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|   Il boom dei pellegrinaggi tradizionali: invece di usare il bastone, i Vescovi potrebbero optare per una mano? ![]() Il pellegrinaggio provenzale di Nosto Fe che va dal Santuario di Cotignac alla Basilica di Saint-Maxim-la-Saine-Baume, in occasione della sua prima edizione dal 5 al 6 ottobre 2024 Presentazione di Messa in Latino Vi proponiamo – in nostra
traduzione – la lettera 1291 pubblicata da Paix Liturgique il 24 ottobre,
in cui si analizza e si commenta l’inarrestabile ascesa dei
pellegrinaggi tradizionali, che coniugano la valorizzazione della Santa
Messa tradizionale e delle tradizioni locali. 
      
      Questi pellegrini chiedono «solo di essere amati dai loro pastori, incoraggiati nella loro fedeltà e accompagnati nella loro crescita». Lorenzo V. Lettera di Paix Liturgique 
      Lo scorso 16 ottobre, il quotidiano La Croix ha pubblicato un articolo molto interessante su un fenomeno recente e che sembra destinato a diventare irresistibile: lo sviluppo, nel panorama ecclesiale francese, di pellegrinaggi tradizionalisti regionali tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Queste iniziative dei fedeli hanno in comune il fatto di coniugare identità regionale e liturgia tradizionale, con un successo innegabile. Come echi locali del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), questi pellegrinaggi regionali spuntano come funghi in autunno. Inizialmente, l’intuizione è nata in Bretagna nel 2018, con il Pèlerinage Feiz e Breizh («Fede e Bretagna», in bretone) (da Monterblanc a Sainte-Anne-d’Aurray). La prima edizione ha riunito circa centocinquanta pellegrini. Otto anni dopo, più di tremila pellegrini, dentro e fuori la Basilica Sainte-Anne di Sainte-Anne-d’Auray, hanno assistito il 21 settembre alla Santa Messa pontificale di chiusura del pellegrinaggio celebrata da Mons. Raymond Michel René Centène, Vescovo di Vannes. Il Pellegrinaggio Nosto Fe («La nostra fede», in provenzale), organizzato tra il Sanctuaire Notre-Dame des Grâces di Cotignac e la Basilica Sainte-Marie-Madeleine di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, ha riunito, per la sua seconda edizione nel weekend del 4-5 ottobre scorso, una folla di pellegrini numerosa quanto quella del suo omologo bretone. Lo stesso weekend, i Normanni hanno lanciato il loro primo pellegrinaggio Dex Aïe! («Dio, aiuto!», in normanno) (da Saint-James a Roz-sur-Couesnon) verso il Mont-Saint-Michel con oltre seicento partecipanti. Sui sentieri del Béarn e della Bigorre, nel cuore dei Pirenei, anche Baschi, Bearnesi e Guasconi si sono riuniti per una prima edizione, sotto l’egida dell’associazione Arrebastir («Ricostruire» in guascone). Ma quale può essere la ragione di questo slancio moltiplicato – che non accenna a diminuire! – tra identità regionale e Santa Messa tradizionale? Bertrand de Tinténiac, Presidente dell’associazione Feiz e Breizh, lo spiega proprio con una bella formula: «La confluenza della liturgia tradizionale e del radicamento regionale è di una bellezza sconcertante». La chiave di questo successo missionario risiede senza dubbio nella doppia valorizzazione della Santa Messa tradizionale e delle tradizioni locali. Finora, non ci resta che rallegrarci di questi barlumi di speranza che, qua e là, formano focolai di calore e luce in una quotidianità francese troppo spesso tetra e nuvolosa. Che gioia vedere queste folle marciare dietro le croci del loro capitolo! E che contrasto con l’attualità cattolica francese, purtroppo più occupata dallo scandalo degli abusi di ogni tipo, dalla crudele mancanza di vocazioni o dal vertiginoso calo delle offerte per il culto. I raggi di sole, da qualunque parte provengano, sono, come dice il buon senso, da salutare e coccolare. Tuttavia, secondo quanto riportato dal quotidiano La Croix, sembra che queste iniziative siano oggetto di scrutinio da parte dei Vescovi. Se in diverse regioni l’intesa tra pellegrinaggi tradizionalisti e Vescovi è buona, alcune iniziative non sono state accolte favorevolmente dall’Episcopato, che ha sollevato la questione durante la sua assemblea autunnale del 2024. Così, il pellegrinaggio Via Lucis (Da Vienne a Lione) è stato vietato da Mons. Olivier de Germay, Arcivescovo metropolita di Lione, a causa dell’attaccamento degli organizzatori al rito lionese. Non lontano, in Savoia, Mons. Thibault Verny, Arcivescovo di Chambéry e Vescovo di San Giovanni di Moriana e Tarantasia, ha accettato che il pellegrinaggio Notre-Dame des Cimes (da Bellevaux a Myans) si svolgesse a una condizione: che non fosse promosso eccessivamente sui social network prima dell’evento… Allo stesso modo, uno dei presidenti di questi pellegrinaggi locali ha dovuto, in un dialogo cortese ma fermo, difendere davanti ai Vescovi della provincia ecclesiastica l’identità liturgica dell’associazione che organizza la marcia. Mentre i Vescovi gli esprimevano il loro disappunto per il successo del suo pellegrinaggio e della liturgia tradizionale che lo anima, il più importante di loro ha detto: «Se foste duecento, non ci sarebbero problemi. Il problema è che siete tremila…». Un’altra situazione assurda, questa volta nella Diocesi di Coutances. Il quotidiano La Croix ci informa che i responsabili del pellegrinaggio, lungi dall’essere sostenuti da Mons. Grégoire Cador, Vescovo di Coutances, si sono invece visti vietare la Santa Messa di chiusura sul territorio della Diocesi con la motivazione della celebrazione dell’antico rito della Messa. Lungi dal tirarsi indietro, il gruppo si è spostato a ovest del fiume Couesnon per beneficiare del rito tradizionale. Allo stesso tempo, domenica 28 settembre, Mons. Pierre-Yves Michel, vescovo di Nancy-Toul, ha autorizzato (e ne siamo felici!) i cinquecento fedeli del pellegrinaggio, organizzato dalla Fraternità Sacerdotale di San Pio X, di accedere alla Basilica di Saint-Nicolas-de-Port e di assistere nella sua spaziosa navata alla Santa Messa di chiusura della loro consueta marcia di inizio anno in onore di San Nicola. Di fronte a uno spettacolo così pieno di incongruenze e disaccordi, non si crede di sognare: ci si rende conto di essere in un incubo ad occhi aperti. Nel regno della confusione, la follia regna sovrana. Qui, un Vescovo in carica celebra la Santa Messa pontificale, là un altro proibisce tutto, un altro ancora limita ma non tutto, un ennesimo accetta, ma con riluttanza, «soprattutto niente onde», si intuisce. Allo stesso tempo, questa Domenica a Roma, nella Basilica di San Pietro, nel cuore del Vaticano, sarà celebrata una Santa Messa pontificale tradizionale sull’Altare della Cattedra di San Pietro con l’autorizzazione di Papa Leone XIV. Diciamolo chiaramente. Al di là dei lasciapassare episcopali, ciò che colpisce è la scarsa importanza che i Vescovi sembrano attribuire al bene delle anime in occasione di questi pellegrinaggi regionali e tradizionali. «Iniziative scrutate dai Vescovi», riferisce molto bene il quotidiano La Croix. Scrutate? Davvero? Ed è proprio questo il problema e la posta in gioco. Che male fanno questi fedeli che affollano questi appuntamenti dove si mescolano buona atmosfera e santificazione? La gente canta e si confessa? Le famiglie pregano e si ritrovano? I fedeli si incontrano, ridono e sono felici? Le anime parlano con i sacerdoti? Sì, assolutamente. Tutto questo accade, e molto altro ancora! Ma allora? Che problema pone tutto questo? Siamo tornati al Terrore e alla legge dei sospetti? E perché? Perché i Vescovi non avrebbero il controllo su queste iniziative? Perché i loro polmoni sarebbero troppo identitari (oh, che parola pericolosa!) e troppo tradizionali (oh, i cattivi integralisti!)? Piuttosto che colpi di bastone, i fedeli si aspettano dai loro Vescovi una mano. I pellegrini non chiedono di essere controllati come già lo sono dal fisco, dagli autovelox, dalla polizia del pensiero e chi più ne ha più ne metta… Basta così! I fedeli attaccati alla Tradizione chiedono solo di essere amati dai loro pastori, incoraggiati nella loro fedeltà e accompagnati nella loro crescita. I pellegrinaggi tradizionali aspirano a che i Vescovi non cerchino il pelo nell’uovo nei chierici che li accompagnano, ma piuttosto che incoraggino questi sacerdoti a guidare verso il cielo i pellegrini che si prendono il tempo di accompagnare. In poche parole, l’ecosistema tradizionale richiede più dialogo e meno ukase [decreto presidenziale sovietico: N.d.T.]. Che cessi questo sospetto devastante per il bene delle anime, quando queste ultime vogliono solo contribuire a costruire la civiltà dell’amore!  |