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| I primi cento giorni del pontificato di Leone XIV: cambiamento o continuità? ![]() Papa Leone XIV prega Alcuni elementi di un cambiamento nella continuità Sul sito Monday Vatican, il 25 agosto 2025, Andrea Gagliarducci ha rilevato alcuni elementi di cambiamento, ma precisando: «Leone XIV si presenta come un Papa della discontinuità nella continuità» ; e cita come esempi due telegrammi del nuovo Papa ai vescovi dell’America del Sud. Il primo, un “telegramma firmato dal cardinale Pietro Parolin in nome del Papa, indirizzato alla riunione dei vescovi dell’Amazzonia, svoltasi a Bogotà (Columbia) dal 17 al 20 agosto. Questo telegramma contiene un dettaglio che non è passato inosservato: Il Papa invita a porre Gesù Cristo al centro, perché è così che si rovescia l’ingiustizia; poi definisce come “non meno evidente” il diritto e il dovere di prendersi cura della nostra casa comune “affinché nessuno distrugga irresponsabilmente i beni naturali che parlano della bontà e della bellezza del Creatore”. «Ma, aggiunge il Papa citando Sant’Ignazio di Loyola, l’uomo non deve sottomettersi ai beni naturali come uno “schiavo o un adoratore della natura, poiché queste cose ci sono state date per raggiungere il nostro scopo di lodare Dio e ottenere così la salvezza delle anime». Nel suo commento, Andrea Gagliarducci ricorda che Papa Francesco partecipò ad una cerimonia di rito amazzonico nei giardini vaticani, piantando un albero sacro e prostrandosi davanti alla statuetta della Pachamama [4 ottobre 2019], e oppone questo gesto all’«approccio di Leone XIV» che è, ai suoi occhi, «un atto di discontinuità con i metodi di Francesco e con i suoi temi. Questo lo rende probabilmente più significativo di un rifiuto diretto o esplicito dei temi bergogliani». L’espressione «probabilmente più significativo» mostra l’imbarazzo del giornalista e ci si chiede quale sia l’efficacia di una confutazione indiretta e implicita per i vescovi sudamericani. Il secondo telegramma è indirizzato al cardinale Jaime Spengler, Presidente del Consiglio Episcopale dell’America Latina e dei Caraibi (CELAM) per la 40° Assemblea generale ordinaria di questo organismo, svoltasi dal 26 al 30 maggio a Rio de Janeiro (Brasile). Leone XIV scrive: «Nell’attuale situazione storica, in cui un gran numero di uomini e donne sta soffrendo le tribolazioni e la povertà causate da continue crisi su scala continentale e mondiale, è urgente ricordare che è il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa, ravvivandola nella speranza, grazie all’amore che «è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm. 5, 5). Andrea Gagliarducci commenta: «Leone XIV non rinnega la visione sociale di Papa Francesco, né la sua teologia del popolo; e tuttavia insiste sulla centralità di Gesù Cristo, tema centrale quando si affronta la teologia della liberazione o i movimenti sociali cattolici in America Latina». Ecco perché il vaticanista considera Leone XIV come «un Papa della discontinuità nella continuità. Egli cerca una armonizzazione che non rompa col pontificato precedente, ma che al tempo stesso porti chiarezza e orientamento». E’ questa chiarezza (dottrinale) e questo orientamento (pastorale) che gli osservatori esamineranno attentamente nei prossimi mesi. Circa la Curia romana e le nomine future, Andrea Gagliarducci pensa che «non bisogna spettarsi che il Papa rivoluzioni la Curia, cambi la Costituzione apostolica voluta da Papa Francesco o annulli improvvisamente certe decisioni. Egli ne farà sue alcune e ne farà altre, sempre alla ricerca di un equilibrio» col suo predecessore. Degli indizi, ma non delle prove di un reale cambiamento Sul sito Corrispondenza Romana, il 27 agosto 2025 il Professore Roberto de Mattei afferma prudentemente: «I tempi della Chiesa non sono quelli della politica e tre mesi sono un periodo insufficiente per un’analisi seria del futuro». Tuttavia, egli esprime la prima impressione prodotta dal nuovo eletto: quella di un «pastore cosciente che la sua missione non ha altro fondamento che Cristo. L’espressione In Illo uno unum (in Cristo unico noi siamo uno), che riprende le parole di Sant’Agostino sul Salmo 127, è la divisa del nuovo Papa, che sembra convinto che non sarà giudicato per le sue innovazioni e il suo successo mondano, ma per la sua fedeltà all’insegnamento del Vangelo». Lo storico italiano individua anche «dei segni di una inversione» rispetto al magistero fluttuante di Francesco: « “Il matrimonio non è un ideale, ma la regola del vero amore tra l’uomo e la donna”, ha dichiarato Leone XIV il 31 maggio, correggendo Amoris laetitia. Nel suo discorso ai governanti, il 21 giugno, seguendo la linea di Benedetto XVI, il Papa ha fermamente difeso la legge naturale “non scritta dalla mano dell’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo”. «Il 9 luglio, in una omelia a Castel Gandolfo, ha sembrato correggere l’ideologia “verde” tanto apprezzata da Francesco; nell’udienza del 13 agosto, ha affermato che Giuda Escariota aveva scelto di escludersi dalla salvezza col suo tradimento, contrariamente a quanto sostenuto da Papa Bergoglio che aveva dichiarato di non sapere se Giuda fosse all’Inferno. In una lettera indirizzata il 17 agosto alla Conferenza dei vescovi dell’Amazzonia, il Papa ha condannato l’adorazione della natura, ponendo Cristo e l’Eucarestia al centro dell’evangelizzazione». Inoltre, Roberto de Mattei nota che «il Papa ha nominato il cardinale Robert Sarah suo inviato speciale per le solenni celebrazioni che si sono svolte il 25 e il 26 luglio al Santuario di Sainte-Anne-d’Auray (Francia) in occasione del quarto centenario delle apparizioni, e il cardinale Dominik Duka, che ha firmato dei dubia su Amoris laetitia, suo inviato speciale alle celebrazioni del centenario dell’erezione dell’arcidiocesi di Gdańsk (Polonia) che si terranno il 14 ottobre 2025. «Il 22 agosto, Leone XIV ha ricevuto in udienza privata il cardinale Raymond Leo Burke, considerato da Francesco come uno dei suo peggiori nemici. In una lettera inviata il 17 giugno al cardinale Burke, in occasione del suo giubileo, il Papa l’aveva ringraziato per il “pronto servizio che ha reso con zelo” per la Sede Apostolica, predicando sempre “i precetti del Vangelo secondo il Cuore di Cristo”». Tuttavia, Roberto de Mattei riconosce che «si tratta di indizi e non di prove di un reale cambiamento, ma non vi è neanche alcuna prova contraria e le previsioni sul pontificato di Leone sono basate su indizi fragili. Il campo resta dunque aperto, con dei problemi in sospeso che riguardano, oltre alla decisiva questione delle nomine, le questioni cruciali come la sinodalità e le relazioni del Vaticano con la Cina». E lo storico ricorda che «San Pio X aspettò quattro anni prima di condannare il modernismo» e che «Pio IX divenne antiliberale solo tre anni dopo la sua elezione, in seguito ad un brutale risveglio dovuto alla persecuzione rivoluzionaria e alla sua fuga da Roma». Affrontare la realtà Sul suo blog, il giornalista Aldo Maria Valli, il 30 agosto, presenta, sotto forma di dialogo con un contraddittore immaginario, le obiezioni che può avanzare un cattolico legato alla Tradizione e le risposte che gli si possono dare. Secondo lui, «Papa Prevost è un prodotto della Chiesa postconciliare. […] Non può quindi essere diverso da quello che è. […] Si tratta di affrontare la realtà. Leone XIV non può essere un nuovo Pio X e neanche un Pio XII». Egli riconosce che è «un Papa che in una certa misura sembra anche amare la Tradizione ed è consapevole delle divisioni all’interno della Chiesa. Ma l’orizzonte rimane lo stesso». In queste circostanze, l’attitudine di Valli è la seguente: «Continuare a vegliare e a testimoniare. Con un grande rispetto per il successore di Pietro, ma senza concessioni. Abbiamo avuto abbastanza papolatria. Passiamolo al setaccio e teniamo ciò che è buono, ma sapendo bene che noi siamo sempre sotto il regime del Vaticano II». Con realismo Aldo Maria Valli scrive: «Io non ho mai immaginato che il nuovo Papa dicesse: rinnego il Vaticano II. Sono contento quando Leone rimette Gesù al centro. Sono contento quando dice che solo Gesù ci salva. E’ positivo che citi Agostino. E’ positivo che difenda il matrimonio cristiano e la legge naturale. E’ positiva la devozione mariana. E’ positivo che nel suo messaggio al vescovi dell’Amazzonia abbia condannato l’adorazione della natura mettendo fine allo scandalo della Pachamama. «E’ meno bene che lasci intendere che il cammino sinodale proseguirà. Vedremo cosa dirà il 6 settembre al Giubeleo LGBT, se dirà qualcosa [Leone XIV ha ricevuto in udienza privata Padre James Martin, zelante partigiano della presenza degli LGBT nella Chiesa, ma non ha salutato né benedetto il loro Giubileo “arcobaleno” durante l’Angelus domenicale. Il suo silenzio ha irritato sia i militanti omosessuali sia i fedeli cattolici, scioccati da tale «pellegrinaggio» contro natura in San Pietro a Roma. NDLR]. Vedremo cosa deciderà a proposito della Messa tradizionale. Se decide qualcosa». Il giornalista italiano conclude prudentemente: «Ho apprezzato, per esempio, che abbia ricevuto il cardinale Burke e nominato il cardinale Sarah suo inviato speciale al Santuario di Sainte-Anne-d’Auray, Ma, lo ripeto, la vigilanza continua. Senza pretendere di saperne più degli altri. […] Non mi auguro niente. Prego piuttosto, perché il Papa mi confermi nella fede; sia con ciò che dice e fa, sia con ciò che non dice e non fa». Una «rivoluzione silenziosa» ? Ne Il Tempo del 25 agosto, Francesco Capozza ritiene che Leone XIV attui una «rivoluzione silenziosa», almeno con le nomine future. Egli ammette: «Vero è che Leone ha un carattere più dolce e introverso della prorompente personalità di Francesco, ma i suoi silenzi, testimoniati da numerosi cardinali e Capi Dicastero ricevuti in udienza in questi primi cento giorni, la dicono lunga. «Prevost ascolta tutti, sia i bergogliani più fedeli che, al cospetto del nuovo Sommo Pontefice cercano di salvare la loro posizione, sia coloro che sono stati emarginati nel pontificato precedente e che oggi sperano di poter contare di nuovo qualcosa. Tuttavia, Leone è con tutti impenetrabile e imprevedibile». Ma questa dolcezza e questa capacità di ascolto universale non deve creare illusioni, secondo il giornalista italiano, che scrive: «In realtà, dopo aver ricevuto tutti i dirigenti della Chiesa nel corso di questi primi mesi, il Papa ha le idee molto chiare, più precise, su quelli di cui può fidarsi e quelli che deve gentilmente accompagnare alla porta. «Il primo in ordine di importanza che non vedrà confermato il suo mandato è Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI. […] E’ ormai chiaro a tutti che Leone XIV attenderà la fine naturale del mandato di Zuppi, prevista per maggio 2027, per sostituirlo a capo della Conferenza Episcopale Italiana». Cosa che dimostra che il Papa è non solo «dolce e introverso», ma estremamente paziente. Un altro prelato che dovrebbe essere congedato da Leone XIV, secondo Francesco Capozza è «l’arciprete della Basilica di San Pietro: Mauro Gambetti». Ce lo dirà l’avvenire, prossimo o lontano. |