, Leone XIV tenta di fare della sinodalità una panacea sociale: “È un atteggiamento che può insegnare molto al mondo di oggi… un antidoto alla polarizzazione”. Questo non è altro che orizzontalismo ecclesiale. La missione della Chiesa non è quella di lenire le divisioni mondane con un dialogo cortese. È quella di convertire le nazioni, di battezzarle, di sottoporle al dolce giogo di Cristo Re. Non fu il dialogo a convertire l’Impero Romano, ma i martiri. Non fu il rispetto reciproco a far uscire l’Europa dalle tenebre pagane, ma la chiara predicazione della Fede. Leone XIV qui ci offre una visione contraffatta della Chiesa. Non l’Arca della Salvezza, ma un forum di chiacchiere senza fine; non la Sposa di Cristo, ma una facilitatrice del dialogo; non il Regno di Dio, ma una ONG mondana che offre un “antidoto” alla polarizzazione. I cattolici tradizionali devono respingere questa diluizione della fede con tutto lo zelo dei nostri padri. Essi preferirebbero versare il loro sangue piuttosto che vedere la costituzione divina della Chiesa ridotta a un esercizio burocratico di “camminare insieme”. |