Quando la bussola diventa banderuola


di Don Nicolas Cadiet, FFSPX


Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine






Antico sacrificio a Dio




Dal nuovo rito della Messa alla negazione del Sacrificio


In un articolo di opinione pubblicato da La Croix (1), il Padre Martin Pochon S. J. afferma deliberatamente il contrario di quanto insegna il Concilio di Trento: Gesù «ha offerto il Suo Corpo e il Suo Sangue, non a Dio, ma ai Suoi discepoli, in nome di Suo Padre», ritenendo che la dottrina tridentina non renda giustizia al vero significato evangelico della Cena pasquale, e che il rito della Messa di Paolo VI ha contribuito a ritrovare.

Ricordiamo che il Concilio di Trento afferma: «Se qualcuno dice che nella Messa non è offerto a Dio un vero e autentico sacrificio o che «essere offerto» non significa altro che il fatto che Cristo ci è dato in cibo: sia anatema» (2).

Gesù ha annunciato che Egli offriva la Sua vita da se stesso (Gv. 10, 17-18) e nella stessa Cena Egli afferma che il Suo Sangue è sparso per la remissione dei peccati (Mt. 26, 28), evidente allusione ai sacrifici cruenti della Legge di Mosè, destinati a procurare il perdono dei peccati.

Le Epistole di San Paolo esplicitano il carattere sacrificale di questa azione:
«Cristo nostra Pasqua è immolato» (I Cor. 5, 7),
«ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef. 5, 2), ed è in Lui che «noi abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati» (Col. 1, 14).

L’Epistola agli Ebrei esplicita come questo sacrificio valga di più di quelli della vecchia Legge, tale che è realmente efficace e non ha bisogno di essere rinnovato:
Gesù « può salvare in maniera definitiva coloro che per mezzo di Lui si avvicinano a Dio, essendo sempre vivo per intercedere per loro. Sì, Egli è esattamente il sommo sacerdote di cui abbiamo bisogno: santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori, elevato nel più alto dei Cieli, che non è obbligato ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, ad offrire vittime prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché questo Egli l’ha fatto una volta per tutte offrendo se stesso» (3).

Negli antichi sacrifici, la manducazione della vittima immolata con le offerte significava la loro unione intenzionale col sacrificio e la ricezione dei doni divini. Il Salvatore istituì il sacramento dell’Eucarestia alla maniera di questo pasto sacrificale, che ci permette di unirci a Lui dopo l’offerta del sacrificio.
In questo senso è un dono fatto ai fedeli, ma come frutto del sacrificio.

Questo sacrificio, il Padre gesuita lo nega,
Come spiegare l’esplicito abbandono di un dogma di fede chiaramente conosciuto – ne dà riferimento nel suo articolo – a favore di una interpretazione distorta del Vangelo (4)?
Come si può spiegare una relativizzazione così palese di una dichiarazione dogmatica pronunciata da un Concilio ecumenico (5)?

Si può avanzare la seguente spiegazione: la liturgia ha un senso ed essa forma gli spiriti.

Ora, l’autore dell’articolo afferma: «Quattro secoli dopo [il concilio di Trento], la riforma liturgica seguita al concilio Vaticano II ha cercato di riavvicinarsi al significato della Cena, come ci viene presentato dai Vangeli e dall’Apostolo Paolo nella sua prima Lettera a Cirinti. La commissione incaricata di rivedere il rituale percepiva che l’affermazione tridentina era infondata, poiché Gesù non ha mai voluto dire in nome di quale autorità Egli parlasse e agisse, e soprattutto Egli ha offerto il suo corpo e il suo sangue, non a Dio, ma ai suoi discepoli, in nome di suo Padre».

L’opinione pubblicata da La Croix che, se le parole hanno ancora un senso, bisogna definire eretica, è forse una diretta conseguenza del Concilio e della nuova liturgia.



NOTE

1 - Martin Pochon sj, « Comment rétablir l’unité de l’Église si elle n’est pas fondée sur les Évangiles ?» [Come ristabilire l’unità della Chiesa se non è fondata sui Vangeli?], La Croix, 24 ottobre 2025, https://www.la-croix.com/a vif/comment-retablir-l-unite-ecclesiale-si-elle-nest-pas-fondee-sur-les-evangiles-20251024. L’autore riassume qui il suo libro L’Eucharistie, don ou sacrifice ? [L’Eucarestia, dono o sacrificio?] Vie chrétienne, 2025.
2 – Concilio di Trento, dottrina e canoni sul sacrificio della Messa, 17 settembre 1562, canone 1. Questa formulazione con la minaccia di anatema (scomunica) esprime chiaramente l’intenzione del Concilio di definire una verità di fede.
3 - Ebrei 7, 26–27.
4 – Alla fine di un lungo lavoro, perché l’autore ha pubblicato una lunga opera di esegesi su L’épître aux Hébreux au regard des Évangiles [La Lettera agli Ebrei alla luce dei Vangeli], Cerf, 2020.
5 – E ricordata da Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia del 2003.







novembre  2025
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