Speranza cristiana?

No, sentimentalismo



di Aldo Maria Valli


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Spiace dirlo, ma Leone XIV ha perso un’altra occasione per dire qualcosa di cattolico. E il suo più che un ruggito sembra un miagolio.

L’omelia tenuta il 2 novembre nel giorno della commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (novus ordo) è un esempio della nuova religione sentimentale che ha sostituito la fede cattolica.

La meditazione è stata incentrata sulla speranza cristiana, ma in un modo vago e zuccheroso che non ha nulla della visione soprannaturale propria della dottrina cattolica.

In sostanza, pur senza dirlo esplicitamente, il Papa ha insegnato che c’è una salvezza universale. Pentimento? Conversione? Giudizio divino? Non pervenuti.

Quando Leone dice che commemorare i defunti “non è tanto un volgersi indietro, ma piuttosto un guardare avanti, verso la mèta del nostro cammino, verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso, verso la festa senza fine che ci attende” e che “là, attorno al Signore Risorto e ai nostri cari, gusteremo la gioia del banchetto eterno”, dimentica un piccolo particolare: a quella festa senza fine approderà chi vi sarà stato ammesso. Per gli altri sarà in vece “fuoco eterno”, “fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti” (Luca 16:19-31).

Il Vangelo? Niente più che un messaggio terapeutico. Spariti il peccato, la penitenza e la conversione, resta una “speranza” che equivale a un’amnistia generalizzata: tutti salvati, tutti ammessi al grande banchetto.

L’illusione che tutti, indipendentemente da come si viva e si muoia, saremo “risuscitati nell’ultimo giorno”, è proclamata senza remore.
Leone XIV assicura che sarà “un incontro d’amore”, ma dimentica di dire a quali condizioni. Invano cercheremo nelle sue parole un riferimento al “molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Non c’è.

L’insegnamento cattolico è chiaro: la salvezza è una via stretta e le anime sono salvate solo attraverso la grazia santificante, il pentimento e la fedeltà alla vera fede. Ma secondo il Papa, “nella carità Dio ci radunerà insieme ai nostri cari”. Punto.

Provate a dire alla chiesa modernista che la commemorazione dei defunti dovrebbe provocare nel cattolico una certa inquietudine e l’inquietudine dovrebbe tradursi nel bisogno di confessare i propri peccati.
Vi giudicheranno inguaribili indietristi. Non è più tempo di discorsi sul timor di Dio, il giudizio divino, l’Inferno, la dannazione eterna.
Sì, gli Apostoli, i Padri della Chiesa, i Santi e Cristo stesso ne hanno parlato, ma si trattava di simbolismi. La chiesa modernista, sinodale e inclusiva, proclama il vangelo della comodità: salvezza senza Croce, Paradiso senza penitenza, misericordia senza giustizia.

Le feste di Ognissanti e dei Morti, un tempo occasioni propizie per ricordare l’ordine soprannaturale, sono diventate occasioni di consolazione a buon mercato.
Preghiere per le anime del Purgatorio? E che bisogno c’è di pregare per loro se tutti sono salvati? “Libera me, Domine“? Ma no. La neo-chiesa accompagna. La neo-chiesa cammina con te e non ti chiede niente.

Un tempo il pensiero della morte induceva a tremare in vista del giudizio. Oggi invita a una passeggiata tra i fiori.

Invano cercherete nelle parole di Leone un riferimento al peccato, alla penitenza o alle anime bisognose delle nostre preghiere.
Per la neo-chiesa sarebbe troppo imbarazzante, troppo scorretto. Il realismo soprannaturale proprio della nostra fede va addolcito, addomesticato.
Sentimentalismo e consolazione prendono il posto del sacrificio e della conversione. Consolare l’uomo è l’unico obiettivo. Glorificare Dio non è necessario.

Lasciamo risuonare in noi la promessa di vita eterna che il Signore ci rivolge” dice Leone. Bene. Ma questa promessa non è vaga. Si realizza a certe condizioni che il Papa si guarda bene dal ricordare.

Anche l’invocazione alla Beata Vergine è svuotata della sua potenza. Maria, ha detto Leone all’Angelus, è “la donna del sabato santo” che “ci insegna a sperare”. Vero. Ma manca ogni riferimento all’intercessione della Madonna e al suo potere di ottenere grazie per le anime del Purgatorio.

Dal Papa non abbiamo ricevuto una predicazione cattolica, ma solo poesia mielosa. Le parole suonano bene, ma se andiamo al sodo vediamo che al posto della dura verità evangelica abbiamo, ormai, solo consolazione orizzontale.

Dies irae, dies illa, / Solvet saeclum in favilla”… Ma andiamo! Non crederete ancora a questa roba medievale!





 
novembre 2025
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