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|   Una dichiarazione controversa di Papa Leone XIV di Don Bernard de Lacoste, FSSPX Don
Bernard de Lacoste è  
      Direttore del Seminario Internazionale San Pio X a Ecône, Svizzera; e Direttore del mensile Courrier de Rome Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X ![]() Papa Leone XIV - Intervento a Castel Gandolfo del 30 settembre 2025 Rompendo i riserbo mantenuto finora, Papa Leone XIV, in una dichiarazione alla stampa del 30 settembre 2025, a Castel Gandolfo, ha affermato, come riporta Vatican News: «Una persona che afferma “sono contro l’aborto”, ma che difende la pena di morte non è veramente a favore della vita». Questa dichiarazione, che ha causato una certa preoccupazione tra i cattolici americani, merita di essere analizzata. Il Papa di fatto afferma che chi difende la vita deve opporsi, non solo all’aborto, ma anche alla pena di morte. Secondo il Papa, le due cose si baserebbero sulla stesso principio: così che ci sarebbe incoerenza tra l’opporsi all’aborto e il difendere la pena di morte. In realtà, vi è una differenza fondamentale tra l’aborto e la penna di morte. Nel primo caso si tratta dell’uccisione di un innocente, che non ha alcun mezzo per difendersi; nel secondo caso si tratta dell’uccisione di un colpevole, il quale è spesso un criminale che ha ucciso degli innocenti e che potrebbe rifarlo. Secondo Leone XIV, sostenere la pena di morte non sarebbe compatibile col fatto di essere “a favore della vita”. Tuttavia, i Papi e i Concilii, fino ai primi dell’XXI secolo, hanno insegnato che la pena di morte, in certi casi, è moralmente permessa (1). Nell’Enciclica Casti connubi del 1930, il Papa Pio XI, pronunciandosi con forza contro il crimine dell’aborto, scrive: «Il diritto di punire con la morte vale solo contro i colpevoli. Non vale contro gli innocenti» (2). Se chi obietta insiste invocando il diritto alla vita posseduto da ogni essere umano, noi rispondiamo citando Papa Pio XII, che nel suo discorso del 14 settembre 1952 disse: «Anche quando si tratta dell’esecuzione di un condannato a morte, lo Stato non dispone del diritto dell’individuo alla vita. Qui si riserva al potere pubblico la possibilità di privare il condannato del bene della vita, in espiazione della sua colpa, dopo che tale condannato, col suo crimine, si è già privato del suo diritto alla vita». Piuttosto, bisogna chiedersi se l’opposizione alla pena di morte sia veramente un comportamento a favore della vita. Se un criminale ha ucciso brutalmente una moltitudine di innocenti e se, senza alcun pentimento, intende rifarlo, il comportamento a favore della vita consiste nel proteggere ad ogni costo la vita del criminale o piuttosto nel proteggere la vita dei pacifici cittadini innocenti che rischiano di essere assassinati? Difendere la vita umana, non significa punire severamente coloro che la distruggono e stabilire una legislazione atta a dissuadere i potenziali assassini per proteggere gli innocenti? E che dire della legittima difesa e della guerra giusta? L’uomo che uccide il suo ingiusto aggressore o il soldato che uccide l’invasore della sua Patria, meritano il rimprovero di Leone XIV di non essere a favore della vita? Questo rimprovero non spetta piuttosto all’ingiusto aggressore, nemico della vita umana? Non vi è dunque alcuna incoerenza, ma al contrario una perfetta logica, nel battersi contro l’aborto pur sostenendo la legittimità della pena di morte per certi pericolosi criminali recidivi.  |