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|   L’Annunciazione e il filo a piombo della verità 8 ottobre 2025 di Mons. Joseph E. Strickland Pubblicato su 
      https://pillarsoffaith.net/the-annunciation-and-the-plumb-line-of-truth/ Ripreso e tradotto sul sito di Marco Tosatti Intervento alla Conferenza Nazionale del CORAC (Corps of Renewal and Charity – Gruppo di Rinnovamento e Carità) ![]() Quando l’Arcangelo Gabriele apparve a Maria, il mondo non se ne accorse. Nessun governo rilasciò una dichiarazione. Nessuno studioso si precipitò per esaminare il fatto. Eppure, in quel momento di quiete, il Cielo toccò la terra. La Parola eterna entrò nel tempo, e la Verità stessa cominciò ad abitare in mezzo a noi. Soffermiamoci qui. Perché è da qui che dobbiamo cominciare. Non dai titoli dei giornali. Non dalle notizie politiche. Ma dalla silenziosità dell’Annunciazione. Da quel momento celato, quando la Vergine Immacolata, piena di grazia e scelta da tutta l’eternità, ricevette il messaggio che avrebbe diviso per sempre il tempo e l’eternità. E l’angelo, entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te; tu sei benedetta tra le donne». (Lc 1, 28). Ritornare al filo a piombo spirituale Nel libro di Amos, il Signore dà al profeta una visione: Egli mi fece vedere questo: il Signore
stava sopra un muro e aveva in mano un filo a piombo. E il Signore mi
disse: «Amos, che cosa vedi?», io risposi: «Un filo a
piombo». E il Signore disse: «Ecco, io metto un filo a
piombo in mezzo al mio popolo Israele; io non lo risparmierò
più». (Am 7, 7-8) 
      Quel filo a piombo è Cristo. Immutabile. Assoluto. Verità incarnata. In un mondo piegato e distorto da ideologie, inquietudini e fazioni, abbiamo bisogno di questo filo a piombo più che mai. Non cambia con le elezioni. Non si piega all’opinione pubblica. È stabilito in Cielo e rivelato in Cristo. Questa non è una metafora che possiamo ignorare – è chiarezza divina penetrata nella storia umana. Il filo a piombo nella mano di Dio mette a nudo la stortura spirituale di un popolo che si è smarrito. E Dio non lo cala all’esterno della città o fuori dal santuario – lo pone in mezzo al Suo popolo. Egli non misura i pagani; misura i Suoi: la Chiesa, la famiglia, i Pastori, i fedeli – tutti sono tenuti alla linea di Cristo. Dire che Cristo è il filo a piombo è dire che non possiamo più definire noi ciò che è lineare e vero – Egli lo fa. La Sua Parola. Il Suo Vangelo. Il Suo Corpo e il Suo Sangue. I Suoi Comandamenti. La Sua stessa Vita è la linea attraverso cui tutto il resto viene giudicato. E proprio come Dio disse ad Amos: “Non li tollererò oltre”, siamo avvertiti: arriva un momento in cui la pazienza di Dio si volge in giustizia. La misericordia ritarda il giudizio ma non lo annulla. Dobbiamo chiederci: in che modo stiamo costruendo? I nostri muri sono dritti? Gli altari sono fuori livello? La nostra testimonianza è allineata con la Verità eterna del Signore? Perché, che ci piaccia o no, il filo a piombo sta già penzolando in mezzo a noi. Il pericolo di deviare dal centro “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Salmo 126,1). Troppi cattolici stanno scivolando in un attivismo senza adorazione. In osservazioni senza contemplazione. In retorica senza pentimento. San Pietro Canisio una volta avvertì: “Meglio che restino solo pochi cattolici,
ferventi e sinceri nella loro religione, piuttosto che, pur rimanendone
un gran numero, fossero in combutta con i nemici della Chiesa e
allineati con gli avversari dichiarati della nostra fede”. 
      Non si tratta di ritirarsi dalla pubblica piazza. Ma dobbiamo ricordare: la Chiesa non esiste per fare da eco al mondo. Esiste per convertirlo. Dobbiamo essere particolarmente vigili in riunioni come questa, dove le persone vengono con vive preoccupazioni – per gli abusi governativi, le politiche ambientali, il collasso economico, il globalismo, il sionismo, le guerre e tutte quelle forze che sembrano scuotere la terra. Questi argomenti contano ma non sono il centro. Se perdiamo il centro, tutto il resto collassa. E il centro è Cristo. Non il clima. Non il paese. Non le parole. Cristo. Se non siamo radicati in Lui – nella Sua Parola, nella Sua Comunione, nel Suo Sacro Cuore – allora il nostro lavoro, anche quando sincero, è di disturbo. Dobbiamo stare attenti a non basarci su costruzioni fatte di analisi o di attivismo che non siano ancorate alla preghiera. Il diavolo è più che felice di vederci tutti presi dalle battaglie terrene fin tanto che dimentichiamo l’eterna lotta per le anime. La nostra missione non è semplicemente quella di denunciare la corruzione o biasimare le ideologie. La nostra missione è chiamare il mondo al pentimento e alla comunione con Dio. Non attraverso un megafono ma con un ostensorio. Non con rabbia ma con devozione. Non lasciamoci sedurre da un turbinio di motivazioni. Torniamo alla quiete, dove Dio parla. Come dice la Scrittura: “Se il Signore non costruisce la casa…” Dobbiamo lasciare che Lui la costruisca – attraverso di noi, sì – ma solo se restiamo centrati in Lui. Il Fiat di Maria come nostro modello “Eccomi, sono la serva del Signore: sia fatto di me secondo la tua parola” (Lc 1,38) Non ha detto: “Sia fatto in base a ciò che ha senso per me”, o “Sia fatto in base alle informazioni”. Si sottomise alla Parola – e in quella sottomissione, la Verità si fece carne. L’Annunciazione non è solo un mistero gioioso, è una sfida radicale per ogni generazione. Accoglierete la verità o farete resistenza? Il fiat di Maria – “Fiat mihi secundum verbum tuum” – è il primo grande atto di resa della Chiesa, e deve rimanere il nostro. In un mondo drogato di indipendenza e allergico all’obbedienza, la sua risposta è come una spada per lo spirito moderno. Ella non negozia con Dio. Non chiede garanzie. Acconsente a braccia aperte e con un cuore trafitto. Il suo “sì” non è passivo. È deciso, pur nella sua umiltà. Ella accetta un cammino di sofferenza, scandalo e solitudine, non perché sia facile ma perché è autentico. Accoglie la Parola – non perché capisce tutto, ma perché si fida di Colui che la annuncia. In quell’istante, il Dio eterno entrò nel tempo, non attraverso le porte di un impero o di un tempio, ma attraverso il fiat di una vergine. È stata la sua fede – non strategie – ad aprire la porta della salvezza. Questo è il comportamento che dobbiamo imitare. Se cerchiamo di dar forma alla nostra missione secondo una logica umana, il miracolo verrà a mancare. Se cerchiamo la sicurezza invece della santità, finiremo con il compromesso al posto di Cristo. Il filo a piombo della verità, prima, è stato accolto nel mondo attraverso il suo “sì”. Se vogliamo ridar vita alla nostra Chiesa, far rivivere le nostre famiglie e resistere al diluvio di menzogne, si deve iniziare allo stesso modo: non con progetti orgogliosi ma con cuori docili. La battaglia in cui ci troviamo attualmente “Il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Ef 6,12). È una tentazione concentrarsi sulle minacce terrene. La vera battaglia è spirituale. Mentre altri parlano di economia o di reti energetiche, io parlo di grazia. Perché la grazia sopravviverà a ogni potere. I primi cristiani non avevano alcuna influenza. Nessun esercito. Niente voti. Ma avevano Cristo – e questo ha ribaltato il mondo. Oggi, molti stanno lanciando allarmi per la scarsità di cibo, per le criptovalute, la corruzione politica, le alleanze globali, le agende climatiche e l’intelligenza artificiale. Queste sono preoccupazioni reali, ma non sono il punto. Il nocciolo della questione è sempre spirituale. Le forze del male si preoccupano poco del tuo rifornimento di carburante – vogliono la tua fede. Non temono il collasso economico – temono un risveglio eucaristico. Il nemico non interferisce solo sui governi e sulle valute. Sta braccando la tua anima. San Paolo ci ricorda – in ultima analisi – che la nostra lotta non è contro la carne e il sangue. I politici vanno e vengono. I tiranni ascendono e decadono. Ma dietro le quinte, sono i demoni ad elaborare strategie. Trafficano in confusione, distrazione e disperazione. E quando ce lo dimentichiamo – quando riduciamo la crisi alla politica, alle politiche di governo o anche a certe calamità – finiamo per combattere contro i mulini a vento (lett. “le ombre con bastoni”, che è una metafora davvero azzeccata, NdT). Dobbiamo ritornare alle armi della luce: la preghiera, il digiuno, la verità, il Rosario, la Santa Comunione. Dobbiamo fortificare le nostre anime più dei nostri rifugi. Dobbiamo rivestirci con l’armatura di Dio, perché nessun bunker ti proteggerà se la tua anima è incustodita. La Chiesa primitiva affrontò imperatori e leoni, eppure la loro forza non era nel numero o nel contare in modo influente. Era nel fuoco della grazia. Hanno ribaltato il mondo senza spade, senza piattaforme, senza poltrone nella corte di Cesare – ma con il nome di Gesù sulle labbra e la Croce nei loro cuori. Se dimentichiamo che la vera guerra è spirituale, saremo trascinati in mille schermaglie e non ne vinceremo nessuna. Ma se restiamo in grazia, radicati in Cristo, siamo vittoriosi – anche se il mondo crolla intorno a noi. L’autentica chiamata a fare i preparativi Sant’Alfonso Maria de’ Liguori disse: “Chi prega si salva; chi non prega si danna”. 
      Lasciatemelo dire chiaramente: un generatore non salverà la vostra anima. Una dispensa ben fornita non vi proteggerà dal giudizio. Un rosario pregato con fede e pentimento farà più di tutte le vostre pianificazioni strategiche messe insieme. Preparati, sì – ma preparati nella santità. Autosufficienti nella virtù. Pronti nella grazia. Viviamo in un tempo in cui l’istinto di fare preparativi è forte – e giustamente. Ma quel prepararsi che dimentica l’eternità è una trappola. Troppi sono più preparati ad affrontare i blackout che il giudizio. Hanno batterie di riserva e piani di fuga ma nessun pentimento. Cosa gioverà mai a un uomo sopravvivere a un tracollo generale ma ritrovarsi impreparato davanti al trono di Dio? Sant’Alfonso non parla in metafora poetica – parla spinto da eterna sollecitudine. La preghiera non è un equipaggiamento facoltativo; è l’ossigeno dell’anima. Senza di essa, la grazia appassisce, il discernimento svanisce e il peccato trova porte aperte. Non c’è niente di sbagliato nel metter via del cibo, piantare semi o nell’apprendere nuove abilità. Ma se non siamo ricchi nello Spirito, i nostri fienili sono vuoti. Se non ci siamo addestrati nella virtù, le nostre armi sono paglia. La vera tempesta non è quella che attraversa la terra – è ciò che cerca di spazzare via le anime attraverso la disperazione, l’illusione e la perdizione. Ciò che conta non è tanto quanto hai riposto nel tuo freezer ma quanta umiltà hai immagazzinato nel tuo cuore. I Santi non ce l’hanno fatta confidando in loro stessi – ce l’hanno fatta abbandonandosi. Il loro prepararsi era fare penitenza. Il loro rifugio era la santità. La loro difesa era il Sangue di Cristo. Dobbiamo imparare a vivere come se l’eternità contasse – perché conta. Quando il mondo comincia a tremare, gli unici a reggersi in piedi sono quelli già inginocchiati. Una parola profetica per questo momento “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene; che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre” (Is 5,20). “Gridate la verità e non state in silenzio per timore”, proclamò Santa Caterina da Siena. Dobbiamo parlare. Non per guadagnare follower. Non per vincere discussioni. Ma perché Cristo è Verità, e noi non dobbiamo vergognarci di Lui. Anche nella Chiesa di oggi, la verità viene spesso tradita. Cristo è crocifisso di nuovo – dal silenzio, dal compromesso e dal tradimento. Ma anche adesso, Dio è alla ricerca di anime che dicano il loro FIAT con Maria – che lascino che il Verbo si faccia di nuovo carne attraverso la loro fedeltà. Questo non è il tempo di dolci parole. Questo non è il tempo per essere neutrali. L’avvertimento di Isaia era per il popolo di Dio che aveva perso la sua bussola morale. Lo stiamo vedendo ora: buoni sacerdoti messi a tacere, fedeli cattolici vituperati, il peccato celebrato e la vigliaccheria applaudita. Ci sono Pastori che benedicono ciò che Dio condanna. Ci sono studiosi che distorcono la dottrina. E ci sono fedeli che siedono nelle panche, confusi ed esausti, chiedendosi se qualcuno dirà la verità ad alta voce. La verità non è un’opinione. È una persona – Gesù Cristo. E quando ci vergogniamo di Lui, non siamo diversi da Pietro davanti a quel fuoco – riscaldandoci mentre Cristo è sotto processo. Dobbiamo proclamare la verità perché è l’unico modo in cui le anime possono essere salvate. Dobbiamo parlare quando questo ci costa. E quando la verità viene crocifissa di nuovo nella nostra epoca – sia per la codardia nelle cancellerie, per il compromesso nella liturgia o per la collusione con il mondo – dobbiamo ancora dire, con le nostre vite: Egli è il Signore. Dio è sempre alla ricerca di coloro che non si limitano a ripetere frasi pie, ma che incarnano la verità con il fuoco e la fedeltà. Chi lascerà che il Verbo si faccia di nuovo carne – attraverso il coraggio, la chiarezza, la testimonianza oblativa? Questa è la chiamata profetica del momento attuale. Esortazione finale – Riallineamento di tutto “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8). Il filo a piombo non si piega. E nemmeno noi dovremmo. Siate come Maria. Ricevete la Parola. Portate la Parola. Lascia che il Verbo prenda carne nella tua vita. Lasciate che il vostro FIAT sia la risposta che il Cielo ode dai fedeli. Il mondo sta oscillando paurosamente. La verità è sbeffeggiata. Anche all’interno della Chiesa, molti stanno prendendo strane forme pur di conformarsi allo spirito dell’epoca. Ma Gesù Cristo non è cambiato – e non lo farà mai. La Parola rimane la stessa, e il filo a piombo penzola ancora in mezzo a noi. Non si piegherà al nostro comodo. Non si tenderà per incontrare le nostre preferenze. Dobbiamo riallinearci ad esso – o cadremo. Ora è il momento di mettere ordine nelle nostre anime. Le nostre priorità. I nostri discorsi. Le nostre case. I nostri ministeri. La nostra Chiesa. Tutto deve essere rimesso in linea con Colui che è la Via, la Verità e la Vita. Questo non è tempo di proroghe. I muri si stanno incrinando. Tempeste sono in arrivo. Ma se siamo ancorati a Cristo, non saremo scossi. Se viviamo secondo il filo a piombo della Sua Parola – chiara, incrollabile, incarnata – non andremo alla deriva. Guardiamo a Maria. Quando la confusione è entrata nel mondo, la luce è entrata nel suo grembo. Quando la paura aleggiava sulla terra, la fede era nel suo “sì”. Il suo fiat non era uno slogan – era abbandono. E in quella docilità, il Verbo Divino si fece carne. Che sia così anche per noi. Che la tua vita annunci il Vangelo. Che le tue parole riflettano il paradiso. Lascia che la tua anima sia una dimora per la verità. Di’ ancora di sì. Dite sì quando vi costa. Dite sì quando avete paura. Di’ di sì quando ti senti solo. Dite di sì quando tutti gli altri se ne vanno. Lasciate che il cielo ascolti l’eco della voce di Maria – non solo da Nazareth, ma da noi, qui e ora. Fiat mihi secundum verbum tuum. Sia fatto di me secondo la Tua parola. Se anche solo un piccolo resto lo dirà facendo sul serio, la Chiesa sarà rinnovata e il mondo vedrà Cristo – chiaro, irremovibile, vittorioso – brillare attraverso di noi. + Mons. Joseph E. Strickland Vescovo Emerito  |