Sugli atti osceni in San Pietro



di  Aldo Maria Valli


Pubblicato sul sito dell'Autore








Le cronache si sono ampiamente occupate del rito penitenziale di riparazione chiesto da Papa Leone all’arciprete della Basilica di San Pietro, cardinale Gambetti, dopo che un turista ha compiuto un atto osceno accanto all’altare maggiore.
Il rito, comprendente l’aspersione con acqua benedetta di navate e altare e la recita di preghiere e salmi penitenziali, si è svolto lunedì mattina, con la Basilica temporaneamente chiusa ai fedeli.

Voci vaticane dicono che il Papa non sia stato tenero con il cardinale arciprete, ricevuto subito dopo l’accaduto. Inconcepibile che un uomo possa salire indisturbato all’altare maggiore e avere tutto il tempo di fare quel che ha fatto.
A cosa servono decine di uomini dei servizi di sicurezza? Pare inoltre che il Papa non abbia per niente apprezzato che Gambetti abbia aspettato tre giorni per provvedere al rito, quando gli era stato ordinato di procedere subito.

Non è la prima volta che nella Basilica avvengono gesti sacrileghi.
In poco più di due anni siamo già al terzo episodio. Per quanto tardivo, l’atto penitenziale di riparazione era dovuto.
Ma doveva essere fatto anche per l’ingresso in Basilica, tempo fa, di una croce arcobaleno e di un manipolo di esponenti lgbtq che indossavano magliette sulle quali veniva rivendicato il “diritto” di peccare.

Inoltre deve essere chiaro che, come noi di «Duc in altum» sottolineiamo da tempo, la Basilica di San Pietro non ha bisogno soltanto di atti di riparazione, bensì di una riconsacrazione, e non solo e non tanto per le oscenità commesse da qualche svitato, ma per qualcosa di molto più grave: l’atto idolatrico, alla presenza del Papa, con cui la pachamama fu adorata all’interno della Basilica nel 2019, in occasione del Sinodo amazzonico.



 
ottobre 2025
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