Basilica di San Pietro:

cabine d’ascolto o stanze di psicoanalisi?


di Fraternità San Pio X







Cabina di ascolto nella Basilica di San Pietro a Roma


La notizia è stata riportata da La Stampa e ripresa da InfoCatolica: i funzionari della Basilica di San Pietro hanno installato una sorta di cabina nell’edificio dove chiunque può parlare di ciò che desidera e dove “un fratello ascolta un altro fratello”.
Una versione sinodale della psicoanalisi?

Come sottolinea giustamente InfoCatolica, i confessionali – e i confessori – sono sempre stati un elemento essenziale della Basilica di San Pietro, che accoglie cattolici da tutto il mondo, permettendo loro di ricevere il sacramento della Confessione nella propria lingua durante un pellegrinaggio o un Anno Santo.

Ma La Stampa rivela la creazione di un nuovo “spazio di ascolto” nella Basilica di San Pietro, una sorta di cabina in stile moderno e minimalista, che contrasta stranamente con la grandiosità dello spazio e degli arredi interni.

Forse perché i confessionali sono pressoché deserti?
E gli autori credono che questo spazio secolarizzato possa sostituire il sacramento della Penitenza?
In ogni caso, questo “centro di ascolto” permette ai fedeli – o a chiunque altro – di parlare dei propri dubbi e problemi, proprio come nello studio di uno psichiatra o sul lettino di uno psicoanalista.
I responsabili spiegano che si tratta di uno spazio aperto a tutti e pensato per offrire un momento di incontro e riflessione spirituale.
Lì non si riceve un sacramento, ma si parla di ciò che ci riguarda, e non necessariamente con i sacerdoti, perché potrebbe essere una suora o un laico.
Questa innovazione, sottolinea il giornalista de La Stampa, è in linea con l’importanza data all’ascolto negli insegnamenti di Papa Francesco e di Papa Leone XIV.

“L’apertura della Porta Santa durante il Giubileo ci ha ispirato ad aprire un’altra porta nella Basilica di San Pietro e a creare uno spazio di ascolto”, spiega monsignor Orazio Pepe, Segretario della Fabbrica di San Pietro. “È uno spazio aperto, un’opportunità di incontro, un luogo dove un fratello – sacerdote, religioso o laico – ascolta un altro fratello in umanità”.

Una visita al centro di ascolto vuole essere “un’opportunità per liberarsi dai pesi e dalle sofferenze che la vita porta con sé, dai dubbi e dagli interrogativi esistenziali che rimangono senza risposta”.

Per i cattolici, chi ascolta non sostituisce il confessore che offre il sacramento della Riconciliazione; è semplicemente una pausa che permette a ciascuno di dialogare con i propri pensieri e di condividerli con qualcuno disposto ad ascoltare.

Era difficile immaginare una conferma così chiara: l’importante non è tanto il peccato, quanto le difficoltà della vita, che devono essere superate attraverso una sorta di trattamento psicologico.
Inoltre, questo è in definitiva solo il culmine di tutte le ripetute negazioni del peccato, ridotto a una mera ombra di se stesso. Rimane solo il turbamento, che si spera di dissipare dall’anima attraverso questa seduta di “terapia”.

Secondo mons. Pepe, “per coloro che entrano nella Basilica come turisti in cerca di bellezza, questo spazio di ascolto può essere un’opportunità unica, un invito a riflettere sul senso della vita e persino sulla questione di Dio”.

L’opportunità unica sarebbe quella di trovare sacerdoti dotati di sana dottrina, carità paziente e insegnamento chiaro e conciso.
Ma non si troveranno in questo stand.

Mons. Pepe ha inoltre spiegato: “Siamo convinti che i semi di speranza, presenti nel Vangelo, seminati nei cuori, porteranno frutto a tempo debito nella vita di coloro che li ricevono e li accolgono; e se hanno risvegliato un desiderio sacro, ognuno può continuare il dialogo e la ricerca nella propria città o nel proprio Paese contattando la Chiesa locale”.

Certo, ma per raccogliere un giorno un raccolto, bisogna prima seminare, non sterilizzare il terreno, come il clero è così determinato a fare.
Non si tratta di dialogo, ma di insegnamento.



 
novembre 2025
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