Leone XIV: dalla speranza al dubbio,

dal dubbio alla delusione


di Fraternità San Pio X







Papa Leone in raccoglimento davanti alla tomba di Papa Francesco


Il 14 settembre 2025, il vaticanista Aldo Maria Valli, sul suo blog, augurava un buon compleanno a Papa Leone XIV:
«Oggi, Francis Robert Prevost, Papa Leone XIV, festeggia i suoi settant’anni, e noi gli rivolgiamo i nostri auguri più sinceri. […] Io provo per lui una simpatia istintiva. Amo il suo tono un po’ dimesso, il suo sorriso di uomo riservato e forse anche timido. Amo il fatto che non si presenta come un uomo di spettacolo.

«Si dice che ama lavorare in gruppo e che sa ascoltare. Io penso che, insieme all’umiltà, queste sono le qualità di un vero capo. […] Una persona che lo conosce bene mi ha detto che dietro il suo aspetto umile e modesto si nasconde un vero capo, concreto e determinato. Spero per lui che sia così».


Tuttavia, il giornalista italiano riconosceva:
«Apparentemente, Francis Robert Prevost è un tipico centrista: non ama gli estremismi e, se può, cerca i margini di manovra utili al compromesso.  Questo può essere un pregio, ma può anche essere un limite, perché il compromesso può essere mortale». 

Più avanti egli aggiungeva:
«In quattro mesi di pontificato, Leone XIV ha indicato alcune linee guida, ma ancora non si è rivelato pienamente. Molti dicono: è ancora troppo presto. Ma comincia a sorgere un dubbio: non potrebbe essere che la “politica” di Leone consista proprio nel navigare nelle acque tumultuose della Chiesa e del mondo senza prendere posizioni chiare?»

A questo proposito, Aldo Maria Valli ricordava:
«Ho già scritto altrove che con Leone XIV noi siamo e restiamo nella linea del Vaticano II. E’ inutile sperare che ritorni indietro. Se si volesse classificarlo lo si potrebbe definire un modernista moderato. Vedremo se, caso per caso, prevarrà il sostantivo o l’aggettivo».

E Valli richiama alcuni fatti significativi di fine estate:
«In questi ultimi giorni abbiamo visto emergere il rischio che egli stia coltivando l’ambiguità. Non ha ricevuto i partecipanti al giubileo LGBT, ma li ha fatti entrare nella Basilica con una croce arcobaleno. Non ha rivolto loro alcun messaggio, ma ha accolto con un sorriso il gesuita Martin, lasciando poi che questi affermasse che Leone è sulla stessa linea di Bergoglio».

Il 3 ottobre, meno di un mese dopo l’articolo citato, Aldo Maria Valli ha espresso la sua grande delusione, provocata dalle risposte date da Leone XIV ad un giornalista dell’EWTN News nei giardini di Castel Gandolfo e anche dall’intenzione di preghiera molto «bergogliana» proposta per il mese di ottobre.


«Più preoccupato di adulare il pensiero dominante che di testimoniare la verità»

A Castel Gandolfo, egli ha appoggiato la decisione del cardinale ultra-progressista Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, di attribuire un premio alla carriera ad un senatore democratico apertamente a favore dell’aborto.

Ecco le parole di Papa Leone XIV:
«Io  penso che sia importante considerare l’insieme del lavoro compiuto da un senatore durante, se non mi sbaglio, quarant’anni di servizio al Senato americano; comprendo le difficoltà e le tensioni, ma come ho detto in altre occasioni l’importante è tenere conto delle numerose questioni legate all’insegnamento della Chiesa.

«Quelli che dicono: “sono contro l’aborto” ma sono favorevoli alla pena di morte, non sono veramente pro-vita. Quelli che dicono: “sono contro l’aborto” ma approvano il trattamento inumano degli immigrati negli Stati Uniti, io non so se questo è pro-vita. Queste sono questioni molto complesse e io non so se qualcuno conosce tutta la verità riguardo a questi argomenti, ma vorrei soprattutto chiedere alle persone di rispettarsi reciprocamente e di cercare insieme la via da seguire».

A questo, Aldo Maria Valli ribatte:
«L’elogio dei “quarant’anni di servizio” è paradossale. Se qualcuno, favorendo l’aborto, ha contribuito alla morte di innocenti, poco importa se in quei quarant’anni abbia anche fatto qualcosa di buono. Egli ha contribuito ad un peccato gravissimo e non vi sono circostanze attenuanti. Nessun servizio (e peraltro quale?) può compensare il peccato commesso»

Secondo il giornalista italiano,
«quello che è forse più grave è che il Papa afferma che “nessuno possiede tutta la verità” su certe questioni, il che, oltre ad essere falso, ricorda in modo sinistro il “chi sono io per giudicare” di Papa Bergoglio. […] La Chiesa, non solo può possederla, ma deve possederla. E in effetti la possiede. […]

«Per quanto riguarda l’aborto, la Chiesa dice che è un crimine e che dunque è inammissibile. Non c’è da discutere. Non ci sono “ma” né «se”.

Ed aggiunge che
«il tentativo di minimizzare lo scandalo ricorrendo all’eterno ritornello del “rispetto reciproco” tra cattolici che la pensano diversamente puzza fortemente di untuosa ipocrisia e si ritorce contro i vescovi che hanno denunciato coraggiosamente la scelta di Cupich».

E aggiunge con forza:
«Mi dispiace dirlo, ma con la sua dichiarazione, Papa Prevost si è dimostrato più preoccupato di adulare il pensiero dominante che di testimoniare la verità. Il risultato è che i fedeli, ancora una volta, sono ingannati e indotti in errore. La difesa della vita nascente è un principio fondamentale che non può essere negoziato.

«Premiare un uomo, un politico, che per decenni ha incoraggiato l’omicidio di innocenti è qualcosa di diabolico, e il Papa dovrebbe dirlo chiaramente. […] Si sperava che il tempo della confusione, dell’ambiguità e del tradimento fosse finito. Tutto porta a credere che l’incubo continui».


Una intenzione di preghiera interreligiosa

L’altro motivo della delusione di Aldo Maria Valli è l’intenzione di preghiera per il mese di ottobre «per la collaborazione tra le diverse tradizioni religiose».
Il vaticanista commenta:
«E’ sempre la stessa storia: indifferentismo religioso ed ecumenismo a profusione. La linea di demarcazione fra il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo e lo spirito del mondo è cancellata, annegata nel brodo massonico della “fraternità umana”.

Ed argomenta:
«Quando il Papa dice, tra gli applausi del mondo, che le religioni “diventano a volte fonti di conflitto”, lascia intendere che la verità è troppo divisiva e che quindi deve essere in qualche modo addolcita. Ora, sembra che Nostro Signore abbia detto che non era venuto a portare la pace, ma la spada. La verità divide, certo, Se essa non dividesse, allora sono solo parole che piacciono al mondo.

«Nell’intenzione di preghiera, non ci si risparmia il ritornello secondo il quale le religioni devono essere dei “ponti” e non dei “muri”. Ma la nostra fede non è semplicemente un ponte tra religioni tutte identiche. Se fosse così, perché Cristo avrebbe chiesto ai Suoi seguaci di andare nel mondo intero a proclamare la fede, fare dei discepoli e battezzare?

«I Martiri non sono morti perché volevano costruire ponti di collaborazione, ma perché non hanno rinunciato a testimoniare la verità».
In breve, «tutta l’intenzione di preghiera è impregnata di un sentimentalismo che non ha niente a che vedere con quello che ha insegnato Nostro Signore. Come se i cattolici fossero degli operatori umanitari e non dei soldati di Cristo».

Il vaticanista deluso conclude il suo articolo dicendo:
«Credetemi, non scrivo queste valutazioni alla leggera. Io avevo veramente sperato in Papa Prevost, ma vedo che egli segue percorsi infelici».





 
dicembre 2025
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