Dai droni russi all’emergenza climatica:

“loro” mentono sempre



di Antonio de Felip


Pubblicato sul sito Ricognizioni
 







Ci hanno spesso tormentato con il pedante detto: “la storia è maestra di vita”, sulla cui verità alcuni storici scettici hanno espresso dubbi.
E allora proviamo con un più modesto: “la cronaca è maestra di vita”.

Ripercorriamo dunque qualche recente, più o meno, fatto di cronaca e vediamo di trarne qualche insegnamento.

Lo scorso marzo 2025 viene segnalato un presunto sorvolo (ben sei volte) di un presunto drone sul Joint Research Centre (JRC) di Ispra, sul Lago Maggiore, l’ex Euratom di quando l’Italia era un Paese serio e aveva concrete ambizioni nucleari.
Oggi il Centro, che dipende dalla Commissione Europea, svolge ricerche su vari temi scientifici che, peraltro, non parrebbero degni dell’attenzione di serie spie. Tanto è vero che vengono consentite visite guidate al suo interno.

Il presunto drone, non avvistato da nessuno e da nessuno fotografato, sarebbe stato rilevato, questa la segnalazione proveniente dallo stesso centro, da un misterioso sistema sperimentale del JRC di rilevamento di velivoli sconosciuti.
Ovviamente, il mainstream ha subito strillato: è un drone russo. O quanto meno, in subordine e senza tema del ridicolo, di verbanesi simpatizzanti putiniani, spie del nemico.

Sono immediatamente partite le indagini della Procura, delle varie polizie, del pool antiterrorismo, dell’Aeronautica Militare e dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, che peraltro non hanno rilevato nulla in merito a queste presunte scorribande di droni. Della questione è stato addirittura investito il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir).
Titoli in prima pagina sui giornali di regime e sui telegiornali. Ma non sono mai emerse prove concrete né del drone, né della sua nazionalità russa.

Poi le docce fredde delle smentite in stile “contrordine, compagni”.

Con un una nota ufficiale la Commissione Europea, per bocca del suo portavoce Thomas Regnier, smentisce tutto: “non abbiamo osservato alcuna violazione da parte di droni della no-fly zone sopra il sito né siamo a conoscenza di alcuna specifica minaccia alla sicurezza correlata”.
Non solo, un giornale locale, Varese news ha scovato una mail interna destinata al personale del Centro nella quale si fa specificatamente riferimento al fatto che “non è stata rilevata alcuna violazione della no-fly zone sopra il sito della Commissione a Ispra da parte di droni”.

E allora? Profondo imbarazzo nel mainstream per una notizia chiaramente inventata per creare allarme e russofobia, che ha fatto sghignazzare la “sponda magra” (così viene definita la sponda lombarda del lago).
E siccome gli indigeni presunti sorvolati non sono privi di un sano sarcasmo, subito è stato prodotto un meme diventato virale che rappresenta un sottomarino nelle acque del lago con la scritta: “Avvistato un sottomarino russo nel Lago Maggiore”.
E, ovviamente, sul presunto drone russo è calata una coltre di silenzio.

Ma noi abbiamo avuto una conferma: “loro” mentono. Sempre.

Poi, più recentemente, tra settembre e ottobre e anche in questi giorni, l’avanguardia del drone d’Ispra, che è parso una sorta di ballon d’essai mediatico, è diventato uno sciame, un’epidemia dronesca, ovviamente russa, su tutta l’Europa. Decine, anzi centinaia di droni che, come gli spiriti maligni nell’esorcismo di San Michele di Leone XIII, “pervagantur in mundo”.
L’Europa invasa. Sopra la Germania, il Belgio, l’Olanda, la Danimarca, la Norvegia, la Polonia, la Romania, la Finlandia e naturalmente i paesi baltici, quelli che berciano di più nella loro congenita e isterica russofobia.

La Francia, come al solito, esagera: assalta e abborda una nave russa e arresta due membri dell’equipaggio accusati di essere i lanciatori dei droni.
La Polonia afferma di aver abbattuto dei droni “russi” (che costano poche migliaia di euri) con dei missili aria-aria che costano centinaia di migliaia, se non milioni di euri. Bell’affare.
Ansa riporta l’affermazione di Zelensky: la prossima vittima dei droni sarà l’Italia. Evidentemente è ben informato: è una previsione o è una minaccia?
Comunque, dopo la figuraccia di Ispra, i droni di Putin non si fanno vedere sopra i nostri cieli.

Poi, dopo lo sciame, più sull’informazione euro-atlantista che nei cieli, silenzio totale sulle indagini, sul loro esito, sulle prove: non uno straccio di video, non un abbattimento. Droni fantasmi.
Commenta l’autorevole, informato e competente sito Analisidifesa di Gianandrea Gaiani, uno dei massimi esperti italiani di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra:  “I casi ora sono numerosi, ma quasi tutti caratterizzati dal fatto che alla fine i droni non sono identificati, trovati o intercettati; non si sa o non si dice da dove arrivino e perché si trovino lì; non si sa se siano casi scollegati e fortuiti, o uniti da un piano; non c’è un’evidenza netta che si tratti in tutti i casi di droni.”

In buona sostanza, l’ennesima fake news confezionata non si sa bene da chi (oppure lo si sa benissimo) per condizionare l’opinione pubblica e generare allarme su una presunta guerra ibrida dei cattivissimi Russi.
In particolare, nel caso dell’avvistamento a Copenaghen, sostiene Dronewatch, un sito specializzato in droni: “l’oggetto in questione era quasi certamente un piccolo aereo gestito da una compagnia locale… Ciò suggerisce che la chiusura dell’aeroporto durata diverse ore nella notte scorsa sia stata causata da un errore di interpretazione”.

Viene in mente quando la disinformatia polacca diffuse l’immagine di un tetto distrutto da un “drone russo”. Poi fu costretta ad ammettere che era stato un missile ucraino. Oppure quando sempre gli intriganti, russofobi polacchi, in combutta con gli Ucraini, ritrovarono “resti di droni russi” nei campi e sui tetti di una coniglieria in Polonia:  erano rabberciati con il nastro isolante e denuncia sempre Analisidifesa: “appaiono il frutto di un’operazione sotto falsa bandiera messa a punto dagli ucraini, probabilmente in accordo col governo di Varsavia, impegnato in tutti i modi insieme a baltici e nordici a mobilitare tutta Europa per l’inevitabile confronto armato con Mosca”.

L’isterismo antirusso dei baltici ha raggiunto il culmine (anche del ridicolo) in Lituania, che ha denunciato la penetrazione di palloni areostatici dalla Bielorussia, alleata di Mosca: si tratta, hanno strillato i lituani, di palloni-spia voluti da Mosca.
Immediatamente il governo di Vilnius, facendo la faccia feroce, ha chiuso i confini con la Bielorussa e ha intimato al mondo di imporre sanzioni più severe nei confronti della Russia e della Bielorussia (che non è in guerra con nessuno).

Poi, la verità è emersa, nel silenzio della stampa internazionale: si trattava di palloncini usati da cittadini lituani, che sono stati arrestati, per contrabbandare sigarette.

Siamo a livello di “i soldati russi combattono con le pale e rubano i chip dalle lavatrici” oppure: “Putin è malato, anzi è molto malato, anzi è morto e sostituito da un sosia”.

Ancora una volta: “Loro” mentono. Sempre.

E, sempre a proposito delle menzogne occidentali e ucraine, come non ricordare quando alcune “manine” fecero esplodere i gasdotti Nord Stream 1 e 2?
Tutti accusarono la Russia, che sarebbe stata così stupida da auto-danneggiarsi colpendo una propria struttura e privandosi di una fonte d’entrate.
E tutti tacquero delle promesse di distruzione pronunciate da Biden e della Nuland, nonché della maligna soddisfazione baltica-ucraina-polacca alla notizia dell’attentato.
Adesso, grazie alla stampa indipendente e alla magistratura tedesca è emersa l’ovvia verità: sono stati terroristi dell’esercito ucraino, di cui uno è in galera in Italia in attesa di estradizione e un altro è impunito in Polonia, paese complice che, glorificando l’operazione terroristica, ha negato l’estradizione.

Ecco: “loro” mentono. Sempre.

Cambiamo scenario e parliamo di Argentina. Sia chiaro che chi scrive ha varie perplessità sul pensiero dell’esuberante presidente Milei e soprattutto sul suo iperliberismo e il suo filo-sionismo (ha riconosciuto Gerusalemme capitale d’Israele), anche se non nega gli aspetti positivi, ad esempio l’anti-abortismo, l’anti-wokismo del personaggio e il suo smantellamento di un assistenzialismo parassitario e corrotto.
Tuttavia, alla vigilia delle elezioni di mid-term, l’astio del mainstream contro Milei, espressione inequivocabile della feroce egemonia culturale della sinistra che grava sulla nostra stampa, ha giocato un brutto scherzo ai giornalisti organici al sistema.
Questi i titoli dei giornali di regime: Corriere della Sera: “Vacilla l’Argentina di Milei”; il Fatto Quotidiano: “Argentina la rivoluzione liberale sta implodendo”; La Stampa: “il miracolo economico di Milei è al capolinea”; La Repubblica: “Milei rischia il flop alle elezioni”.

Ancora immediatamente dopo la chiusura dei seggi, alcuni siti e la solita Rai News 24 annunciavano un “testa a testa” tra Milei e la coalizione post (molto “post”) peronista. Insomma: la debacle di Milei è una certezza.
Un esercizio penosissimo di wishful thinking (era capitato anche con Trump) e di menzogna, a cui ha fatto seguito la dura realtà dei fatti: Milei ha conseguito una vittoria travolgente, superando di oltre 10 punti la coalizione avversaria e aumentando di molto la sua rappresentanza parlamentare, mettendo in sicurezza il prosieguo della sua politica.

Ci siamo di nuovo: “loro” mentono. Sempre.

Cambiamo ancora scenario e parliamo di menzogne ecologiste.
Una delle più ripetute e più falsificanti è quella che annuncia un presunto “consenso unanime” degli scienziati sul riscaldamento globale, sull’emergenza climatica e soprattutto sull’origine antropica della presunta crisi.
Ultima nella proclamazione di questa bufala la solita Milena Gabanelli, giornalista di sinistra dedita al cosiddetto “giornalismo d’inchiesta”, pagato, purtroppo, anche da tutti noi, che di sinistra non siamo e che non gradiamo per nulla la propaganda di questo presunta informazione.
Costei ha scritto sul Corriere della Sera: “da almeno 30 anni il consenso scientifico è unanime, i cambiamenti climatici sono rapidi, distruttivi, e causati in gran parte dalle attività umane”. 

Si vede che il premio Nobel Carlo Rubbia non è riconducibile a questo presunto “consenso scientifico unanime”, visto che in un’occasione che più ufficiale e istituzionale non si può, un’audizione al Senato, ha definito la crisi climatica “la bufala del secolo”.
E si vede che, egualmente, Antonino Zichichi, una delle glorie della scienza italiana e Premio Enrico Fermi, non è parte del “consenso scientifico” considerato che, già nel 2017, aveva dichiarato: “attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale. L’azione dell’uomo incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali”.
Analogamente, non può essere incluso in questo fantomatico “consenso scientifico” Franco Prodi (sì, il fratello), uno dei massimi esperti mondiali di fisica dell’atmosfera e meteorologia, che ha dichiarato che “dire che siamo noi i responsabili dei cambiamenti climatici è scientificamente infondato” e che per questo ha subito censure e rappresaglie da riviste “scientifiche” anglosassoni appiattite sulla tesi eco-catastrofista.      

Ed egualmente sono esclusi dalla cupola del “consenso scientifico” illustri scienziati come Franco Battaglia, con un curriculum in Italia e all’estero lungo pagine e pagine, docente di Chimica Fisica in varie Università in Italia e all’estero che ha scritto, assieme a diversi altri scienziati, il volume Clima, basta catastrofismi.  E in una replica alla Gabanelli, è stato facile per il professor Battaglia ricordare che sono, ad oggi, 2.025 gli scienziati di fama mondiale sottoscrittori della “Dichiarazione mondiale sul clima: non c’è alcuna emergenza climatica”.

Tra i sottoscrittori due premi Nobel per la Fisica: Ivar Giaever e John Clauser, poi climatologi e membri delle più esclusive Accademie scientifiche del mondo. Ed è da notare che sottoscrivere dichiarazioni di questo tipo mette a rischio la carriera degli scienziati, perché la mafia vincente del catastrofismo eco-terrorista è feroce nell’escludere, ostracizzare, diffamare, calunniare, censurare chi non aderisce al terrapiattismo del “cambiamento climatico di origine antropica”.

Insomma, non esiste alcun “consenso scientifico unanime” sul cambiamento climatico e le sue origini. Nessuno. Esistono scienziati con idee diverse e diversificate. Tra l’altro, è facile ricordare che l’unanimismo non è stato mai un criterio di validazione delle teorie scientifica.

E potremmo continuare con decine di altri esempi, ma era solo per confermavi e ricordarvi quello che già sapete: “loro” mentono. Sempre.

E non chiedetemi chi sono “loro”. Anche questo lo sapete già.

 



novembre 2025
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