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| LA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME LA PROFEZIA DI GESÙ E LA TENTATA RICOSTRUZIONE SOTTO GIULIANO L’APOSTATA di Don Curzio Nitoglia ![]() Distruzione del Tempio di Gerusalemme Nell’ottavo secolo gli Arabi invadono Gerusalemme e fanno della spianata del Tempio uno dei luoghi più sacri dell’Islamismo, costruendovi la moschea di Omar. Il 15 luglio del 1099 i crociati irrompono a Gerusalemme e trasformano per ottantotto anni, fino al 1187, la moschea in chiesa. Ritiratisi però i cristiani, le costruzioni tornarono al culto musulmano, al quale ancora adesso appartengono ... Quando nel 1967 gli Ebrei ritornarono militarmente in possesso anche di questa parte della città, il generale Moshe Dayan - a nome del governo d’Israele - rassicurò gli islamici sul libero ed esclusivo godimento della spianata, soprattutto per ragioni religiose tutte ebraiche. Gli ebrei ortodossi, infatti, non essendo in grado di stabilire dove fosse ubicata la Sancta Sanctorum, non entrano nella spianata, poiché temono di calpestare il luogo che nessuno uomo può varcare da quando non vi è più un Sommo Sacerdote, che, solo lui, una volta l’anno, poteva lasciare lì le sue impronte. La profezia di Gesù Cristo
Tutto ciò conferma mirabilmente la profezia di Gesù Cristo, secondo la quale, fino alla fine dei tempi, solo i non-ebrei calpesteranno il suolo del Tempio. «Gerusalemme, Gerusalemme - dice Nostro Signore - che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali, e voi non avete voluto. Ecco “la vostra casa sarà lasciata deserta”. Vi dico, infatti, che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto Colui, che viene nel nome del Signore!» (Mt., XXXVII, 9). “La vostra casa sarà lasciata deserta” è una citazione di Geremia ed Ezechiele, quei profeti che - circa seicento anni prima - avevano annunziato che Dio avrebbe abbandonato il Tempio. Ora, è un fatto innegabile ed evidente che oggi, al posto del Grande Tempio d’Israele, vediamo una spianata sulla quale sorge una moschea islamica. Ebbene, questo fatto corrisponde alla profezia di Gesù Cristo e di Geremia (650 a. C. c.ca)/Ezechiele (620 a. C. c.ca). Quelle rovine sono un segno muto ed eloquente della Messianicità del Galileo (“Se questi taceranno, grideranno le pietre”) (1). Giuliano l’Apostata
Giuliano l’Apostata nacque nel 325-326 nell’attuale Maremma toscana e nutriva un forte odio verso i Cristiani, ma non contro i Giudei, che secondo lui venivano sùbito dopo i Greci nella gerarchia delle religioni, con l’unico “difetto” del monoteismo (cfr. GIULIANO, Contro i Galilei, 115 D; ibidem, 306 B). Nel pensiero di Giuliano le antiche prescrizioni della Vecchia Legge cerimoniale mosaica avrebbero dovuto riprendere pieno vigore e con esse sarebbe dovuto essere ricostruito il Tempio di Gerusalemme, distrutto nel 70 d. C. da Tito e Vespasiano, per inficiare la profezia di Gesù, il quale aveva predetto con quaranta anni d’anticipo che del Tempio “non sarebbe rimasta pietra su pietra” (Mt., XXIV, 2), e dimostrare, così, che il Cristianesimo era una falsa religione. Per svariati anni gli Imperatori romani avevano proibito ai Giudei di avvicinarsi ai ruderi del Tempio e di entrare in Gerusalemme. Giuliano, dopo aver deciso la ricostruzione del Tempio, ne affidò l’esecuzione ad Alipio suo uomo di fiducia e governatore della Britannia. Giuliano stanziò somme enormi per l’impresa e s’iniziò il lavoro. «Sennonché, cominciati i lavori con grande impegno, venne a estendersi sulla Palestina un fenomeno tellurico […] già sullo scorcio dell’anno 362. Lungo il litorale palestinese e in vari luoghi della Siria erano avvenuti movimenti sismici violenti da cui erano rovinate varie città. […] Anche Gerusalemme risentì di queste vaste convulsioni sismiche. […] Talvolta i lavori di sgombero compiuti poco prima nell’area del Tempio erano annullati da frane prodotte dalle scosse sismiche; una volta una scossa più potente abbatté un portico sotto cui si erano ricoverati molti operai e ne uccise parecchi. […] Nonostante tutto, la tenacia dei lavoranti proseguì nell’impresa; e qui bisogna lasciare la parola al testimonio neutrale Ammiano Marcellino [storico pagano, 330- 390 c.ca]: “Mentre Alipio portava avanti i lavori, formidabili globi di fiamme, erompendo con frequenti ondate presso le fondamenta, resero il posto inaccessibile, dopo aver bruciato talvolta gli operai, perciò, siccome gli elementi naturali respingevano ostinatamente l’impresa di ricostruzione, questa cessò”» (GIUSEPPE RICCIOTTI, L’Imperatore Giuliano l’Apostata, Milano, Mondadori, 1956, pp. 285-286; V. MESSORI, Patì sotto Ponzio Pilato, cit.). Giuliano in un suo scritto dei primi giorni del 363 allude apertamente al fallimento dell’impresa (cfr. J. BIDEZ, L’empereur Julien. Oeuvres completes, tomo I, II parte, Lettres et fragments, Parigi, 1924, 89 b). NOTA 1 - Cfr. V. MESSORI, Patì sotto Ponzio Pilato, Torino, SEI, 1992. |