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|   Stiamo percorrendo la stessa strada degli anglicani. Verso l’autodistruzione ![]() Arcivescova anglicana Sarah Mullally La Chiesa anglicana è da tempo nient’altro che un insieme di broccati, cori e orchestre, completamente vuoto al suo interno. È una farsa, e con la nomina di un’arcivescovessa siamo arrivati al grottesco, degno di un’opera di Eugène Ionesco o Luigi Pirandello. Facile prevedere che questa decisione provocherà senza dubbio un buon numero di conversioni alla Chiesa cattolica, oltre allo scisma interno che si è appena verificato: l’80% degli anglicani praticanti, per lo più africani, si è infatti separato dalla comunione con la sede di Canterbury. La Chiesa d’Inghilterra è ancora più vuota, senza fedeli. Il problema, tuttavia, è che la nostra Chiesa cattolica segue il cammino anglicano da decenni, e non sarebbe quindi sorprendente se un giorno avessimo un papa donna intronizzato in San Pietro. Può sembrare un’esagerazione, ma dobbiamo guardare alla storia. Tre anni fa pubblicammo un post, intitolato “The Anglican Way“, che ebbe un certo impatto ed è qui riproposto. Perché attuale e allarmante. Nel 1841 il governo inglese e l’arcivescovo di Canterbury concordarono con il Re di Prussia e le autorità delle chiese luterane e calviniste di istituire a Gerusalemme un vescovado che avrebbe avuto giurisdizione sui fedeli delle tre comunioni, con vescovi alternati anglicani e luterani. Ciò suscitò grande scandalo e fu una delle cause che alla fine spinsero John Henry Newman a convertirsi a Roma. Scrisse Newman: “Sembra che siamo su un percorso in cui dobbiamo fraternizzare con ogni tipo di protestantesimo, monofisismo, ebrei semi-convertiti, drusi. Se un evento del genere dovesse accadere, non sarei in grado di impedire a nessuno di andare a Roma. Cominceranno tutti ad andarsene, prima o poi” (Lettera a J.W. Bowden, 10 ottobre 1841). Pochi anni dopo, nel 1847, si verificò il caso Gorham. Il vescovo Phillpotts di Exeter decise di non concedere al reverendo Gorham la parrocchia di Brampford Speke, sebbene fosse stato nominato per tale carica dalla Corona, perché il sacerdote sosteneva che amministrare il battesimo non implicasse la rigenerazione spirituale o la grazia santificante. La situazione creò un conflitto che dovette essere risolto dal Consiglio privato della Regina, il quale, due anni e mezzo dopo, ordinò al vescovo di insediare Gorham nell’ufficio che gli aveva negato, basandosi sul fatto che i candidati non dovevano essere costretti a firmare quei punti dottrinali sui quali la Chiesa anglicana non aveva una dottrina chiara. Questa situazione, come prevedibile, suscitò grande malcontento poiché, secondo molti vescovi e membri del clero anglicano, la loro Chiesa aveva una dottrina definita riguardo alla grazia battesimale. Fu presentata una protesta formale in cui i firmatari affermavano che la Chiesa d’Inghilterra, con il processo a Gorham, “si era formalmente separata dal corpo cattolico e non poteva più assicurare ai suoi membri la grazia dei sacramenti e la remissione dei peccati”. Qualche tempo dopo, gli arcivescovi di Canterbury e York dichiararono il loro sostegno al verdetto del processo. Ciò portò gli arcidiaconi Henry Manning e Robert Wilberforce, così come James Hope, un membro di spicco della Camera dei Lord, a seguire l’esempio di Newman e ad essere ammessi alla Chiesa di Roma. Nel 1913 ebbe luogo la “controversia Kikuyu”. Tutto ebbe inizio quando due diocesi anglicane in Africa – Mombasa e Uganda – parteciparono a un congresso di chiese protestanti tenutosi a Kikuyu, in Kenya, dove si discusse il tema della collaborazione tra diverse confessioni cristiane. L’incontro si concluse con una celebrazione liturgica ecumenica, celebrata da un vescovo anglicano e concelebrata da pastori protestanti. L’evento causò grande scandalo e divisioni in Inghilterra. I vescovi partecipanti furono denunciati come eretici, sebbene le loro azioni fossero poi giustificate. Questa posizione di alcuni settori della Chiesa ufficiale era corretta? Ronald Knox, un sacerdote anglicano, era profondamente in disaccordo e, per spiegare la sua posizione, scrisse un breve libro, in soli quattro giorni, la cui argomentazione era una semplice reductio ad absurdum. Lo intitolò “Reunion All Round” (Riunione a tutto tondo), e potete leggerlo, in inglese, qui. Questo fu uno degli eventi determinanti che spinsero Knox a convertirsi alla Chiesa cattolica nel 1917. Nel 1947 il vescovo anglicano di Birmingham, Ernest Barnes, pubblicò un libro, intitolato “The Rise of Christianity” (L’Ascesa del Cristianesimo), in cui metteva in dubbio la verginità di Maria e la risurrezione fisica di Gesù. Difese anche pubblicamente la necessità e l’auspicabilità del controllo delle nascite. Questi eventi suscitarono grande clamore in molti circoli britannici e furono esercitate pressioni affinché Barnes venisse rimosso dalla sua sede, cosa che non avvenne mai. Tuttavia, molti anglicani, sia clero sia fedeli, considerarono questa situazione un cambiamento inaccettabile nella loro Chiesa e decisero di convertirsi al cattolicesimo. Tra questi c’era il sacerdote scozzese Onich MacFarlene-Barrow, che scrisse: «Continuavo a pormi questa domanda: è possibile rimanere in comunione con un vescovo che, nonostante i suoi discorsi blasfemi, non viene privato del suo ufficio? È vero che gli errori sostenuti dal vescovo Barnes non potevano essere considerati esattamente insoliti, poiché, fin dalla fondazione della Chiesa, c’erano sempre stati dignitari ecclesiastici che dicevano e facevano cose che scandalizzavano i fedeli; tuttavia, nulla mi aveva mai preoccupato tanto quanto le dichiarazioni del vescovo di Birmingham, ed ero convinto che non mi sarebbe stato possibile rimanere nella Chiesa anglicana». Altri casi simili potrebbero sicuramente essere citati, come la conversione di Graham Leonard, vescovo di Londra nel 1989, dovuta alla decisione della Chiesa d’Inghilterra di conferire l’ordine sacerdotale alle donne. In tutti questi casi si può osservare un modello comune: uno specifico evento modernista, accolto dalla Chiesa d’Inghilterra nel suo complesso o da singoli vescovi ma con il sostegno della gerarchia, porta a una o più conversioni alla Chiesa cattolica romana. Ora veniamo ad alcune conclusioni. Molte delle dichiarazioni o azioni che hanno provocato crisi tra gli anglicani potrebbero essere fatte oggi da sacerdoti o vescovi cattolici, e godrebbero del sostegno della gerarchia vaticana. Prendiamo un esempio recente: il cardinale Hollerich ha difeso l’“amore” omosessuale, un atteggiamento molto più audace del controllo delle nascite sostenuto dal vescovo Barnes. In qualsiasi seminario o università cattolica, la non-verginità di Maria e la Risurrezione solo simbolica di Nostro Signore vengono insegnate apertamente (possiamo ricordare, ad esempio, il defunto biblista argentino Luis Rivas). In Germania le cerimonie di intercomunione tra cattolici e luterani sono all’ordine del giorno, e lo stesso Papa Francesco amministrò pubblicamente la comunione a una donna protestante. Nessun vescovo cattolico si sognerebbe di sospendere uno dei suoi sacerdoti se mettesse in dubbio la dottrina sulla giustificazione delle acque battesimali; e la fraternizzazione con protestanti, ebrei e buddisti è diventata comune dopo le giornate di Assisi. La Chiesa cattolica si trova, evidentemente, nella stessa situazione in cui si trovava la Chiesa d’Inghilterra un secolo fa. La Chiesa anglicana è oggi scomparsa. Tutto ciò che rimane è una struttura ufficiale, mantenuta dallo Stato, che ha uno scopo sociale e decorativo, ma al suo interno ognuno crede ciò che vuole; le sue chiese sono vuote e chiuse, e pochissimi vi trovano traccia di una vita veramente spirituale. In altre parole, ha cessato di essere una religione. Questa situazione preannuncia il futuro prossimo della Chiesa cattolica, data la somiglianza dei due percorsi? Gli anglicani che hanno assistito ai casi descritti avevano un luogo di rifugio: Roma. E molti di loro l’hanno trovato. Noi, cattolici del XXI secolo, invece non l’abbiamo, perché affermiamo che la Chiesa fondata da Nostro Signore è la Chiesa romana. E a coloro che propongono una fuga rifugiandosi nell’ortodossia occorre ricordare che è una fuga nell’eresia. Se la Chiesa cattolica continua il cammino di defezione intrapreso negli anni Sessanta e accelerato con il pontificato di Francesco, temo che, per restare fedeli alla Fede degli Apostoli, dovremo prendere in considerazione, a breve, soluzioni non facili da realizzare. “Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18:8).  |