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| L’allattamento materno riduce il rischio del cancro al seno ![]() Il fatto non è nuovo: avere un bambino e allattarlo diminuisce il rischio del cancro al seno. A sostegno vi sono anche delle statistiche: Le Figaro riporta che secondo il Centro Internazionale di ricerche sul cancro, circa 1600 tumori al seno diagnosticati nel 2015 in Francia erano da attribuire ad un allattamento insufficiente (meno di sei mesi), si tratta quindi del 3% di tutti i tumori al seno. Ciò che è nuovo, invece, è la scoperta del meccanismo che genera tale protezione. Un gruppo di ricercatori australiani ha appena pubblicato un «pre-articolo» nella prestigiosa rivista Nature che svela la causa di tale protezione e come si instaura. Essi hanno testato la loro intuizione sui topi prima di verificarla con dei controlli su ampi campioni di pazienti. Il cancro preso particolarmente di mira è chiamato «triplo negativo», perché differisce da altri tre tipi, ciascuno caratterizzato da un tipo di recettore, mentre il “triplo negativo» non ne ha alcuno. Esso è considerato il cancro più aggressivo e difficile da trattare. E’ provato che le cellule linfociti T CD8 proteggono da questo cancro. I ricercatori hanno inizialmente constatato, in un campione di 260 donne in buona salute, che il numero delle cellule protettive era significativamente più elevato nelle donne che avevano già avuto almeno un figlio, rispetto a quelle che non ne avevano avuto. Questa differenza è stata registrata anche in quelle donne che avevano partorito più di trent’anni prima. I modelli murini [principalmente topi] Nei topi, una cucciolata seguita dall’allattamento ha portato all’accumulo di linfociti T CD8 nella ghiandola mammaria, con la riduzione del cancro indotto dai ricercatori e l’aumento di cellule immunitarie intra-tumorali. E’ importante notare che questo controllo tumorale da parte dei linfociti T CD8 è stato osservato solo dopo un ciclo completo di allattamento. Nei topi che non avevano avuto una cucciolata, o ai quali erano stati immediatamente sottratti i cuccioli, impedendo l’allattamento, la protezione era assente. I ricercatori hanno anche aggiunto che i tumori indotti erano più piccoli nel primo gruppo rispetto al secondo e al terzo, dimostrando chiaramente l’effetto protettore dell’allattamento. Dopo, i ricercatori australiani hanno esaminato le cartelle cliniche di più di un migliaio di donne affette da un cancro al seno «triplo negativo», più aggressivo e che colpisce più spesso le donne giovani. Tutte avevano avuto almeno un figlio. Alla fine, quelle che avevano allattato presentavano più cellule protettrici e la loro aspettativa di vita era migliore. Le cellule protettive sono note agli scienziati che lavorano sull’immunità. Le Figaro riporta le dichiarazioni di Fatima Mechta-Grigoriou, Direttrice dell’unità di chimica e biologia del cancro ((Inserm/CNRS/Institut Curie): «si tratta di linfociti T CD8, cellule in grado di eliminare ogni tipo di agenti patogeni, comprese le cellule tumorali». Questo sistema è presente i ciascuno di noi, ma a volte può funzionare male: questo spiega perché a volte può svilupparsi il cancro. E spiega ancora Fatima Mechta-Grigoriou: «Altre cellule hanno il ruolo di regolare questi linfociti T CD8. In caso di squilibrio tra cellule protettrici e cellule regolatrici, può insorgere un difetto nell’immunità». Potrebbero intervenire altri meccanismi. «Al momento dell’allattamento al seno vi è una trasformazione del tessuto mammario che può portare all’eliminazione di cellule portatrici di lesioni del DNA che potrebbero degenerare in cancro». Infine, l’allattamento al seno ritarda spesso la ripresa del ciclo mestruale, e gli ormoni del ciclo femminile favoriscono la crescita di cellule cancerose. I benefici dell’allattamento al seno non si limitano al cancro, e la ricercatrice spiega che «per la donna esso è associato ad una significativa diminuzione del rischio di diabete di tipo 2. Quanto al bambino, è provato che ricevere il latte materno lo protegge da diverse infezioni nel corso del primo anno di vita. Tuttavia, non bisogna concluderne che il non aver figli o il non avere allattato comporti un grave rischio di cancro al seno. Né che un allattamento ben condotto dia una protezione assoluta. Ci sono in giuoco altri fattori: l’età, l’anamnesi familiare, il consumo di alcool e di tabacco, la sedentarietà, il sovrappeso o alcuni trattamenti ormonali (contraccezione e menopausa). L’Alto Consiglio della sanità pubblica, è stato comunque in grado di scrivere in un rapporto del 2024 che la riduzione del rischio legato all’allattamento al seno «ha un impatto importante nella popolazione circa il numero di tumori al seno evitati». |