Cerimonia di riparazione

nella Basilica di San Pietro a Roma



di  Fraternità San Pio X







Il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro a Roma



Per coloro che gioiscono troppo presto, qui non si tratta di una riparazione in seguito alla profanazione della Basilica pietrina avvenuta nel corso del «pellegrinaggio» LGBT; il quale era stato organizzato da una associazione favorevole al ‘“matrimonio ” omosessuale, che è stato autorizzato dall’autorità del Giubileo, e che si introdotto nella Basilica con delle insegne rivendicatrici – in particolare con una croce arcobaleno – dando luogo a scene scandalose.

L’avvenimento di cui parliamo adesso è un altro ed è molto grave.
Venerdì 10 ottobre 2025, un uomo ha orinato sull’Altare della Confessione della Basilica di San Pietro in Vaticano, in pieno giorno e davanti a numerosi testimonii.
Si tratta della terza profanazione in due anni.

Secondo Silere non possum, si è avuta una indignazione crescente contro il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica. Molti hanno denunciato l’insufficiente sicurezza del luogo, visto che si è resa possibile una tale grave profanazione.

Sempre secondo lo stesso sito sarebbe stato necessario l’intervento diretto di Papa Leone XIV nei confronti del cardinale Gambetti perché, come responsabile della Basilica, celebrasse immediatamente un «rito penitenziale», mentre, a quanto pare, il cardinale ha deciso di rinviarlo al lunedì successivo.

Questo episodio rivela, per un verso, una certa negligenza da parte del responsabile della Basilica petrina – cosa che spiega l’indignazione suscitata e l’accusa di insufficienza dei mezzi attuati per garantire la sicurezza interna del gigantesco edificio.
Ma esso mette anche in luce la preoccupazione del nuovo Papa di reagire prontamente ad un simile offesa alla maestà dell’Altare – e quindi a quella di Cristo stesso, rappresentato dall’Altare, e alla maestà divina, perché Cristo è Dio.  

Infine, esso manifesta la preoccupazione pastorale del Santo Padre, il quale, chiedendo l’esecuzione del rito penitenziale, ricorda l’attenzione che i chierici e la gerarchia devono avere per le cose sante, secondo il rispetto e la devozione che devono avere i fedeli.


A quando la riparazione per la profanazione compiuta dal «pellegrinaggio LGBT?

A questo punto, è impossibile non constatare la profonda differenza di trattamento tra quest’ultima profanazione e quella compiuta durante il «pellegrinaggio» LGBT, sempre nella Basilica di San Pietro, che ha interessato il Giubileo e la Porta Santa.
Oggettivamente parlando, e senza minimizzare la gravità di questa seconda profanazione, la prima è stata molto più grave.

E lo è stata:
- per il numero delle persone implicate;
- per la vetrina offerta ad una organizzazione apertamente opposta alla morale cattolica;
- per l’autorizzazione concessa dai responsabili del Giubileo, che non potevano ignorare che si sarebbe giunti a tali eccessi;
- per l’incoraggiamento espresso dal vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana;
- infine per la precedente accoglienza del gruppo blasfemo nella chiesa del Gesù. 

Quattro vescovi hanno avuto il coraggio di compiere, nei limiti delle loro possibilità, un atto di riparazione. Tuttavia, secondo il Cerimoniale dei Vescovi, questa riparazione avrebbe dovuto essere compiuta dal vescovo diocesano o, in questi casi particolari, dall’arciprete della Basilica. 

Si è costretti a constatare che la progressiva diminuzione della condanna del peccato della sodomia, favorita dalla visibilità che danno a questi gruppi: i preti, i vescovi e i cardinali, porta a non poter più affrontare tale realtà per quella che è.

In un certo senso, la mancata reazione alla profanazione LGBT finisce con costituire un riconoscimento anticipato di queste unioni: ormai costoro possono entrare nella chiesa presentandosi per come sono, mostrarsi pubblicamente nel luogo santo, senza sollevare la minima difficoltà, anzi, al contrario.

L’assenza di qualsiasi riparazione per il «pellegrinaggio» LGBT dimostra chiaramente l’uso di «due pesi e due misure», che pregiudica gravemente la morale cattolica.






 
ottobre 2025
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