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Orrori architettonici La chiesa di San Martino Vescovo a Chieti Chiesa di San Martino Vescovo a Chieti dell’ing. Cristinziano Scutti, dell’arch. Giuseppe Fortunato, dell’arch. Valentina Angelozzi e dell’arch. Annalisa Di Luzio (anno 2020). ![]() Esterno Descrizione del progetto tratta dalla pagina beweb.chiesacattolica.it. Le idee ispiratrici del disegno architettonico, richiamando la relazione di progetto, sono da ritrovarsi nel significato del termine “tempio”, che rimanda a un “luogo protetto”. I principi ispiratori dell’architettura del complesso si traducono quindi nel “recinto aperto” e accogliente formato dal sistema sagrato, chiesa, chiostro, locali per le attività pastorali. Tali elementi, autonomi, sono collegati da un porticato, filtro tra interno e esterno, in modo da formare una corte aperta verso la strada di accesso. Al campanile, alto circa 18 metri, cerniera tra il sagrato e il chiostro, è affidato il compito di convogliare le tensioni del contesto urbano verso l’interno della chiesa. Quattro travi che richiamano le linee sinuose del complesso collegano il setto al centro dell’azione liturgica. Tale fascio di elementi, sottolinea la scansione degli spazi: nasce dal campanile, identifica e oltrepassa la “soglia”, entra nell’aula attraversando il rosone, la percorre sostenendo la copertura e scende fino a diventare sostegno del Crocifisso. ![]() Esterno Il disegno planimetrico fa percepire come l’intero assetto sia orientato verso il fulcro celebrativo. Le linee pavimentali del sagrato convergono verso la soglia di accesso all’aula che filtra il passaggio dall’ambiente pubblico e urbano a quello protetto. Il portone ligneo, dalle linee semplici, presenta una fenditura cruciforme vetrata asimmetrica. L’aula è infine racchiusa e “recintata” da un doppio involucro di superfici curvilinee, di sagome e altezze diverse, che convergono verso il fuoco prospettico, quasi a voler “accogliere in un abbraccio” i fedeli. ![]() Interno I poli liturgici principali (altare, sede, ambone) sono concepiti come “isole”. L’unica pedana lignea rialzata di due gradini accoglie, al centro, l’altare. A destra e a sinistra dell’area presbiteriale, ricavati dagli slittamenti dei setti curvi perimetrali, si trovano rispettivamente la cappella feriale e la sacrestia. ![]() Fonte battesimale Il battistero, affiancato dalla penitenzieria, è collocato a sinistra dell’ingresso, al limite tra l’interno e l’esterno. L’interno si presenta luminoso ed essenziale. L’intonaco bianco delle pareti e il pavimento in marmo di Trani, in netto contrasto con il color noce scuro dei banchi, riflettono la luce naturale proveniente dai lucernari. ![]() Interno
Anche la sezione longitudinale mostra come la tensione ambientale sia rivolta verso il luogo del sacrificio eucaristico. La copertura, che da un’altezza massima di circa 13 metri in corrispondenza dell’ingresso scende fino a 7 metri in prossimità dell’altare, è formata da otto falde curvilinee sfalsate, interrotte dal taglio tra le travi che collegano il campanile al centro dell’azione liturgica. Il taglio vuole rappresentare un richiamo al mantello tagliato di San Martino vescovo di Tours, titolare della chiesa. Tra le travi curvilinee e tra le falde sono situati sottili lucernari che creano suggestivi giochi di luce nell’aula liturgica, generando molteplici scenari e sfumature sul colore uniforme delle pareti e della copertura. La struttura della copertura è in acciaio e la finitura esterna è in lastre di metallo. La struttura portante dell’edificio è in setti di cemento armato. L’aula liturgica è parte integrante di una sequenza di spazi segnati da intensità ed emotività diverse che trova origine nel sagrato. Lo spazio esterno, infatti, dilatato verso il quartiere, converge verso la “soglia” dell’edificio, già racchiusa tra “le membra” della chiesa, che introduce allo spazio celebrativo avvolto da superfici curvilinee, a loro volta convergenti verso il fulcro dell’azione liturgica. I concetti di “taglio”, “tempio” e “recinto” (inteso come luogo accogliente), hanno guidato le scelte architettoniche della chiesa. Tali concetti si riflettono nel disegno di un’aula originato dai suddetti setti curvi che, partendo dall’abside, avanzano disegnando un “grembo accogliente” dove, di contro, tutti gli elementi convergono verso il presbiterio. Prima tra tutti l’assemblea che, articolata secondo quattro settori di banchi, presenta una leggera convergenza verso il luogo del sacrificio eucaristico. Viene così a conformarsi uno spazio avvolgente dove il “sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale sono ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo” (Lumen Gentium 10). Anche la pavimentazione contribuisce alla modellazione dello spazio: la superficie continua in pietra di Trani è interrotta da inserti metallici convergenti verso il presbiterio che scandiscono la posizione dei banchi. La conformazione dei setti che ospitano la cappella feriale e il battistero contribuisce a rievocare l’immagine di un abbraccio. A sottolineare la focalità del luogo del sacrificio è soprattutto il fascio di elementi orizzontali che, provenendo dal campanile, con andamento curvilineo indirizza lo sguardo dei fedeli verso l’altare accogliendo un taglio di luce che ne rafforza il segno. Nell’interpretazione dei progettisti il taglio, oltre a richiamare il mantello tagliato di San Martino, risulta un elemento necessario per permettere alla luce di entrare nell’aula diventando espressione significativa della fede (Enciclica Lumen Fidei). Le travi evidenziano il collegamento tra il perno visivo del quartiere e il fulcro celebrativo interno. Tale fascio accompagna e sottolinea la sequenza degli spazi: nasce dal campanile, identifica la “soglia”, entra nell’aula sostenendo la copertura e scende fino a congiungersi alla pedana presbiteriale diventando sostegno del Crocifisso. Lo spazio interno è proteso verso il centro dell’azione liturgica. È ancora la luce a centralizzare l’attenzione verso tale area: le falde curvilinee della copertura, che si sovrappongono abbassandosi verso l’altare, lasciano spazio a sottili lame che convogliano la luce verso la mensa. La pedana presbiteriale, rialzata di due gradini, è infine messa in risalto dal cambio di colore e materiale: è infatti realizzata in legno, al fine di ottenere uno spazio unitario nel quale il centro focale e celebrativo emerge rispetto all’unico piano del pavimento. A destra e a sinistra della pedana si trovano rispettivamente la sede e l’ambone, direzionati verso l’assemblea. Il programma iconografico, affidato all’artista don Luigi Razzano, riprende l’idea del mantello del Santo titolare. ![]() L'Altare L’altare, quadrangolare, è avvolto dal drappo e presenta sul fronte un taglio dorato che richiama il costato trafitto di Gesù. La piaga rappresenta il sacrificio accettato da Cristo per salvare l’umanità, attraverso il quale i fedeli vengono resi partecipi di una nuova vita. Il dono che il vescovo di Tours fa del suo mantello diventa un sacrificio che lo avvicina a quello di Cristo. Tra l’altare e l’ambone è collocato il Crocifisso: il corpo di Cristo, avvolto anch’esso nel mantello del Santo, è affisso alla croce, a sua volta affissa a un pilastro della struttura (elemento di terminazione del fascio di travi di collegamento al campanile), a voler significare che Gesù Cristo costituisce la pietra angolare della Chiesa. L’ambone, rialzato di tre gradini rispetto alla quota dell’aula, è invece un richiamo al sepolcro e al sudario che avvolse il corpo di Cristo. La sede è un semplice elemento in pietra dalle forme geometriche. ![]() Tabernacolo
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