![]()  | 
    
      ![]()  | 
    
|   Un rifugio miracoloso dai barbari globali di Marcello Veneziani ![]() la Scuola di Atene- Un affresco di Raffaello Sanzio Che state sognando o siete in preda a un’allucinazione retroattiva, frutto di una crisi d’astinenza culturale da classici. L’avrei pensato anch’io se non avessi scoperto, con i miei occhi, i miei passi e le mie orecchie che invece esiste nella realtà questo rifugio di speranza e di fiducia nel futuro, a due passi da Roma. Con grande sorpresa mi sono accorto che ci sono ancora eredi, discepoli che amano i maestri e mettono in salvo le loro tracce (smentendo il mio libro Senza eredi), c’è un luogo in cui la civiltà resiste alla barbarie dell’ignoranza e della cancellazione. Sabato scorso, 18 ottobre 2025, sono intervenuto in un convegno su Giovanni Gentile a Villa Falconieri, nei pressi di Frascati. Mi ha accolto il fondatore e direttore dell’Accademia Vivarium Novum e mi ha fatto visitare la Villa, incontrando chi vi abita e le loro attività. Si chiama Luigi Miraglia, in latino si firma Aloisius Miraglia, insegna letteratura neolatina, fondò la sua accademia nel 1991 e ha una fiducia ammirevole e perfino commovente nella possibilità di salvare la civiltà umanistica. Ho pranzato in una tavolata all’aperto nel giardino con un centinaio di commensali tra studenti, ospiti e docenti: un ricco buffet, a cui era consentito prima l’accesso ai docenti e poi ai ragazzi. Era una priority, direbbero i barbari, giustificata non solo dal sapere e dall’età (gerarchia e geriatria), ma dal maggior numero dei giovani e dal loro appetito più grande. I ragazzi, mi dice un interno, spazzano via tutto in poco tempo; non hanno solo fame di sapere, come è giusto a vent’anni. In questo ampio e magnifico complesso borrominiano, tra saloni affrescati, biblioteche con 153mila volumi – a volte lasciti, come la biblioteca di Elémire Zolla – giardini, orti conclusi, laboratori, cucine e foresterie, ci sono una sessantina di giovani, cinesi, coreani, australiani, messicani, uruguaiani, russi, bulgari, oltre che francesi, belgi, spagnoli, perfino qualche italiano (credo che manchino statunitensi e ragazze, è un convitto maschile, peccato): seguono corsi e seminari, studiano, creano, dipingono, restaurano, suonano, cantano. Sono stati selezionati tra centinaia di aspiranti, non pagano un euro per il vitto, l’alloggio, le lezioni, usufruiscono di una borsa di studio, si dedicano alle arti e al sapere umanistico. E parlano tra loro non in inglese ma in latino e greco per abbattere, dice Miraglia, non solo le barriere spaziali ma anche quelle temporali. La villa è di proprietà demaniale, a due passi dalla Villa Tuscolana di Cicerone, che è invisibilmente felice di avere questi vicini che parlano la sua lingua, amano e coltivano i classici e leggono i testi a lui cari. Villa Falconieri è il primo polo di un grande campus mondiale dell’umanesimo; c’è un secondo edificio vicino, Villa Lucidi di Monte Porzio Catone (anche lui rinato a nuova vita grazie ai vicini), e presto se ne aggiungeranno altri. Si respirano i classici, si sente ancora l’impronta di Bessarione, famoso abate ed episcopus Tusculanus (che fu nel ‘900 lo pseudonimo di Stalin), e della Società degli Eruditi di Federico Cesi nella vicina Villa Mondragone. Da dove nasce questa accademia? La sua denominazione, Vivarium, deriva dal primo centro di studi umanistici che fondò Cassiodoro nel VI secolo a Squillace in Calabria. Crollava la civiltà antica greco-romana sotto i colpi dei barbari, restavano solo rovine e vestigia decapitate. Cassiodoro da una parte e Benedetto da Norcia dall’altro misero in salvo i tesori di quella civiltà. Per uno scherzo del caso, che è poi il nome d’arte del destino o della Provvidenza, la sera prima ero stato a Subiaco e al Santo Speco da dove era partito Benedetto prima di approdare a Montecassino, e avevo cenato tra gli altri col Priore del convento benedettino, dopo aver parlato in una rassegna sul sacro. San Benedetto fu elevato da Paolo VI a patrono d’Europa; Cassiodoro potrebbe essere considerato il patrono laico, neopagano della civiltà greco-latina e mediterranea. Il progetto originario di Miraglia era fondare l’Accademia nel Sud, nel ricordo della scuola italica di Pitagora o a due passi da Elea-Velia nel Cilento, non lontano da dove sarebbe dovuta sorgere Platonopoli ideata a Plotino e da altri centri come i cenobi basiliani fioriti nel Sud. Il Vivarium ha un altro grandioso precedente in un’epoca meno lontana: l’Accademia Platonica di Careggi, a Firenze, fondata da Marsilio Ficino quasi mille anni dopo il Vivarium di Cassiodoro. L’ispiratore originario dell’Accademia di oggi fu Giovanni Pugliese Carratelli, studioso dell’antichità e cofondatore, tra l’altro, dell’Istituto di studi filosofici di Napoli. Dall’Accademia sono passati o hanno collaborato alle sue pubblicazioni centinaia di studiosi, letterati e pensatori del mondo intero. Ho tra le mani un grosso volume di 500 pagine tutto in latino, Mantinea, con testi tradotti nella lingua dei classici di Remi Brague, Edgar Morin, Remo Bodei, Salvatore Settis e molti altri. Qual è lo spirito che anima questo nuovo rinascimento? Miraglia lo spiega in un libretto E naufragio emergentes in cui confronta lo scenario presente, il tecno-scientismo dominante, la barbarie che avanza e il mondo classico, con le sue tradizioni. Non si richiama ai “valori”, che hanno origine mercantile, ma alle virtù e al senso del dovere, alla coscienza dei propri limiti e della propria caducità unita alla tensione verso l’eterno. Miraglia parte da Petrarca che generò l’umanesimo, e riuscì a dar vita a un grande movimento di rinascita del mondo classico, la Repubblica delle lettere. Per arrivare a Benedetto Croce che denunciava la fine della civiltà, non per un naturale esaurimento e superamento ma per “la rottura della tradizione, l’instaurazione della barbarie”, che ha luogo “quando gli spiriti inferiori e barbarici riprendono vigore e in ultimo preponderanza e signoria”. E da lì disfano la civiltà, la bellezza, i sistemi di pensiero, le testimonianze nobili del passato, le scuole, “per ignoranza e incuria o per allegro spirito di distruzione o per meditato proposito”. Più di recente, il filosofo comunitario Alasdair MacIntyre, da poco scomparso, ha scritto: “nuovi secoli oscuri incombono su di noi…Questa volta però i barbari non aspettano ad di là delle frontiere: ci hanno governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando non Godot ma un altro San Benedetto”. Parole sante. L’unica speranza di ripartenza sono i nuovi amanuensi, i nuovi conventi, le menti eroiche di vichiana memoria, le nuove accademie e i promettenti vivai, come quello a due passi dalla Roma barbara, smemorata e un po’ baldracca.  |