Il buon diavolo e il grande inganno



di  Aurelio Porfiri





Il grande inganno - Il primo peccato -
La cacciata dal paradiso terrestre


Identifichiamo spesso il male con immagini e simboli negativi, anche ripugnanti.
Questo è giusto in quanto ci servono strumenti pedagogici per riconoscere quello che è buono da quello che non lo è. Ma dobbiamo stare anche attenti, perché il diavolo è molto furbo, e come un virus sa ben adattarsi ed aggirare le difese che poniamo in essere contro di esso. Questa in realtà non è una novità, anzi lo troviamo nel suo comportamento fin dall’inizio.


Ci troviamo nel libro della Genesi:

“Ora il serpente era astuto / nudo più di ogni vivente del campo che aveva fatto Adonai Elohim.
E disse alla donna: «Veramente, sì, Elohim ha detto: “Non mangerete di ogni albero del giardino”…». E la donna disse al serpente: «Dal frutto degli alberi del giardino, mangiamo, ma dal frutto dell’albero che è in mezzo al giardino, Elohim ha detto: “Non ne mangerete e non lo toccherete nel timore che moriate”».
E il serpente disse alla donna: «Morire non morirete! Sì: Elohim è conoscente che nel giorno in cui ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e sarete come (degli) Elohim conoscenti bene e male».

E la donna vide | che bene (era) l’albero per mangiare | e che desiderio (era) quello per gli occhi | e bramato, l’albero, per diventare intelligente | e prese dal suo frutto e mangiò | e dette anche al suo uomo con lei ed egli mangiò | e si aprirono gli occhi di loro due | e conobbero che essi erano nudi | e cucirono fogliame di fico | e fecero per loro dei perizomi.

E sentirono la voce di Adonai Elohim che andava e veniva nel giardino al vento del giorno, e si nascose, l’umano e la sua donna, lontano dalla faccia di Adonai Elohim, in mezzo agli alberi del giardino.
E Adonai Elohim gridò verso l’umano e gli disse: «Dove sei?».
E disse: «La tua voce ho sentito nel giardino; e ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto».
E disse: «Chi di fronte a te ti ha raccontato che sei nudo? Dall’albero che ti ho ordinato di non mangiarne hai mangiato?».
E l’umano disse: «La donna che hai data con me, quella mi ha dato dall’albero e ho mangiato».
E Adonai Elohim disse alla donna: «Che cosa hai fatto?».
E la donna disse: «È il serpente che mi ha ingannata e ho mangiato».
E Adonai Elohim disse al serpente: «Perché hai fatto questo, maledetto sei tu più di ogni bestiame e più di ogni vivente dei campi. Sul tuo ventre andrai e polvere mangerai tutti i giorni della tua vita. E una inimicizia metterò tra te e la donna, tra il tuo lignaggio e il suo lignaggio: lui ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno».
Alla donna, disse: «Moltiplicare moltiplicherò la tua pena e la tua gravidanza, con pena partorirai dei figli. E verso il tuo uomo la tua avidità, ma lui dominerà su di te».
E a(ll’)umano, disse: «Poiché hai ascoltato la voce della tua donna e hai mangiato dall’albero di cui ti avevo ordinato dicendo: “Non ne mangerai”, maledetto è l’humus a causa tua. Con pena lo mangerai tutti i giorni della tua vita. Rovi e cardi farà spuntare per te e mangerai l’erba dei campi. Nel sudore delle tue narici mangerai del pane fino a che tu ritorni all’humus poiché da esso sei stato preso; poiché polvere sei e a polvere ritornerai».
E l’umano gridò il nome della sua donna «Khawwah» poiché fu madre di ogni vivente.
E Adonai Elohim fece per (l’)umano e per la sua donna tuniche di pelle e li vestì. E Adonai Elohim (si) disse: «Ecco l’umano era come uno di noi per conoscere bene e male. E adesso, nel timore che mandi la sua mano e prenda anche dall’albero della vita e mangi – e potrà vivere per sempre…» –
e Adonai Elohim lo rimandò dal giardino di Eden per lavorare l’humus da cui era stato preso.
E cacciò l’umano e appostò a oriente del giardino di Eden i Kerubîm e la fiamma della spada vorticosa per custodire il cammino dell’albero della vita”

(traduzione vicina all’originale ebraico di André Wénin in Da Adamo ad Abramo o l’errare dell’uomo).

Tutti conosciamo questo testo, anche se il leggerlo in una versione che ricalca il più possibile l’originale ebraico ci fa effetto.

Concentriamoci sul serpente. Qual è la sua strategia? Quella di farsi passare per buono, come osserva André Wénin che dice infatti che “il serpente si fa passare per buono e fa intravedere la possibilità di una felicità senza limiti né freni per meglio dissimulare che sta tramando la perdita dell’umano. Ma, in realtà, mentre parla di Elohim, non sta forse descrivendo se  stesso, proiettando su Dio il proprio ritratto? Con lui, il male prende le apparenze  del bene e viceversa. Pertanto, nel momento in cui la donna e il suo uomo credono di poter conoscere bene e male, si allontanano radicalmente da questa conoscenza, aderendo alla menzogna che procura l’illusione di conoscere. Credono di sapere ciò che è buono, ciò che è per il loro bene; pensano di sapere chi, tra il serpente o Elohim, è bene e vuole il loro bene. Nel frattempo, però, voltano le spalle alla felicità per scegliere la sventura. «Guai! Dichiarano bene il male e male il bene, fanno dell’oscurità la luce e della luce l’oscurità, fanno passare l’amaro per quel che è dolce e per dolce quel che è amaro» (Is 5,20)”.

Insomma, il serpente non attira gli umani mostrandosi per quello che è, ma gli mostra che stanno facendo bene. Quindi, in un certo senso, anche lui, il male, denuncia il primato del bene.

Dio (Adonai Elohim) aveva invitato gli umani a dominare la creazione e a dominare anche la propria animalità. Ma ecco che il serpente si mette in mezzo. E chi è questo serpente? “A questo punto, conviene fermarsi un attimo su una questione capitale. Chi è  questo animale presente nella creazione che spinge la donna alla sventura facendo balenare davanti a lei il paradiso della conoscenza? Chi è questo essere che pretende di assicurare lo sviluppo felice della vita abolendo il limite e colmando la  mancanza? E poi, chi è questo animale che parla? Se parla, vuol dire che ha qualcosa in comune con l’umano: tra le creature, infatti, solo quest’ultimo è dotato di  parola. Allo stesso tempo, si tratta veramente di un animale (un «vivente»), dice il  narratore. Non potrebbe perciò raffigurare l’animalità presente nell’umano, di cui si è parlato alla fine del capitolo 1, quella stessa animalità che Elohim invitava l’umano a dominare?”

(André Wénin)

Certo, il male esiste ma è una negazione del bene e per sopravvivere, come per un virus, ha bisogno di noi. Peter Kreeft e Ronald K. Tacelli dicono: “Il male è reale, ma non è una cosa reale” (Handbook of Christian Apologetics).
Il male ci conquista travestendosi da bene, così sfugge sempre, come le varianti di cui tanto si parla, al nostro controllo.

Seguiamo ancora André Wénin: “Sentendo il serpente dire alla donna: «Sarete come Elohim», il lettore attento si ricorderà certo di quanto ha letto nel capitolo 1 a proposito della vocazione  dell’umano chiamato a diventare simile a Elohim. Una rapida rievocazione non  sarà certo inutile. Per la sua creazione, l’essere umano non è completamente a immagine di Elohim, nella misura in cui gli manca ancora la somiglianza. Allo stesso  tempo, creato maschio e femmina, è vicino agli animali. Viene così situato in una  specie di via di mezzo: «A immagine di Elohim lo creò (singolare), maschio e femmina li creò (molteplici)» (1,27). È qui che viene a innestarsi quello che deve «fare» – si ricordi il «facciamo» di Elohim in 1,26 – in modo da compiere l’immagine  divina che porta in sé fin dalla sua creazione: dominare gli animali e, più in generale, l’animalità. Si tratta di un dovere, cosa che si capisce dato che, durante tutta  l’opera di creazione, Elohim dispiega il proprio dominio (1,28). Ma l’immagine del Dio creatore è caratterizzata altrettanto dalla mitezza nell’esercizio stesso di questo dominio. In questo senso, il dono di un cibo vegetale suggerisce all’umano che  raggiungere la somiglianza con Elohim suppone che egli faccia un uso mite del proprio dominio, che acconsenta quindi a limitare il proprio potere, come il Dio del  settimo giorno (1,29-30). (…) Il primo si legge nel libro della Sapienza. «È tramite l’invidia del diavolo che la morte è entrata nel mondo» (Sap 2,24a). Per il sapiente, l’invidia o gelosia (phthonos) semina la morte nel mondo che Dio ha ordinato al bene e alla vita (Sap 1,13- 15). Rimandando alla figura del serpente, precisa che questa invidia è quella del diavolo (diabolos). Il diavolo è quindi invidioso, geloso. Di che cosa? Dell’alleanza tra  Adonai e l’umano che vorrebbe suo. Ora, colui che brama proietta di solito nel rivale la propria bramosia. Ecco perché il serpente presenta Adonai come un essere  pieno di bramosia e di gelosia, e cerca di allontanare da lui l’umano pretendendo, così, di renderlo felice. Ma il suo nome è rivelatore: diaballô significa in greco «gettarsi di traverso, dividere». Non è questa l’opera del serpente in Genesi 3?”.
Egli cerca di dividere l’uomo dal suo Creatore, cioè l’umano dalla verità.

Ecco, quest’opera di divisione dell’umano dalla verità è ben in atto nella nostra società in cui siamo convinti che certe cose sono buone anche se poi non sono vere. Perché le cose buone, tranciate dalla loro radice di verità, divengono meteore impazzite. Ecco che il buono si fa buonismo.

Philippe Muray nel bellissimo L’impero del bene lo aveva capito: “Eh sì, il Bene ha invaso tutto; un Bene un po’ speciale però, elemento che complica ulteriormente le cose. Una pagliacciata di Virtù, o meglio, più esattamente: quello che resta di una Virtù non più pungolata dalla furia del Vizio. Un Bene riscaldato. (…) La vita si riduce oggi a ciò che ne resta in apparenza, la ferma esigenza di «verità» altro non è naturalmente che l’ennesima illusione ottica, un altro effetto discorsivo, un’ulteriore velleità di stile, un modo di dire come un altro. La «verità» spiattellata negli studi televisivi ha più o meno la stessa utilità dei farmaci scaduti  o delle tonnellate di burro perossidato che l’azione umanitaria  scarica sui paesi in stato di povertà assoluta. Dovete crederci e basta.
La verità vera non vi appartiene. (…) La libertà di pensiero è sempre stata una malattia. Oggi, finalmente, possiamo dirci completamente guariti. Chi non declama il catechismo collettivo è additato come pazzo. Mai come oggi il gregge di coloro che guardano scorrere le immagini ha temuto che un minimo scarto, una variazione, potessero danneggiarlo. Mai come oggi il Bene è stato sinonimo di una condivisione così   assoluta”. Insomma, il bene usato contro sé stesso, in fondo è geniale.

Il vescovo Fulton Sheen lo aveva anche previsto in un suo sermone del 1947 (ripreso nella traduzione di tempi.it) in cui tra l’altro affermava:
“L’Anticristo, però, non sarà chiamato così, altrimenti non avrebbe seguaci. Non indosserà calzamaglie rosse né vomiterà zolfo, né impugnerà una lancia né agiterà una coda con la punta a forma di freccia come il Mefistofele nel Faust. Da nessuna parte nelle Sacre Scritture troviamo conferma del mito popolare che immagina il diavolo come un buffone vestito di rosso.
È descritto invece come un angelo caduto, come “il Principe di questo mondo” il cui mestiere è di dirci che non esiste nessun altro mondo. La sua logica è semplice: se non c’è un paradiso, non c’è alcun inferno; se non c’è un inferno, non c’è alcun peccato; se non c’è il peccato, non c’è alcun giudizio, e se non c’è un giudizio allora il male è bene e il bene è male.
Ma al di là di queste descrizioni, Nostro Signore ci dice che egli sarà molto simile a Lui, che ingannerà perfino gli eletti – e di sicuro nessun diavolo di quelli che abbiamo visto nei libri illustrati riuscirebbe a ingannare gli eletti. 

In che modo egli verrà in questa nuova era per convincerci a seguire il suo culto? Verrà travestito da Grande Umanitario; parlerà di pace, prosperità e abbondanza non come mezzi per condurci a Dio, ma come fini in sé. Scriverà libri su una nuova idea di Dio adatta ai modi di vivere della gente; diffonderà la fede nell’astrologia in modo da incolpare per i nostri peccati non la nostra volontà, ma le stelle; spiegherà psicologicamente la colpa in termini di sesso represso, farà sprofondare gli uomini nella vergogna se gli altri uomini diranno che non sono di mente aperta e liberali; identificherà la tolleranza con l’indifferenza verso quel che è giusto e quel che è sbagliato; incoraggerà i divorzi con l’inganno secondo cui una nuova unione è “vitale”; accrescerà l’amore per l’amore e diminuirà l’amore per la persona; invocherà la religione per distruggere la religione; parlerà perfino di Cristo e dirà che è stato il più grande uomo che sia mai vissuto; dirà che la sua missione è liberare gli uomini dalla schiavitù della superstizione e dal fascismo, che baderà di non definire mai”.

Eccolo il grande inganno e noi ci siamo tutti dentro.





 
ottobre 2025
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