Riflettori puntati sui «senza religione»


della Fraternità San Pio X









Probabilmente, André Malraux ne avrebbe sorriso, lui che ne La leggenda del Secolo (1972) scriveva: «Il XXI secolo sarà spirituale o non sarà».

La recente inchiesta pubblicata il 4 settembre 2025 dal Pew Research Center sulle credenze delle persone non appartenenti ad alcuna religione, rivela molte sorprese e ci dice molto sullo stato delle nostre società occidentali secolarizzate. 


Sondaggio dopo sondaggio, il paesaggio religioso si ridisegna sia in Francia sia negli altri paesi.
In Francia, secondo un’inchiesta dell’INSEE [Istituto Nazionale della Statistica e degli Studi Economici], nel 2023, il 51% della popolazione tra i 18 e i 59 anni dichiarava di non avere alcuna religione.
Questa non appartenenza religiosa, cresciuta percentualmente negli ultimi vent’anni, riguarda il 58% del Francesi nativi, il 19% degli immigrati arrivati dopo i 16 anni e il 26% dei discendenti da due genitori immigrati. 

Contrariamente a quanto si crede, essere «senza religione» non è necessariamente un segno di ateismo, secondo l’analisi del Pew Research Center (PRC) basata su sondaggi condotti nel 2023 e nel 2024 in 22 paesi in tutto il mondo.
Lo studio rivela che, nonostante la loro mancanza di appartenenza religiosa, queste persone aderiscono a delle credenze spirituali come la vita dopo la morte o l’esistenza di Dio, senza approfondire la questione, spesso per conforto o per timore di dover modificare alcune abitudini di vita.

Nei 22 paesi presi in esame, almeno un quinto di questi non appartenenti ad alcuna religione – NAAR – crede in una vita dopo la morte.
Questa credenza varia considerevolmente a seconda dei paesi: per esempio, in Ungheria vi aderisce il 19%, mentre in Perù la percentuale sale al 65%.

Lo studio presenta anche i motivi per i quali le persone scelgono di un appartenere ad alcuna religione.
Per esempio, negli Stati Uniti il 30% dei NAAR dichiara come motivo «le esperienze negative con le persone che praticano una religione», un modo semplice per aggirare il problema e giustificare la loro non appartenenza.

Inoltre, il 47% dei non appartenenti oltre Atlantico dichiara di sentirsi a disagio nei confronti dei quadri religiosi esistenti, e la Chiesa cattolica – che è la religione più strutturata – è la prima a soffrirne.
Una constatazione che dovrebbe spingere i chierici e fedeli ad essere sempre più esemplari nella loro fede, ma anche accoglienti.

Altri risultati dell’inchiesta: i non aderenti hanno tendenza ad avere una visione più critica dell’impatto della religione sulla società rispetto alle persone che aderiscono ad una religione.
Per esempio, in Spagna, il 77% dei NAAR ritiene che religione sia sinonimo di superstizione, e il 71% che la religione favorisca l’intolleranza, mentre il 62% pensa che essa nuoccia alla società… 

Tuttavia, in paesi come il Brasile, Singapore e Africa del Sud, i NAAR sono più propensi a considerare la religione come una forza positiva, con la maggioranza che ritiene che essa aiuti la società: cosa che non sorprende se si considera quanto la Chiesa sia da tempo impegnata in molti paesi emergenti in settori come l’educazione e la sanità.

I meri dati raccolti dal PRC hanno il vantaggio di fare toccare con mano il lento processo di “esculturazione“ di cui è vittima il cattolicesimo nelle società secolarizzate: una “esculturazione” che non deriva da una messa in discussione violenta come nel 1905, durante la separazione fra Chiesa e Stato, ma deriva da una sconnessione silenziosa fra la cultura cattolica e la cultura comune.
In questo modo la Chiesa ha perso la sua capacità di alimentare il tessuto culturale vivo della società, a parte solo i suoi fedeli.

Questa sconnessione è legata a numerose cause economiche, sociali, politiche ed ecclesiali, come le devastazioni post-conciliari.
Ed essa è più ampiamente in linea con la «modernità psicologica» descritta da Jean Baudrillard: questa fase contemporanea della storia della modernità per cui la rivendicazione dell’autonomia passa dal registro collettivo a quello intimo, a quello individuale, e questo fin nelle scelte spirituali e religiose, con la perdita della vita parrocchiale e sacramentale.

Ma il futuro è ancora tutto da scrivere: tocca ai cattolici fedeli alla Tradizione raccogliere la sfida ed essere il lievito nella pasta che permetterà alle anime che vagano nelle tenebre dell’errore e della noia ritrovare il cammino del bene, del bello e del vero.


 


 
settembre  2025
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