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| Notizie dalla chiesa in uscita (di testa) La confermazione del peccato e la “messa di Halloween” Con Dracula come celebrante ![]() Il cappellano Michael Korell nell’esercizio delle sue funzioni vestito da Dracula Il conduttore della ABC News Gio Benitez, apertamente omosessuale e civilmente “sposato” con un altro uomo, ha ricevuto il sacramento della Cresima con il marito accanto a lui come padrino. Se il sacerdote avesse celebrato una Messa tradizionale senza permesso sarebbe stato sospeso. Invece in questo caso tutto è avvenuto davanti a fotografi e telecamere. Sono seguiti applausi scroscianti. E padre James Martin, da sempre apostolo dei “diritti” lgbtq, ha commentato entusiasta: “Benvenuti!” Nessuna autorità si è opposta. Nessuno ha messo in dubbio la validità e la legittimità dell’operazione. Nella nuova ecclesiologia, la pubblicità è prova di santità. La Confermazione, secondo la definizione tradizionale, si chiama così perché conferma e rafforza la vita di fede. Significa rinunciare al peccato e al mondo, non canonizzarli. La moderna liturgia dell’“inclusione” ha trasformato il sacramento da arma di grazia a strumento di autoespressione. Lo Spirito non discende più come fuoco, ma si mette in posa per le foto. Benitez ha festeggiato così: “Ho trovato l’Arca dell’Alleanza nel mio cuore, custodita lì da Colui che mi ha creato… esattamente come sono”. Per una generazione catechizzata da Francesco piuttosto che da Trento, la frase suona coerente. Per chiunque ricordi che la grazia perfeziona la natura correggendola, non assecondandola, si tratta di evidente eresia di matrice sentimentale. Benitez ha ringraziato il defunto Papa Francesco per avergli ispirato “un’eredità di inclusività”. In effetti, quell’eredità, amplificata ora sotto Leone XIV, ha reso l'”inclusione” l’ottavo sacramento. Il vecchio Catechismo inizia con la domanda: “Perché Dio ti ha creato?”. Quello nuovo inizia con: “Perché non dovrebbe confermarti nel peccato?”. La tragedia è una classe clericale desiderosa di battezzare la confusione per ottenere l’applauso del mondo. Benitez doveva essere guidato verso il pentimento; invece hanno organizzato una festa per confermarlo nel peccato. Gli stessi sacerdoti secondo i quali inginocchiarsi durante la Comunione è “divisivo” esultano quando una coppia omosessuale si avvicina all’altare, perché quello spettacolo dice al mondo che la Chiesa ha finalmente raggiunto il suo obiettivo: si è adeguata al mondo che era stata mandata a convertire. La Chiesa non è il lettino di uno psicoterapeuta. È un ospedale per l’anima, e la prima medicina che offre è la verità. La misericordia senza conversione diventa morfina. “Amatevi gli uni gli altri” non ha mai significato dare il permesso di ignorare la legge morale. È il comando di volere la salvezza altrui, anche quando quell’amore ferisce l’orgoglio. Il Vangelo sentimentale celebrato a Manhattan non è cristianesimo, ma relativismo emotivo. Il vecchio Catechismo sussurra ancora sotto il frastuono: grazia e contraddizione pubblica non possono coesistere. O la Croce rimodella la persona, o la persona rimodella la Croce. Un vescovo tedesco riscopre la parola “anima” Dall’altra parte dell’Atlantico, la Conferenza Episcopale Tedesca ha recentemente pubblicato linee guida scolastiche che celebrano la “diversità sessuale”. Il documento proclama che gli insegnanti devono adottare un “atteggiamento aperto e riconoscente” nei confronti di ogni orientamento e genere auto-identificato. A fronte di tali posizioni, il vescovo Stefan Oster di Passau, raro esempio di prelato che crede ancora che l’anima esista, ha lanciato un solitario rimprovero. Il testo, ha affermato, promuove una “comprensione desacralizzata dell’umanità” e introduce di nascosto una nuova antropologia. Sotto il suo linguaggio sdolcinato sull’amore nasconde una dose del veleno più antico della storia cristiana: lo gnosticismo. Oster ha avvertito che una volta che si separa l’amore di Dio dalla sua legge non si sta più predicando il cristianesimo. “Quasi ogni riga”, ha scritto, “suggerisce non troppa moralità sessuale, e certamente non la pretesa di verità… Un’overdose di un super-dogma emozionale secondo il quale Dio ama tutti esattamente così come sono”. Ha ragione. Il credo della nuova Chiesa è questo. Poiché Dio ti ama esattamente così come sei, non devi convertirti a nulla. La grazia non è più una cura, è un complimento. La confessione non è più pentimento, è auto-affermazione. La Croce, un tempo considerata lo strumento che uccide il peccato, ora è solo lo sfondo per selfie che dimostrano che il peccato non esiste e non è mai stato reale. Misticismo per gli spiritualmente insensibili Il cardinale Víctor Manuel Fernández, ghostwriter di “Amoris laetitia” e attuale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha recentemente dato un tocco accademico alla sua “teologia”. Intervenendo a un convegno vaticano sulla mistica, ha spiegato che l’esperienza mistica può fungere da “percorso terapeutico” in un mondo che ha perso “la sensibilità verso Dio”. Lo Spirito Santo, ha affermato, agisce con “piena libertà”, a volte “contro natura”. Capito? L’approccio di Fernández dissolve la rivelazione nel sentimento: ciò che avverto come divino diventa di per sé divino. Se un tempo i santi temevano l’inganno dei falsi spiriti, i teologi di oggi gli aprono la strada. Il risultato è una religione perfettamente adattata allo spirito del tempo. Promette trascendenza senza verità, estasi senza obbedienza, guarigione senza santità. È ciò da cui C. S. Lewis metteva in guardia: una Chiesa che raccomanda di essere gentili quando un tempo chiedeva di essere perfetti. I vecchi sermoni iniziavano con il peccato e finivano con la salvezza. Le nuove omelie iniziano con l’autostima e terminano con un applauso. Quando la misericordia diventa morfina, il paziente muore sorridendo. La liturgia di Dracula Se Manhattan ci fornisce la dottrina dell’autocanonizzazione e la Germania la sua teologia, Frisinga ci dà il supporto visivo. Lì un vicario parrocchiale ha deciso di celebrare una “funzione di Halloween” nella cappella del cimitero. Al posto dei paramenti il celebrante indossa un mantello di Dracula. Una bara aperta, nebbia sintetica e musica d’ambiente creano l’atmosfera. I fedeli, una cinquantina, si sono detti entusiasti. Le fotografie mostrano il prete-vampiro che predica accanto alla bara, simbolo, ha spiegato, della “tomba vuota”. Dopo aver ricevuto diverse critiche, la parrocchia ha rilasciato una dichiarazione in cui assicura che non si è trattato di una vera e propria Messa e quindi non c’è stato sacrilegio. La nebbia era solo “espressione creativa di speranza cristiana”. Il parroco poi si è scusato, ma non per lo spettacolo in sé, bensì per aver cancellato i commenti negativi troppo frettolosamente, perché “come Chiesa sinodale, è importante ascoltare”. Un tempo un sacerdote indossava il nero per simboleggiare il lutto a causa del peccato e il rosso per il martirio. Ora indossa il mantello di Dracula. L’inversione non potrebbe essere più chiara. Non una semplice caduta di gusto, ma la logica espressione di una Chiesa che vede nel culto una forma di intrattenimento, per cui il confine tra Messa e mascherata svanisce. Inconsapevolmente, mostrando una bara hanno proposto un’icona perfetta del cattolicesimo moderno. La morte ha perso il suo pungiglione perché il peccato ha perso il suo significato. Nel frattempo, la Santa Messa tradizionale, l’unica forma di culto che ancora insegna il timore di Dio, viene limitata, stigmatizzata o relegata nelle catacombe. Dracula ottiene un microfono; la tradizione, se va bene, un permesso. E i vescovi si chiedono perché la fede nella Presenza Reale sta crollando così velocemente. Il Dracula di Frisinga è stato liquidato come un’eccentricità locale, ma non lo è. È la conclusione logica di una teologia che inizia con “chi sono io per giudicare?” è finisce con “perché giudicare?”. Una volta che il peccato diventa una scelta estetica, la liturgia diventa arte performativa. Da Manhattan a Monaco, fino alla cappella mortuaria di Frisinga, la rivoluzione predica un unico credo: stai bene così come sei. La nuova religione ha i suoi teologi, i suoi sacramenti e i suoi santi, nessuno dei quali richiede un cambiamento di vita. Ma il Vangelo non condivide questa illusione. “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso”. Una Chiesa che conferma gli impenitenti, teologizza la disobbedienza e si fa beffe della risurrezione continuerà ad attrarre telecamere ma non convertiti. L’applauso del mondo è la risata dell’inferno. I santi venivano derisi perché mettevano in guardia le anime dal peccato; oggi verrebbero emarginati per insensibilità pastorale. |