FFII e FSSPX:
casi diversi ma con punti in comune

Sul merito di questo articolo di Marco Bongi si vedano le riflessioni di Belvecchio: FFII, FSSPX e punti in comune.

di Marco Bongi

La vicenda, scandalosa ed oggettivamente vergognosa, del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata mi ha portato, in questi ultimi mesi, a molte meditazioni. Alcune, come sul valore dell’obbedienza cristiana alla luce dell’esempio di San Pio da Pietralcina, le ho già espresse in precedenti articoli: non è possibile, in altre parole, appellarsi all’obbedienza, neppure all’interno di un ordine religioso che prevede tale specifico voto, quando si pretende di imporre comportamenti palesemente in contrasto con la Dottrina, la Morale o la “salus animarum”. 

Ma altrettante considerazioni le si potrebbero fare confrontando questa dolorosa vicenda con la storia, ormai quasi cinquantennale, della Fraternità San Pio X. Io del resto, che non temo di definirmi “lefebvriano conclamato”, e non ho bisogno di ricorrere all’eufemismo del “cripto”, ho trovato, osservando e contemplando i fatti dei FFII, molte risposte ai miei interrogativi degli ultimi anni. 

Davvero il commissariamento del 11 luglio 2013, dopo circa un anno dall’incredibile voltafaccia della Curia Romana di fronte a Mons. Fellay, ci ha dato le risposte che attendavamo dal Cielo dopo la lunga ed appassionata Crociata del Rosario bandita dal Superiore della FSSPX. 
Ebbene, questa risposta è semplice quanto inequivocabile: questi uomini di Chiesa non meritano fiducia, non sono credibili, non sono né onesti né, con tutta probabilità, in buona fede.
Le loro promesse non valgono nulla, i loro impegni non hanno alcuna consistenza.

Pensiamo, tanto per fare un esempio, cosa sarebbe potuto succedere il giorno dopo di un possibile accordo fra Mons. Fellay e Benedetto XVI…  Il voltafaccia, che probabilmente la Celeste protezione della Vergine Maria ha evidenziato un giorno prima della trappola, sarebbe scattato immediatamente, o al massimo con il cambio di Pontefice, nel breve volger di un attimo. La strada della distruzione, come sta purtroppo avvenendo per i buoni frati FFII, si sarebbe inevitabilmente aperta anche per la FSSPX.  

Eppure…, nonostante queste disincantate considerazioni, continuo a pensare, contrariamente a tutti coloro che, anche giustamente, oggi ci apostrofano con il fin troppo facile “io l’avevo detto…”, che l’atteggiamento tenuto da Mons. Fellay, nei diciotto mesi dei colloqui e negli otto successivi, sia stato fondamentalmente giusto e segno di un grande amore per la Chiesa.
Egli dimostrò il più grande attaccamento alla Cattedra di Pietro, mise a rischio l’unità della sua Congregazione ma intese andare fino in fondo per verificare se il Papa davvero voleva, o aveva la forza di volere, un effettivo, anche se non ancora completo, ritorno alla Tradizione.

E, come accade ogni volta quando c’è il sincero desiderio della Verità, Dio e Maria Santissima, intervengono sempre per indicare la via giusta. Così avvenne anche il 13 giugno 2013, in quell’udienza in cui si comprese chiaramente che la riconciliazione non poteva, almeno per ora,  avvenire.

Mons. Fellay ne è dunque uscito a testa alta e, almeno credo, in assoluta pace della sua coscienza. Non così tutti gli altri protagonisti di quelle convulse settimane.

Ed oggi la prova tremenda si ripropone per i Francescani dell’Immacolata con l’aggravante però che questo Ordine, pur se meritevolmente giunto a comprendere, in molti suoi membri, la gravità della crisi post-conciliare, non è ancora avvezzo alle battaglie durissime per l’integrità della Fede che hanno temprato i coraggiosi cattolici francesi per oltre due secoli.  

Ma, non possiamo dubitarne, l’aiuto del Cielo arriverà anche per loro che tanto sono abituati a pregare con il cuore puro. Troveranno, parecchi di loro,  il coraggio di parlare con l’evangelico “SI SI NO NO”, di fronte a chiunque, volpi brune comprese…





febbraio 2014

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