![]() |
![]() |
| Gesù conosce il cuore dei Suoi amici ![]() Gesù e tre Apostoli: San Pietro, San Giacomo e San Giovanni Mentre era a
Gerusalemme durante le feste di Pasqua, molti credettero in Lui per i
miracoli che compiva.
Nostro Signore cominciò il Suo divino ministero nel Tempio con un atto di sovrana autorità. Aveva attirato l’attenzione su di lui. Ben presto affluirono i discepoli. Ciò che aveva rifiutato ai sommi sacerdoti del Tempio, l’aveva moltiplicato nella città, aveva confermato la Sua parola con dei segni. Aveva così soddisfatto le richieste degli Ebrei che avevano indirettamente sostituito le autorità, che certamente furono informati dei miracoli del Signore. Tra questi nuovi discepoli, molti erano in verità di quei curiosi attratti da ogni novità, sui quali non si può fare affidamento. Essi erano colpiti dai miracoli compiuti da Gesù; ascoltavano le Sue parole e ne erano toccati e si mischiavano volentieri alla folla che Lo circondava. Ma nel fondo del loro cuore erano ancora lontani dalle profonde trasformazioni che la vera Fede esige dai veri discepoli del Maestro. E per questo che San Giovanni, che li conosceva e che forse aveva notato numerose defezioni nelle loro fila, scrive a proposito: «Molti credettero nel suo nome, vedendo i
miracoli che faceva. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro
perché li conosceva tutti; non aveva bisogno che qualcuno gli
desse testimonianza su questi uomini né su qualcuno di essi;
poiché Egli sapeva da sé ciò che vi è
nell’uomo!».
In queste parole vi è una profonda tristezza. Cos’è il cuore dell’uomo? Quale fiducia si può avere nelle grandi dimostrazioni di amicizia di un essere umano? Quale consistenza hanno le sue promesse e i suoi giuramenti di fedeltà? La spiegazione è in effetti terribile. Essa riveste la semplicità del racconto di San Giovanni… come una fatalità che tuttavia non esiste, se non nella pervicacia di un’anima che non vuole arrendersi. Il fatto è là, davanti agli occhi di San Giovanni: Dio riprende il Suo regno. E’ un movimento interiore, profondo, è l’opera dello Spirito Santo in ogni anima. Dio si dona secondo un piano progressivo, che è un piano di vita. Inizia con un germe. Gli Apostoli e i veri discepoli non sono solo delle persone povere, essi devono apprendere la docilità e la pazienza. Per il momento vedono solo il compimento della parola della Bibbia. Lo Spirito Santo illuminerà questa parola, e condurrà i veri discepoli nelle acque profonde del mistero di Dio. Nella genesi del Regno della Grazia è lo Spirito Santo che è all’opera … nessuna convinzione umana può uguagliare la Fede che Egli fa nascere in un’anima che si presta. Il legame che il Maestro ha appena stabilito tra il Tempio e il suo corpo, essi lo comprenderanno solo alla fine… e anche allora ci vorrà tutta la vita per farlo proprio. Per adesso vi è solo la Fede che suscita in essi l’azione della Grazia: i mezzi straordinari devono essere ridotti solo allo stretto necessario. Come scrive Dom Guillerand «Gesù li forma come sviluppa una pianta; o come fa sorgere l’aurora, per vie normali, i più normali possibile». Poiché, prosegue ancora Dom Guillerand, «la Fede non si impone; si mostra, si giustifica; essa è “omaggio che è ragionevole rendere”». Perché alcuni credono e altri no? Per la semplice ragione che la Fede si giustifica da sé: essa è opera di Dio; perché anche lo Spirito di Dio si rivela direttamente, cioè senza intermediari: Egli si dona e cerca esseri che acconsentano a riceverLo. Forse è per questo che Nostro Signore si renderà più accessibile ai poveri della città, a coloro che non hanno nulla. Gli altri prendono posizione per difendere quello che hanno. Vedendo i prodigi di Gesù, gli uni tacciono, adorano e si abbandonano; gli altri tacciono anch’essi, forse credono, ma non si abbandonano. E poi vi è il resto: coloro che sono rimasti nel Tempio con i sommi sacerdoti: essi parlano, resistono, si rifiutano. E Dom Guillerand dice: «I primi con l’esempio dei futuri Apostoli vanno oltre sé stessi, immolano le loro convinzioni per delle convinzioni che ritengono più alte delle loro, senza comprenderle». Un giorno, nostro Signore dirà di questo piccolo gruppo che crede veramente: «Voi siete miei amici… perché eravate con me fin dall’inizio»: non solo dall’inizio tumultuoso di questo apostolato divino, ma dall’inizio di tutte le cose in cui si immerge l’atto di Fede. «I secondi hanno paura di concordare i loro atti con l’atto di fede che hanno appena compiuto: essi hanno paura degli sforzi che devono fare e probabilmente di prendere posizione tra Gesù e coloro che Lo contraddicono». Ecco perché il Maestro non si rivela a loro. Il Signore conosce il cuore dell’uomo, Egli si dona solo quando vede dei cuori pronti a rispondere al dono divino. Giovanni tace intenzionalmente sui prodigi che fa Nostro Signore nella città e mette in rilievo la formidabile difficoltà dell’anima umana di abbandonarsi all’atto di Fede: per i nostri spiriti abituati a riflettere, dobbiamo superare noi stessi e accettare di camminare senza altra luce che quella che per adesso possiamo solo intravedere nelle parole del Signore, prima che lo Spirito Santo ci faccia conoscere di più. Siamo rassegnati alla fatalità e all’impossibilità di riuscire in questo atto di Fede? «Egli li conosceva tutti…» dice San Giovanni. Si tratta di una nuova prospettiva, immensa e divinamente superiore alle nostre possibilità umane. Il Maestro legge l’anima di ciascuno di noi come un libro aperto: coglie la totalità dell’essere dell’uomo, i suoi fallimenti ma anche le sue battaglie, le sue debolezze ma anche ciascuna delle sue spinte a migliorare, le sue imperfezioni ma anche i trionfi della grazia in un’anima… Lui solo conosce veramente il cuore dell’uomo. «Egli li conosceva tutti». Non è forse in queste poche parole il segreto che già lega San Giovanni al suo Maestro? Il Buon Pastore conosce le sue pecore e le
sue pecore Lo conoscono
|