![]() |
![]() |
| Due vescovi reagiscono alla Nota del DDF: “Mater Populi Fidelis” ![]() Mons. Joseph Strickland e Mons. Athanasius Schneider La Fraternità San Pio X non è stata la sola a reagire alla Nota dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede relativa ai titoli attribuiti alla Vergine Maria, specialmente per il rifiuto dei titoli di Corredentrice e di Mediatrice di tutte le grazie. Hanno anche protestato i vescovi: Mons. Athanasius Schneider e Mons. Joseph Strickland La reazione di Mons. Schneider Mons. Schneider, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Astana, nel Kazakistan, ha osservato che «il Magistero ordinario, al pari di numerosi Santi e Dottori della Chiesa, ha insegnato le dottrine mariane della Corredenzione e di Mediazione, impiegando i titoli relativi di Corredentrice e di Mediatrice di tutte le grazie». Egli conclude che né il Magistero, né i Santi, né i Dottori della Chiesa avrebbero potuto sviare i fedeli «con l’uso sistematico inappropriato di questi titoli». Ed egli si riferisce anche alla fede dei fedeli che «aderendo all’insegnamento tradizionale del Magistero» non si allontanano né dal cammino della fede né dalla sana e illuminata pietà verso Cristo e Sua Madre. Quindi, elenca le «numerose affermazioni del Magistero ordinario dei Papi» circa la dottrina mariana della Corredenzione e della Mediazione e dei titoli corrispondenti. Egli cita prima di tutto Leone XIII che, nelle Encicliche Adjutricem Populi e Jucunda semper, si riferisce alla Vergine Maria come collaboratrice dell’opera della Redenzione e come dispensatrice della grazia che ne deriva. Il vescovo ausiliare di Astana cita poi ampiamente l’Enciclica Ad diem illum del Papa San Pio X che «ha offerto una breve esposizione teologica della Corredenzione, insegnando che Maria, per la sua Maternità, merita per carità ciò che solo Cristo, in quanto Dio, merita per noi per stretta giustizia – cioè la nostra redenzione – e che ella è la dispensatrice di tutte le grazie». Mons. Schneider prosegue con Benedetto XV che insegna: «Unendosi alla Passione e alla morte di suo Figlio, ella ha sofferto come a morirne… per placare la giustizia divina; per quanto ha potuto, ella ha immolato suo Figlio, in maniera tale che si può dire che con Lui ha redendo il genere umano» (Inter sodalicia). E il vescovo commenta: «Questo equivale al titolo di Corredentrice». E continua con Pio XI che afferma che per il suo intimo legame con l’opera della Redenzione, Maria merita giustamente il titolo di Corredentrice. E prosegue con Pio XII che, nella Mediator Dei, sottolinea l’universalità del ruolo di Maria come dispensatrice della grazia. E ricorda anche che Giovanni Paolo II ha esposto ripetutamente la dottrina cattolica relativa alla Vergine Maria e al suo ruolo nella Corredenzione e nella Mediazione di tutte le grazie, usando quindi i titoli di Corredentrice e di Mediatrice di tutte le grazie. Mons. Schneider fa notare che il cardinale John Newman, proclamato Dottore della Chiesa da Leone XIV, in una contesa contro un anglicano ha difeso il titolo di Corredentrice: «Sentendomi chiamarla, con i Padri, Madre di Dio, Seconda Eva, Madre di tutti i viventi, Madre della vita, Stella del mattino, Nuovo Cielo Mistico, Scettro dell’Ortodossia, Madre tutta immacolata della Santità, e così via, avrebbero ritenuto che stessi rendendo un debole omaggio a tali espressioni, rifiutandomi di chiamarla Corredentrice». E Mons. Schneider conclude che «tenuto conto dell’insegnamento sul significato e il buon uso dei titoli di Corredentrice e di Mediatrice di tutte le grazie, come costantemente presentato dal Magistero ordinario e sostenuto da numerosi Santi e Dottori della Chiesa per molto tempo, non vi è alcun serio rischio di usare questi titoli in maniera inappropriata». E conclude la sua difesa citando una bella preghiera di Sant’Efrem di Siria, Dottore della Chiesa del IV secolo, che della Santa Vergine afferma: «Dopo il Mediatore, tu sei la Mediatrice del mondo intero, la salvezza dell’universo». L’energica difesa di Mons. Strickland Nella sua risposta, il vescovo emerito di Tyler è colpito «dal constatare che la giustificazione addotta nella Nota – evitare la “confusione” e per ragioni ecumeniche – riprende il linguaggio che, da più di mezzo secolo, è stato usato per sminuire e oscurare la verità cattolica. Un tale ragionamento ha limitato la nitidezza della dottrina e l’ha ridotta ad un vago sentimentalismo». E prosegue: «Col pretesto di essere “accogliente” e “inclusiva”, la Chiesa soprannaturale è rimpiazzata da una identità sociologica. (…) Così, la Fede è diluita, la Croce è addolcita e il Vangelo diventa sentimentale invece che salvifico. Ma l’amore senza verità non è misericordia, è inganno». Mons. Strickland continua con una profonda considerazione: «La Santa Vergine è il riflesso umano più perfetto della verità divina. Diminuire il suo ruolo significa diminuire la realtà stessa della grazia. Quando i suoi titoli sono dichiarati “inappropriati”, non è lei ad essere diminuita, ma la nostra comprensione di Cristo, poiché ogni verità mariana protegge una verità cristologica». Il vescovo emerito ricorda che la Chiesa ha visto nel “fiat” di Maria, un consenso totale al piano di Dio, una vera cooperazione all’opera salvifica di suo Figlio. E cita la Congregazione dei Riti che, nel 1908, regnando San Pio X, ha chiesto che la devozione alla Madre Dolorosa fosse rafforzata e che la gratitudine dei fedeli per la «misericordiosa Corredentrice del genere umano» fosse intensificata. Parimenti, la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio (diventata il Dicastero per la Dottrina della Fede) ha concesso delle indulgenze alla seguente preghiera: «Io benedico il tuo Santo Nome, io lodo il tuo sublime privilegio di essere veramente Madre di Dio, sempre Vergine, concepita senza peccato, Corredentrice del genere umano». Dopo che un Dicastero ha potuto concedere delle indulgenze ad una tale preghiera, oggi non può pretendere che la dottrina su cui si basa sia «inappropriata». Mons. Strickland cita anche lui Ad Diem illum di Papa San Pio X, Inter sodalicia di Papa Benedetto XV e Pio XI, Pio XII e Giovanni Paolo II per difendere il titolo di Corredentrice. E fa notare che la pretesa che i «i titoli mariani di “Corredentrice” e di “Mediatrice di tutte le grazie” non contribuirebbero alla corretta comprensione del ruolo di intercessione di Maria, si oppone all’Adiutricem Populi di Leone XIII e a Ad Diem illum di San Pio X. Segue una bella considerazione: «Questo attacco contro la dottrina mariana deve essere compreso come facente parte di uno smantellamento più ampio. Lo spirito moderno richiede una Chiesa che non disturbi più, non che non ammonisca più, che non chiami più il peccato col suo nome. Una Chiesa senza Sacrificio, una Croce senza sangue, un Cielo senza conversione. Una tale visione non è un rinnovamento, è una sostituzione». E il vescovo americano ha ricordato il sogno di San Giovanni Bosco: «Egli vide la Barca di Pietro sbattuta dalle tempeste, assalita da ogni parte, finché non fu ancorata tra due grandi pilastri che sorgevano dal mare: l’Eucarestia e la Beata Vergine Maria»; e non esita a predire: «Il tentativo di sminuire i titoli di Maria è un attacco contro uno dei pilastri, e non possiamo essere certi che presto l’altro pilastro non possa essere attaccato più violentemente». E il vescovo conclude affermando che «Colpire Maria significa colpire l’Eucarestia, poiché le due sono inseparabilmente unite nel mistero dell’Incarnazione. Ella ha dato il corpo a Cristo; questo Corpo diventa il nostro Nutrimento eterno. Negare il ruolo di Corredentrice e di Mediatrice a Maria significa separare il segno visibile dal cuore materno che lo ha donato». Infine, il vescovo esprime un’esortazione: «Che i sacerdoti, i religiosi e i laici pronuncino questi titoli con fiducia e ne insegnino il significato. Che le nostre case, i nostri apostolati e le nostre sofferenze siano consacrati al suo Cuore Immacolato. In un’epoca in cui i pastori vacillano e in cui regna la confusione, La Madonna rimane il segno certo dell’ortodossia, lo specchio della Chiesa, Colei che schiaccia la testa del serpente». |