Card. Zuppi

e

il «Manifesto per la felicità pubblica»




di Aldo Maria Valli


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Card Matteo Zuppi



Ricordate il cardinale Matteo Zuppi, il Presidente dei vescovi italiani e arcivescovo di Bologna? Sì, quello che assomigliava al signor Burns dei Simpson.
Non lo ricordate? Ma dai! Quello che pensava di diventare Papa parlando come il segretario del Pd… Ah, ecco, ora avete capito.

Bene. Un giorno – eravamo nel lontano 2025 – il cardinale, non sapendo più come fare perché i media si occupassero di lui, se ne uscì con una grande idea: un «Manifesto per la felicità pubblica» che fu stilato, con l’aiuto di una trentina di sindaci delle sue parti, al termine di una serie di incontri sul tema «Organizzare la speranza».

Pare che, non appena si seppe dell’iniziativa, in molti comuni, non solo dell’area di Bologna e dell’Emilia, nacquero immediatamente gruppi all’insegna dello slogan «No grazie. Preferiamo essere infelici da soli che felici con Zuppi», ma il cardinale, tipo temerario, non si arrese.
Ricordando che già Romano Prodi (come «chi era?», vabbè, ve lo racconterò un’altra volta) aveva avuto un’idea simile, Zuppi organizzò un Comitato di felicità pubblica che passò subito all’azione.

Per prima cosa, il Comitato, composto da membri della Convenzione voluta da Zuppi stesso, stabilì una serie di leggi per superare la crisi di tristezza. Se ne occupò, oltre al Comitato di felicità pubblica, anche un meno noto, ma non meno attivo, Comitato di sicurezza generale che assunse a tutti gli effetti poteri di polizia.

Iniziò così quello che passò alla storia come il Regime del Fulgore, caratterizzato da numerosi mandati d’arresto nei confronti di chi si ostinava a essere triste.

Per meglio controllare il grado di felicità, Zuppi decretò che ogni dieci giorni i sindaci riferissero al Comitato di felicità pubblica mediante appositi Comitati di sorveglianza. Erano questi a rilasciare gli agognati certificati di felicità. Inoltre compilavano liste di cittadini a seconda del grado di felicità percepita, e ovviamente arrestavano tutti coloro che erano considerati un po’ troppo tristi.

A un certo punto, spinto dal solerte Zuppi, il Comune di Bologna istituì un Tribunale speciale per giudicare coloro che si erano macchiati di tristezza. E la corte si mise subito al lavoro con rigore pari alla felicità.

Secondo le norme che ne regolamentavano l’attività, al Tribunale spettava di giudicare “ogni iniziativa contro la felicità, e quindi controrivoluzionaria, che comportasse pericoli per la sicurezza interna”. Allo stesso modo, il Tribunale era chiamato a occuparsi dei complotti tendenti a minare la felicità. Le sentenze non erano appellabili.

Per alcuni colpevoli, come i ribelli sorpresi a tramare contro la felicità, si procedeva direttamente con la condanna, senza processo. Pubblico accusatore del Tribunale rivoluzionario di Bologna fu, per amore dei cittadini, lo stesso Zuppi, che per evitare crisi di tristezza procedeva senza interrogatorio preventivo e senza difesa degli accusati.
Per lo stesso motivo fu abolita anche la necessità di fornire prove materiali di tristezza. Bastava una delazione.

Il Regime del Fulgore andava alla grande. Tanto che Zuppi a un certo punto pensò a una Costituzione fondata sul diritto dell’uomo alla felicità: fu chiamata Costituzione dell’anno primo.

Gli incontri per organizzare la speranza continuarono senza sosta, e il «Manifesto per la felicità pubblica» divenne non solo il testo alla base della Costituzione, ma la lettura obbligatoria, nonché unica, nelle scuole di ogni ordine e grado.

Aggiungo che grazie alla confisca delle proprietà dei sospettati di tristezza, e alla loro distribuzione ai patrioti felici, il Regime del Fulgore assicurò un’uguaglianza senza precedenti.

Un anziano giornalista, titolare di un blog oscurantista, ebbe l’ardire di scrivere che tutta la faccenda gli ricordava qualcosa, e non era una sensazione piacevole. Ma venne bollato come nemico della felicità.

Ma ora devo chiudere. Vedo nell’agenda che proprio oggi, 30 vendemmiaio (il calendario è stato cambiato in nome della rivoluzione), ricorre l’anniversario dell’istituzione del Tribunale speciale. Per l’occasione, saranno eseguite alcune condanne esemplari di cittadini inguaribilmente tristi. Una grande giornata, al termine della quale sarà piantato il tradizionale Albero della Felicità.

Ah, dimenticavo. I quattro principi tanto cari al Papa Francesco, Zuppi li volle anche alla base del «Manifesto per la felicità pubblica». Li ricordo qui: il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la realtà è più importante dell’idea; il tutto è superiore alla parte.

Il solito vecchio giornalista ebbe la spudoratezza di scrivere che per lui i quattro principi erano str…ate pazzesche. E allora il Tribunale speciale lo arrestò e lo spedì in un campo di rieducazione, perché la smettesse di essere triste.

«Colpirne uno per educarne cento» era, infatti, un altro slogan tipico del Regime del Fulgore.

E vissero tutti felici e contenti.




 
settembre 2025
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