Una cattolica esclusa

dall’elezione presidenziale irlandese


della Fraternità San Pio X







Maria Steen



In Irlanda, è difficile essere cattolici fieri delle proprie convinzioni e accedere alla carica più alta.
E’ questo che ha imparato a sue spese Maria Steen, una donna politica che non è riuscita ad ottenere il sostegno dei parlamentari irlandesi per potersi candidare all’elezione presidenziale che si svolgerà il 25 ottobre 2025.

Decisamente, l’Isola dei Santi non è più quella di una volta, e San Patrizio potrebbe rivoltarsi nella tomba.
Maria Steen, un avvocato che ha difeso pubblicamente gli insegnamenti della Chiesa durante i dibattiti referendari sull’aborto, il “matrimonio” omosessuale e la definizione di famiglia, non è riuscita ad ottenere il sostegno sufficiente per presentarsi all’elezione presidenziale.  

Questo sostegno richiedeva il beneplacito di 20 membri dell’Oireachtas – il Parlamento bicamerale irlandese composto da 174 deputati al Dail Eireann e 60 senatori al Seanad Eireann – che le avrebbe permesso di presentarsi all’elezione presidenziale del prossimo 24 ottobre 2025.

In Irlanda, la qualificazione per l’elezione presidenziale passa attraverso un filtro parlamentare, ufficialmente per evitare l’eccessiva moltiplicazione delle candidature, ma in realtà, direbbero molti, per sbarrare la strada alle candidature che non sarebbero politicamente corrette. 

Madre di cinque figli e candidata indipendente, Maria Steen ha ottenuto il sostegno di solo 18 membri e non è riuscita a raccogliere le due firme mancanti prima della data limite del 24 settembre.
Storicamente, è difficile per un candidato non appartenente ai principali partiti politici irlandesi: il Fianna Fail o il Fine Gael, qualificarsi per l’elezione presidenziale.

Lanciando la sua candidatura, alla fine del mese d’agosto, l’avvocatessa ha cercato di proporsi come una alternativa ai candidati dei partiti tradizionali, in un contesto di crescente sfiducia dell’elettorato nella classe politica irlandese.
 
La presidenza irlandese, benché ampiamente simbolica, gode di una grande visibilità, perché rappresenta il paese a livello internazionale. 

Il 24 settembre, annunciando la fine della sua campagna, Maria Steen ha dichiarato: «Benché io sia onorata di aver ottenuto il 90% delle firme richieste, mi dispiace dire che questo non è stato sufficiente e che il tempo è ormai scaduto».
Ed ha aggiunto: «Sebbene sarebbe stato l’onore di una vita servire come primo cittadino d’Irlanda, per me l’essere una cittadina è un onore sufficiente».

David Quinn, redattore di un giornale nazionale irlandese, ha elogiato il tentativo di Maria Steen ed ha dichiarato al sito di informazione religiosa The Pillar: «Io penso che essere arrivata a questo livello è già un immenso riconoscimento per Maria e le sue competenze, ma al tempo stesso è molto deludente che ella sia arrivata solo vicina alla conpetizione presidenziale».  

Ed ha aggiunto: «I partiti impediscono la nomina di qualcuno che è al loro esterno».
Sul cattolicesimo dichiarato da Maria Steen come motivo del suo fallimento, David Queen ritiene che «questo è un fattore determinante. Molti politici non vedono di buon occhio che qualcuno conosciuto per le sue convinzioni cattoliche e pro-vita acceda alla più alta carica del paese, anche se questa carica non ha alcun potere legislativo e chi la occupa non l’utilizzerebbe per promuovere le sue convinzioni».  

E Quinn conclude: «Ironia della sorte, il prossimo Presidente potrebbe essere un protestante» - del Fine Gael - «ed io dubito che la sua religione sarà oggetto di discussione in relazione a lui».
L’elezione presidenziale metterà questo protestante contro un politico sostenuto dai partiti di sinistra ed un ex giocatore di football gaelico sostenuto dal Fianna Fail.
Questi tre candidati hanno votato a favore dell’aborto nel referendum del 2018 e condividono numerose opinioni su argomenti cosiddetti sociali. 
  
Ma, Maria Steen potrebbe non aver detto l’ultima parola: ella è ormai ampiamente nota in Irlanda per le sue notevoli prestazioni nei dibattiti televisivi svoltisi prima dei tre referendum molto contestati.
Il primo era il referendum del 2015 sul «matrimonio per tutti», quando ha difeso i No nel corso di un dibattito, prima che l’Irlanda votasse al 62,7% la legalizzazione delle unioni omosessuali.

Si è espressa anche a favore del No nei dibattiti televisivi precedenti il referendum del 2018 sull’aborto, per il quale gli Irlandesi hanno votato al 66,4% per abrogare l’ottavo emendamento della Costituzione, che proteggeva la vita dei bambini non ancora nati. 

Prima dei referendum costituzionali del 2024 sulla definizione della famiglia, Maria Steen ha affrontato in un dibattito l’ex Tanaiste – vice primo ministro – Micheál Martin, uscendone vittoriosa, quando gli Irlandesi hanno respinto gli emendamenti col 67,69% contro il 32,31%. 

Il progetto di candidatura di Maria Steen ha suscitato commenti positivi da parte di personaggi inaspettati: come il giornalista liberale Fintan O’Toole, che ha sostenuto che l’elezione presidenziale aveva bisogno di una «cattolica conservatrice seria».

E tra sette anni, quando si terrà la prossima elezione presidenziale, molte cose potrebbero cambiare in Irlanda e nel Vecchio Continente, regioni sempre più stremate da decenni di progressismo.



 


 
ottobre  2025
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