L’idea di famiglia di Leone XIV
e
del percorso sinodale italiano


di Roberto de Mattei


Pubblicato su Corrispondenza Romana
 





Zélie Guérin e Louis Martine
genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino



Louis Martin (1823-1894) e Zélie Guérin (1831-1877), genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, sono stati canonizzati insieme nel 2015.

Nel decimo anniversario della loro elevazione agli altari, lo scorso 1° ottobre, Papa Leone XIV ha inviato a Mons. Bruno Feillet, vescovo di Séez, un ampio messaggio di cui vale la pena leggere i passi salienti.

«Delle vocazioni alle quali gli uomini e le donne sono chiamati da Dio, il matrimonio – dice il Papa – è una tra le più nobili e più alte. (…)
Louis e Zélie hanno compreso che potevano santificarsi non malgrado il matrimonio, bensì attraverso, nel e con il matrimonio, e che le loro nozze dovevano essere considerate come il punto di partenza di un’ascesa a due.
La coppia santa di Alençon è quindi un modello luminoso ed entusiasmante per le anime generose che hanno intrapreso questo cammino o che hanno intenzione di percorrerlo, con il desiderio sincero di condurre una vita bella e buona sotto lo sguardo del Signore, nella gioia come nella prova. Hanno assunto il loro dovere di stato nella normalità della vita quotidiana, (…).
Tuttavia non bisogna farsi trarre in inganno: questa vita in apparenza “comune” era abitata dalla presenza a dir poco “straordinaria” di Dio, che ne era il centro assoluto. “Dio al primo posto” è il motto sul quale hanno costruito la loro intera esistenza».

«Ecco dunque – aggiunge Leone XIV – il modello di coppia che la Santa Chiesa presenta ai giovani che desiderano, forse con esitazione, lanciarsi in un’avventura così bella: un modello di fedeltà e di attenzione all’altro, un modello di fervore e di perseveranza nella fede, di educazione cristiana dei figli, di generosità nell’esercizio della carità e della giustizia sociale; un modello anche di fiducia nella prova
Ma soprattutto, questa coppia esemplare testimonia l’ineffabile felicità e la gioia profonda che Dio concede, già qui sulla terra e per l’eternità, a coloro che si impegnano su questo cammino di fedeltà e di fecondità.
In questi tempi difficili e confusi, nei quali ai giovani vengono presentati tanti contro-modelli di unioni, spesso passeggere, individualiste ed egoistiche, dai frutti amari e deludenti, la famiglia così come l’ha voluta il Creatore potrebbe sembrare superata e noiosa.
Louis e Zélie Martin testimoniano che non è così (…). Che felicità riunirsi la Domenica, dopo la Messa, intorno al tavolo dove Gesù è il primo ospite e condivide le gioie, le pene, i progetti e le speranze di ognuno!
Che felicità questi momenti di preghiera comune, questi giorni di festa, questi eventi familiari che segnano il tempo!
Ma anche che conforto stare insieme nelle prove, uniti alla Croce di Cristo quando questa si presenta; e infine, che speranza quella di ritrovarsi un giorno riuniti nella gloria del cielo!

Care coppie, vi invito a perseverare con coraggio sul cammino, talvolta difficile e complicato, ma luminoso, che avete intrapreso. Prima di tutto, mettete Gesù al centro delle vostre famiglie, delle vostre attività e delle vostre scelte. Fate scoprire ai vostri figli il suo amore e la sua tenerezza senza limiti, e sforzatevi di farlo amare a sua volta come merita: ecco la grande lezione che Louis e Zélie ci insegnano per il presente, e di cui la Chiesa e il mondo hanno tanto bisogno. Come avrebbe potuto Teresa amare tanto Gesù e Maria– e poi trasmetterci una dottrina così bella – se non l’avesse imparato dai suoi genitori sin dalla più tenera età?».


Poche settimane dopo questo messaggio, il 25 ottobre, è stato approvato, con 781 “placet” su 809 votanti, dalla Terza assemblea sinodale il Documento di sintesi della Conferenza Episcopale Italiana, dal titolo “Lievito di Pace e di Speranza”.
Il documento si presenta non come dottrinale, ma come pastorale, e va giudicato soprattutto per il suo stile e il suo linguaggio, che dovrebbe essere chiaro ed evangelico ed è invece contorto e intriso di spirito mondano.

Colpisce innanzitutto l’assenza di modelli positivi, proposti ai giovani e alle famiglie. Eppure, anche a non voler citare i coniugi Martin ricordati dal Papa, e limitarsi solo all’Italia, si sarebbero potuti ricordare come modelli: i beati Luigi Maria Beltrame Quattrocchi; i venerabili Sergio Bernardini e Domenica Bedonni; i servi di Dio Ulisse Amendolagine e Lelia Cossidente, tutti vissuti nel ventesimo secolo (cfr. La santità nelle famiglie del mondo, Libreria Editrice Vaticana 2022).

Inoltre, si sarebbe potuta definire la famiglia cristiana, formata da un uomo e da una donna indissolubilmente legati, per costruire una famiglia, come un luminoso modello per i giovani.
Non solo ciò non accade, ma nel paragrafo La cura delle relazioni della Parte I, i vescovi italiani propongono percorsi di «accompagnamento, discernimento e integrazione» per le «situazioni affettive e familiari stabili diverse dal sacramento del matrimonio», specificando che si tratta di «seconde unioni, convivenze di fatto, matrimoni e unioni civili, etc.» (n. 30), ovvero quelle che Leone XIV chiama giustamente «contro-modelli», dai «frutti amari e deludenti».

Nel punto successivo si auspica che «le Chiese locali, superando l’atteggiamento discriminatorio a volte diffuso negli ambienti ecclesiali e nella società, si impegnino a promuovere il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omoaffettive».

Va sottolineata la sostituzione del termine “omosessuale” con quello “omoaffettivo” e l’applicazione del termine positivo “riconoscimento” a situazioni oggettivamente peccaminose.

Il linguaggio e lo spirito del documento è ben diverso da quello di Leone XIV.
Se il Papa, nel suo messaggio, esorta a mettere “Gesù al centro” e “Dio al primo posto”. Gesù Cristo e Dio sono invece rigorosamente assenti dalla prospettiva sociologica e antropocentrica del testo approvato dai vescovi.
Lo sguardo non è rivolto a Gesù Cristo, ma al mondo, per benedirlo.

Nelle parole del documento, sottolinea nell’Introduzione, mons. Erio Castellucci, Presidente del Cammino sinodale, ci sono la storia e il senso del Cammino sinodale delle Chiese in Italia.
«In questi quattro anni – scrive il Vescovo – ci siamo ispirati al magistero di Papa Francesco che, fin dall’inizio del percorso sinodale universale, ci esortò – richiamando Yves Congar – a fare non un’altra Chiesa, ma una Chiesa diversa, aperta alla novità che Dio le vuole suggerire».
Castellucci aggiunge che il documento «riporta la realtà di oltre duecento Chiese locali, con tutte le loro articolazioni», «comunità cristiane», che «non sono allo sbando».

Il riferimento alle duecento chiese locali sembra una larvata minaccia di possibile ribellione al Papa, se contrastasse questo cammino.

Questa è la realtà che Leone XIV ha ereditato dal suo predecessore.
Ma cosa può fare oggi il Papa per arrestare un processo di auto-dissoluzione della Chiesa, che non è italiano, ma planetario, e che è iniziato non sotto Papa Francesco, ma negli anni del post-concilio?
Chi sono oggi i presidenti e i segretari delle Conferenze episcopali nel mondo? Chi sono gli oltre cinquemila vescovi residenziali? 
Chi sono gli oltre 400.000 sacerdoti che da questi vescovi dipendono, se non, in larga parte, uomini di Chiesa che si sono formati nei seminari e nelle Università ecclesiastiche infette da relativismo e neo-modernismo, che sono stati cooptati ai loro posti di responsabilità in coerenza con queste dottrine e che fanno parte di una catena di comando dalla quale, fino ad oggi, sono stati estromessi e marginalizzati i sacerdoti e i vescovi più fedeli all’insegnamento immutabile della Chiesa?

La domanda è accorata e va posta con il Rosario in mano, perché ciò che umanamente pare impossibile, può diventare possibile con l’aiuto di Dio che tutto può (Mt. 19, 26).




 
novembre 2025
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