Il Concilio Vaticano II «una rottura spietata»

e la primavera proclamata non è mai arrivata



di Mons. Marian Eleganti


Pubblicato sul sito Messa in Latino




Mons. Marian Eleganti sullo sfondo del Vaticano II


Presentazione di Messa in Latino

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1281 pubblicata da PaixLiturgique il 3 ottobre, in cui si riporta l’articolo di mons. Marian Eleganti O.S.B., Vescovo ausiliare emerito di Coira, pubblicato sul quotidiano The Remnant il 15 settembre.
Non si tratta di uno «sguardo indietro con rabbia», ma di un’analisi critica degli sviluppi nella Chiesa dal Concilio Vaticano II.
Scrive mons. Eleganti: «Guardando indietro, devo dire che la primavera della Chiesa non è mai arrivata; ciò che è arrivato invece è stato un declino indescrivibile nella pratica e nella conoscenza della fede, una diffusa informalità e arbitrarietà liturgica (alla quale io stesso ho contribuito in parte senza rendermene conto). Dalla prospettiva odierna, guardo tutto con crescente critica, compreso il Concilio Vaticano II, i cui testi la maggior parte delle persone ha già abbandonato, invocandone sempre lo spirito».

L.V.



Mons. Marian Eleganti O.S.B., svizzero nato nel Cantone di San Gallo nel 1955, entrato nei Benedettini missionari della Abtei St. Otmarsberg, di cui è diventato Abate nel 1999, è stato nominato da Papa Benedetto XVI, nel 2009, Vescovo ausiliare di Mons. Vitus Huonder, Vescovo di Coira, la più estesa delle Diocesi svizzere.
Dottore in teologia e poliglotta, ha assistito Mons. Huonder, Vescovo molto classico che è succeduto a Vescovi della stessa linea su questa sede, Mons. Johannes Vonderach e Mons. Wolfgang Haas.
La Conferenza dei Vescovi svizzeri lo ha incaricato della gioventù per la parte germanofona e italofona della Svizzera.
Dopo le dimissioni di Mons. Huonder, nel 2021 papa Francesco nominò suo successore Mons. Joseph Maria Bonnemain, membro dell’Opus Dei, prelato particolarmente progressista (papa Francesco aveva precedentemente rifiutato due volte i nomi che il Capitolo di Coira gli aveva presentato in base al privilegio che aveva conservato).
Mons. Eleganti, sebbene avesse allora solo sessantacinque anni, preferì dimettersi. Da allora si dedica, nel suo ritiro, a un apostolato molto attivo.
Nel 2024 ha accompagnato il Pellegrinaggio Summorum Pontificum a Roma.

Il seguente articolo è stato pubblicato inizialmente in inglese sul quotidiano The Remnant del 15 settembre 2025 con il titolo: Swiss Bishop calls Vatican II “a ruthless disruption”, says the proclaimed springtime never happened [Il Vescovo svizzero definisce il Concilio Vaticano II «una rottura spietata» e afferma che la primavera proclamata non è mai arrivata, N.d.T.].
La versione francese che segue è stata arricchita e rivista con cura da Mons. Eleganti, che ci ha gentilmente autorizzato a pubblicarla.



Sono nato nel 1955 e da bambino ero un chierichetto entusiasta. All’inizio servivo secondo il rito tradizionale, sempre un po’ nervoso per non sbagliare le risposte in latino, poi sono stato riqualificato per la cosiddetta Nuova Messa nel mezzo dell’attivismo postconciliare.

Da bambino, ho assistito all’iconoclastia nella venerabile Kreuzkirche di Uznach, la mia città natale.
Gli altari neogotici intagliati sono stati abbattuti davanti ai miei occhi di bambino. Ciò che è rimasto è stato un altare rivolto verso il popolo, una sala del coro vuota, la croce nell’arco trionfale del coro, Maria e Giovanni a sinistra e a destra su pareti bianche spoglie. Nuove vetrate colorate inondate dal sole nascente a est. Nient’altro: è stato un taglio netto senza precedenti. Noi bambini trovavamo tutto normale e appropriato e risparmiavamo diligentemente per il nuovo pavimento in pietra, al fine di dare il nostro contributo alla riforma o alla ristrutturazione della chiesa.

L’euforia del Concilio Vaticano II fu diffusa ovunque dai sacerdoti, furono convocati Sinodi, ai quali io stesso partecipai da adolescente. Non avevo assolutamente idea di cosa stesse succedendo.

Da novizio ventenne, ho vissuto in prima persona e dolorosamente le tensioni liturgiche tra tradizionalisti e progressisti tra i riformatori.
Sono state introdotte nuove professioni ecclesiastiche, come quella dell’assistente pastorale (per lo più sposato). Ricordo i miei commenti critici al riguardo, perché le tensioni e i problemi che stavano lentamente emergendo tra gli ordinati e i non ordinati erano prevedibili fin dall’inizio.
Il calo del numero dei candidati al sacerdozio era prevedibile e ben presto divenne evidente.

Da giovane, ho sostenuto senza riserve il Concilio Vaticano II e in seguito ho studiato i suoi documenti con fedele fiducia.
Tuttavia, dall’età di vent’anni, ho notato una serie di cose: la desacralizzazione della sala del coro, del sacerdozio e della Santa Eucaristia, nonché della ricezione della Comunione, e l’ambiguità di alcuni passaggi dei documenti conciliari.
Da giovane laico ancora privo di formazione teologica, ho notato tutto questo molto presto.

Sebbene il sacerdozio fosse stata la scelta più forte nel mio cuore fin dall’infanzia, non sono stato ordinato sacerdote fino all’età di quarant’anni.
Sono cresciuto con il Concilio Vaticano II, sono diventato adulto e ho potuto osservarne gli effetti sin dal suo inizio.
Oggi ho settant’anni e sono Vescovo.

Guardando indietro, devo dire che la primavera della Chiesa non è mai arrivata; ciò che è arrivato invece è stato un declino indescrivibile nella pratica e nella conoscenza della fede, una diffusa informalità e arbitrarietà liturgica (alla quale io stesso ho contribuito in parte senza rendermene conto).

Dalla prospettiva odierna, guardo tutto con crescente critica, compreso il Concilio Vaticano II, i cui testi la maggior parte delle persone ha già abbandonato, invocandone sempre lo spirito.
Cosa non è stato confuso con lo Spirito Santo e attribuito a Lui negli ultimi sessant’anni? Cosa è stato chiamato «vita» che non ha portato vita, ma piuttosto l’ha dissolta?

I cosiddetti riformatori volevano ripensare il rapporto della Chiesa con il mondo, riorganizzare la liturgia e rivalutare le posizioni morali. Lo stanno ancora facendo. La caratteristica della loro riforma è la fluidità nella dottrina, nella morale e nella liturgia, l’allineamento con gli standard secolari e la rottura postconciliare e spietata con tutto ciò che è venuto prima.

Per loro, la Chiesa è principalmente ciò che è stata dal 1969 (Editio Typica Ordo Missae. Card. Benno Walter Gut O.S.B.). Ciò che è venuto prima può essere trascurato o è già stato rivisto. Non si può tornare indietro. I più rivoluzionari tra i riformatori sono sempre stati consapevoli dei loro atti rivoluzionari.
Ma la loro riforma postconciliare, i loro processi, hanno fallito su tutta la linea. Non erano ispirati. L’altare rivolto verso il popolo non è un’invenzione dei Padri conciliari.

Io stesso celebro la Santa Messa secondo il nuovo rito, anche privatamente. Tuttavia, grazie alla mia attività apostolica, ho reimparato la liturgia tradizionale della mia infanzia e vedo la differenza, soprattutto nelle preghiere e nelle posture, e naturalmente nell’orientamento.

Col senno di poi, l’intervento postconciliare nella forma quasi bimillenaria e molto coerente della liturgia mi sembra una ricostruzione piuttosto violenta e provvisoria della Santa Messa negli anni successivi alla conclusione del Concilio Vaticano II, che ha comportato grandi perdite che devono essere affrontate.
Ciò è stato fatto anche per ragioni ecumeniche.

Molte forze, anche da parte protestante, sono state direttamente coinvolte in questo sforzo di allineare la liturgia tradizionale con l’Eucaristia protestante e forse anche con la liturgia ebraica del sabato.
Ciò è stato fatto in modo elitario, dirompente e sconsiderato dal Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia (Consiglio per l’attuazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia) ed è stato imposto a tutta la Chiesa da san Paolo VI, non senza causare gravi fratture e divisioni nel corpo mistico di Cristo, che permangono ancora oggi.

Una cosa mi sembra certa: se si può giudicare un albero dai suoi frutti, è urgentemente necessaria una rivalutazione spietata e veritiera della riforma liturgica postconciliare: storicamente onesta e meticolosa, non ideologica e aperta, come la nuova generazione di giovani credenti che non conoscono né leggono i testi del Concilio Vaticano II.

Non hanno nemmeno problemi di nostalgia, perché conoscono solo la Chiesa nella sua forma attuale. Sono semplicemente troppo giovani per essere tradizionalisti. Tuttavia, hanno sperimentato come funzionano oggi le Parrocchie, come celebrano la liturgia e cosa rimane della loro socializzazione religiosa attraverso la Parrocchia? Molto poco!
Per questo motivo, non sono nemmeno progressisti.

Dal punto di vista odierno, il Cattolicesimo liberale o il progressismo degli anni Settanta – più recentemente sotto le spoglie del Synodaler Weg [Cammino sinodale tedesco: N.d.T.] – ha fatto il suo tempo e ha portato la Chiesa in un vicolo cieco. La frustrazione è di conseguenza grande.
Lo vediamo ovunque. Alle funzioni domenicali e feriali partecipano principalmente persone anziane. I giovani mancano, tranne che in pochi centri ecclesiastici, che sono pochi e distanti tra loro. La riforma si sta esaurendo da sola perché nessuno ci va più o ne legge i risultati, è una legge di ferro.

Come è possibile che la riforma postconciliare sia ancora vista in modo così acritico e miope a questo punto, se misurata dai suoi frutti?
Perché non è ancora possibile un esame onesto della tradizione e della nostra storia (ecclesiale)?
Perché la gente non vuole vedere che siamo a un bivio e che dovremmo fare il punto della situazione, soprattutto dal punto di vista liturgico?

«Essere o non essere» in termini di fede e vita ecclesiale si decide sulla base, o sui fondamenti, della liturgia. È qui che la Chiesa vive o muore.
I tradizionalisti e i progressisti lo hanno valutato correttamente dal 1965.
Allora perché la tradizione è in aumento tra i giovani?
Cosa la rende così attraente per i giovani? Pensateci!
Sono i piedi a votare, non i Consigli pastorali.
Forse dovremmo semplicemente cambiare direzione! Capite?




 
ottobre 2025
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