CEI, Sant’Egidio “vota” Repole


di Eusebio Episcopo


Pubblicato su Lo Spiffero






Il cardinale Roberto Repole





La potente lobby ecclesiastica, vera artefice dell’elezione di Zuppi alla Conferenza episcopale, per la successione punta sull'arcivescovo di Torino.
La posta dottrinale è la medesima: pensiero debole (anzi umile), orientamento politico univoco a sinistra.

Se qualcuno avesse la pazienza, che noi abbiamo, di confrontare le omelie e i discorsi dei vari vescovi italiani, soprattutto quelli più “in vista”, scoprirebbe qualcosa di davvero interessante. Per molti, infatti, esiste un filo rosso, un tema conduttore, che li lega nel linguaggio e nel contenuto. E non si tratta semplicemente, come tutti si aspetterebbero, della comune ispirazione al Vangelo o alla dottrina cattolica. Magari!
Si tratta di qualcosa di molto più “originale”: è come un linguaggio completamente rivisto, nel quale al posto di Gesù Cristo si parla della «bellezza del Vangelo», al posto della Chiesa si parla di chiese «al plurale» e di «comunità del risorto», al posto dei Comandamenti spunta la Costituzione della Repubblica italiana e la morale è cambiata con le «consapevolezze soggettive».

Un esempio valga per tutti. Confrontando le omelie e gli interventi di due vescovi geograficamente lontani, ma probabilmente molto vicini, si potrebbe restare impressionati dalla somiglianza.
L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, e quello di Padova, Claudio Cipolla parlano degli stessi temi, con lo stesso linguaggio e persino negli stessi tempi.
Ora è vero che Palermo e Padova hanno in comune la «P», ma forse, in questo caso, in comune potrebbe esserci altro. Chi scrive i discorsi dei due prelati? Perché è fuori di dubbio che ci sia una regia esterna, la quale, non solo in questi due casi clamorosi, sta influenzando, se non proprio condizionando i vescovi italiani.

La risposta a questa domanda è piuttosto semplice, anche perché gli stessi protagonisti (più a Palermo per la verità che a Padova) non ne fanno mistero alcuno: la “manina che scrive” è quella della Comunità di Sant’Egidio che, dalle dimissioni di Papa Benedetto XVI, ha scatenato la propria “macchina da guerra ecclesiastica”, occupando, in modo metodico, invadente e programmato, moltissimi posti chiave della gerarchia vaticana ed italiana.
Ed è chiaro che chi determina le nomine, poi pretende di controllare i nominati, ad ogni livello, secondo l’adagio: “Io ti ho messo lì e ora fai quello che dico io”. Il tutto a prescindere, ovviamente, da meriti pastorali o, peggio ancora, culturali, accademici e di pensiero.
Servono solo uomini “utili alla causa”, ma saranno utili anche alla Chiesa?

Il colpo meglio riuscito a Sant’Egidio è stato piazzare, prima come ausiliare di Roma e poi come arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana poi, l'oscuro parroco di Trastevere, don Matteo Zuppi, il quale, senza alcuna preparazione accademica, né capacità comunicativa (avete mai assistito davvero a una sua conferenza, nella quale tenta di coordinare soggetto e verbo, aggettivo e sostantivo, senza riuscirci?), si è trovato a ricoprire l’incarico che fu niente meno che del cardinale Camillo Ruini, l’uomo del progetto culturale orientato in senso cristiano, colui che seppe governare la CEI e Roma in comunione con San Giovanni Paolo II per due decenni.

Dunque, c’è una regia sempre più invadente nell’episcopato italiano, e due note vanno evidenziate.
La prima: avete visto la faccia di Andrea Riccardi – il grande dominus di Sant’Egidio – a San Giovanni in Laterano, all’ingresso del neoeletto Papa Leone XIV, nella Messa in cui prendeva possesso della Basilica? Andate a vedere che espressione! Appare evidente la delusione per non essergli riuscito la mossa di condizionare anche l’elezione del Pontefice, e che lo Spirito Santo ha benedetto la scelta dei cardinali e non quella di Sant’Egidio.
La seconda: su chi punta adesso il potentato ecclesiastico di Trastevere, dal momento che Zuppi sta terminando il suo mandato?

Ormai è chiaro a tutti i vescovi, anche per le chiare indicazioni di Assisi: Sant’Egidio punta sul cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino, come nuovo Presidente della CEI.
Ora è vero che Repole, a confronto di Zuppi, sembra Giovanni Crisostomo paragonato ad un balbuziente, tuttavia è bene non farsi ingannare.
Se la “puntata”, la scommessa, la fa la stessa “agenzia”, è perché la posta dottrinale è la medesima: pensiero debole (anzi umile), difficoltà con la teologia del potere, orientamento politico univoco verso sinistra, inteso nella sua forma borghese radical-chic, minoritaria e perdente, e approccio possibilista ad ogni altra via di salvezza che non sia il solo Gesù Cristo (crederlo sarebbe esagerato!). Allora chi legge può stare a Palermo, a Padova, a Bologna o a Torino, ma chi scrive è Sant’Egidio.
Forse il Santo Padre e i vescovi dovrebbero aprire gli occhi e mostrare maggiore autonomia da pressioni e invadenze.





dicembre  2025
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