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| Un vescovo che dispensa i fedeli dal vivere secondo la fede ha rinunciato al cristianesimo ![]() Violazione del Sesto Comandamento Papa Leone Magno lo disse chiaramente ai fedeli del suo tempo: «Riconosci, o cristiano, la tua dignità, e, reso consorte della natura divina, non voler tornare all’antica bassezza con una vita indegna». Il Diritto Canonico vigente dice lo stesso nel Codice, can. 209: «I fedeli sono tenuti all’obbligo di conservare sempre, anche nel loro modo di agire, la comunione con la Chiesa». Nessun vescovo ha il diritto di dispensare da questo obbligo. Nemmeno il Papa può farlo, perché altrimenti dissolverebbe la Chiesa. I vescovi in Germania hanno tuttavia dispensato i loro collaboratori laici dal vivere secondo ciò che sono. A tal fine hanno modificato il «Regolamento fondamentale del servizio ecclesiastico» («Grundordnung des kirchlichen Dienstes») del 22 novembre 2022. L’articolo 7, paragrafo 2, relativo ai collaboratori laici e alla rilevanza della loro vita personale per l’assunzione da parte della Chiesa, recita ora: «L’ambito centrale della vita privata, in particolare la vita sentimentale e la sfera intima, rimane escluso da valutazioni giuridiche». È quindi possibile convivere prima e fuori il matrimonio, risposarsi civilmente, essere poliamorosi, poligami o convivere in una relazione omosessuale: tutto ciò è irrilevante ai fini dell’assunzione da parte della Chiesa. È comunque possibile insegnare e predicare in nome della Chiesa. Tutte le diocesi tedesche hanno recepito questo principio nel proprio diritto. I vescovi tedeschi hanno così violato in modo grave i loro doveri d’ufficio. Infatti, nel Codice di Diritto Canonico, can. 392, si legge: «§ 1. Poiché deve difendere l’unità della Chiesa universale, il vescovo è tenuto a promuovere la disciplina comune a tutta la Chiesa e perciò a urgere l’osservanza di tutte le leggi ecclesiastiche. § 2. Vigili che non si insinuino abusi nella disciplina ecclesiastica, soprattutto nel ministero della parola, nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali, nel culto di Dio e dei Santi e nell’amministrazione dei beni». In Svizzera, le diocesi non sono generalmente datori di lavoro civili, come invece avviene in Germania. Questo compito è assunto dalle cosiddette «comuni parrocchiali» e «chiese cantonali», strutture parallele create dallo Stato. Il 4 dicembre 2025 la «Chiesa cantonale» di Zurigo, la più potente dal punto di vista finanziario in Svizzera, ha modificato il proprio «Regolamento di assunzione» («Anstellungsordnung»). Per quanto riguarda i collaboratori laici, il § 4a recita ora: «Ai fini dell’assunzione nell’ufficio d’insegnare e di annunciare, la sfera privata della vita personale non viene presa in considerazione. La vita sentimentale, l’orientamento sessuale e lo stile di vita, in particolare la sfera intima, non sono soggetti a valutazioni giuridiche e non costituiscono un criterio di assunzione». Il vescovo di Coira, monsignor Joseph M. Bonnemain, nella cui giurisdizione ricade il Cantone di Zurigo, ha preventivamente dato il suo consenso a questa deroga al Sesto Comandamento per i collaboratori ecclesiastici laici. Infatti, il suo alter ego, il vicario generale responsabile per Zurigo, il canonico Luis Varandas, ha dichiarato alla «Chiesa cantonale» di «essere d’accordo con la presente revisione parziale del Regolamento di assunzione». Una Chiesa che non vuole più obbligare i propri collaboratori a vivere secondo i comandamenti di Dio ha capitolato. Ed è chiaro: se qualcosa non vale più per i collaboratori, non vale più per tutti i fedeli. In Germania e nel Cantone di Zurigo, l’osservanza del Sesto Comandamento è quindi facoltativa. Il motivo di questa capitolazione della Chiesa nei paesi di lingua tedesca è il sistema fiscale ecclesiastico. Il mantenimento di questo sistema sembra richiedere, secondo l’interpretazione dei vescovi, che la Chiesa si sottometta alla corrente dominante post-cristiana della società. Per rimanere accettabile alla maggioranza, la Chiesa dovrebbe tacere o addirittura negare tutto ciò che è offensivo per i post-cristiani e che potrebbe mettere in pericolo il godimento dei privilegi ecclesiastici. Il Papa ha taciuto pubblicamente sulla modifica del «Regolamento fondamentale» tedesco del 2022. Nel caso dell’ex Papa, ciò non può sorprendere. Non si sa cosa intenda fare Papa Leone XIV. In ogni caso, deve prendere atto che tacere significa approvare. E la precedente non-politica ha come conseguenza che anche altre parti della Chiesa universale vengono contagiate, come si sta ora verificando in Svizzera. L’approccio adottato in Germania e ora nella diocesi di Coira, offre un ulteriore insegnamento. In entrambi i paesi, i membri del clero sono esclusi dalla dispensa dal rispetto del Sesto Comandamento (Regolamento fondamentale, art. 7, comma 2, frase 4; Regolamento di assunzione, § 4a, frase 2). Dal punto di vista del diritto civile, si tratta di un atto arbitrario, di una discriminazione. Sarà interessante vedere quando questo tema diventerà rilevante dinanzi ai tribunali statali. Dal punto di vista teologico, la distinzione operata dai vescovi è illuminante. Essa implica che il sacramento del Matrimonio comporti meno obblighi rispetto al sacramento dell’Ordine. In altre parole: i laici sono di seconda classe. Se non vivono come dovrebbero, ciò è irrilevante. Si tratta di una nuova forma di coscienza di classe clericale. Il clericalismo viene celebrato proprio dai vescovi, che altrimenti lo disapprovano. Per quanto riguarda la Svizzera, la storia non è ancora finita: il 17 novembre 2025 la Conferenza dei vescovi ha pubblicato un documento non vincolante dal titolo «Analisi della prassi attuale nelle diocesi svizzere relativa al nesso tra il mandato episcopale e la condotta di vita di sacerdoti, diaconi e operatori pastorali laici». Forse perché sotto Papa Leone XIV non si è più così sicuri della propria causa, forse anche perché la Svizzera comprende anche regioni francofone e italofone, dove molti sacerdoti e laici seguono ancora la Chiesa universale, questo documento non si spinge così lontano come il «Regolamento fondamentale» tedesco del 2022. Nella ricerca di un compromesso tra la dottrina della Chiesa e ciò che i vescovi della Svizzera tedesca desiderano imitando la Chiesa in Germania, si è trovato un punto d’incontro nel famoso «caso singolo» bergogliano. Come è noto, ciò ha di fatto abolito la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio, in quanto ora – da chiunque, con chiunque, su qualsiasi base teologica – è possibile operare un «discernimento spirituale». Ciò porta poi, in modo del tutto miracoloso, a consentire a coloro che sono divorziati e risposati civilmente di ricevere l’Eucaristia in buona coscienza. Perché ci sono argomenti per tutto. Il buon vecchio probabilismo gesuita rende qui un ottimo servizio. Da allora non esiste più, non sulla carta, ma nella realtà, una dottrina della Chiesa valida per tutti, ma solo singoli casi individuali. Questo metodo viene ora applicato dai vescovi svizzeri alla situazione di vita dei collaboratori laici. Non viene dimenticato il secondo principio bergogliano, secondo cui anche le convivenze irregolari conterrebbero elementi positivi che andrebbero apprezzati in un «discernimento». I vescovi scrivono: «Il magistero di Papa Francesco ha sottolineato che le persone che vivono in unioni e forme familiari non conformi alla tradizione e alla dottrina cattolica realizzano valori che meritano rispetto e riconoscimento». (Anche la mafia vive la coesione sociale e si prende cura del benessere dei suoi membri, il che rappresenta senza dubbio valori che meritano il nostro rispetto e il nostro riconoscimento). Sulla base di queste premesse, i vescovi svizzeri giungono alla conclusione che ogni situazione di vita di un collaboratore è «unica». Pertanto, per quanto riguarda le situazioni di vita, «secondo il Vangelo si può agire in modo giusto solo se la si considera nella sua totalità. Due persone possono fare la stessa cosa, ma non è la stessa cosa». Due più due non fa più quattro nell’universo parallelo ecclesiastico. Questo deve essere preso sul serio e apprezzato come un fatto alternativo. In linea con questa concezione post-fattuale della verità, il vescovo di Coira citato sopra, in qualità di vicepresidente della Conferenza episcopale, sostiene il documento che propugna la tattica del caso singolo. Allo stesso tempo, però, dichiara che nel cantone di Zurigo il caso singolo non conta. Piuttosto, lo stile di vita dei collaboratori laici è in linea di principio irrilevante. Come criterio per l’oracolo episcopale del «discernimento» del caso singolo viene indicata «la disponibilità personale ad adeguare gradualmente la propria situazione alla luce del Vangelo». Nel caso di una coppia eterosessuale che convive prima del matrimonio, questo potrebbe essere un criterio valido se si prevede di contrarre matrimonio. Ma come si fa, essendo civilmente risposati, a essere ogni giorno un po’ meno civilmente sposati? E come dovrebbe una coppia dello stesso sesso diventare ogni giorno un po’ più eterosessuale? Qualcuno crede davvero che i membri della società post-cristiana riconsidereranno le loro opinioni perché la Chiesa dichiara facoltativa una parte della sua dottrina di fede e morale? Al contrario: devono arrivare alla conclusione che la Chiesa cattolica ha ormai colmato il suo deficit di modernità e si unisce al coro dei post-cristiani. Da duecento anni la politica delle comunità religiose protestanti consiste nel mettere in atto autonomamente ciò che vale già nella società maggioritaria. Non si può biasimarli. Perché loro non hanno un Papa. |