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| Papa Leone XIV inaugura il suo magistero aereo ![]() 2 dicembre 2025: Papa Leone XIV con i giornalisti sull'aereo in partenza da Beirut Come il suo predecessore, Leone XIV ha adottato la pratica di tenere una conferenza stampa in aereo al ritorno dal suo viaggio apostolico. Il 2 dicembre 2025, il Pontefice ha risposto a domande su vari argomenti: il Sinodo tedesco, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e il dialogo con l’Islam. Su questi argomenti, le sue risposte, spesso convenzionali, erano in netto contrasto con le dichiarazioni a volte infuocate di Papa Francesco. Si acquisisce una prospettiva a 10.000 metri di altitudine? Vale la pena porsi questa domanda. In ogni caso, questo era l’obiettivo dichiarato della prima conferenza stampa aerea del nuovo pontificato. L’intervista è iniziata con una domanda sul ruolo di Leone XIV come “Papa americano” nel contesto del processo di pace in Medio Oriente e sui suoi rapporti con i leader chiave della regione e con l’amministrazione Trump. Il Pontefice ha ribadito con forza la sua convinzione che una pace duratura fosse possibile e ha confermato di aver parlato con diversi capi di Stato e con Washington. Ha promesso di proseguire questi sforzi, personalmente o tramite la Santa Sede, per realizzare questa aspirazione alla pace. È stato poi affrontato il caso del Libano, gravemente colpito dal conflitto tra Israele e Hezbollah. Leone XIV ha confidato che la diplomazia vaticana non si è limitata a dichiarazioni pubbliche: sta lavorando attivamente “dietro le quinte”. Ha rivelato di aver incontrato, durante il suo viaggio, rappresentanti di vari gruppi coinvolti nei conflitti interni e internazionali. Interrogato su possibili contatti con Hezbollah, un attore chiave nella regione, il Santo Padre ha confermato che gli scambi erano avvenuti. Senza entrare nei dettagli, ha ribadito la posizione costante della Chiesa: è imperativo deporre le armi e sedersi al tavolo dei negoziati, unico modo efficace per porre fine alla violenza. Il Papa ha poi risposto a domande più personali sui suoi inizi come Pastore Supremo e sui sentimenti provati al momento della sua elezione. Con umorismo, ha raccontato di aver pensato di più al suo futuro ritiro quando il Sacro Collegio lo ha scelto. Riguardo al Conclave, il successore di Francesco ha sottolineato la segretezza che lo circonda e ha espresso rammarico per le fughe di notizie avvenute dopo la sua elezione. Accettando il papato, l’uomo, che pochi istanti prima era ancora il cardinale Robert Prévost, ha affermato di aver praticato il “lasciar andare” di fronte alla volontà divina, una pratica che ha tratto in particolare dalla sua lettura de “La pratica della presenza di Dio” di Fra Lorenzo della Resurrezione, un carmelitano scalzo francese del XVII secolo. Affrontando le tensioni tra NATO e Russia, il Papa ha sottolineato la complessità dei conflitti moderni. Ha espresso una visione sfumata delle iniziative di pace in Ucraina: mentre gli Stati Uniti possono proporre piani, il pieno coinvolgimento dell’Europa nei negoziati rimane, a suo avviso, una questione cruciale. Ha sottolineato in particolare il ruolo dell’Italia, che, per la sua storia e la sua cultura, possiede, ai suoi occhi, una “capacità unica di mediazione” che la Santa Sede è pronta a incoraggiare per raggiungere una “pace giusta”. Il Papa ha poi delineato i suoi programmi di viaggio: l’Africa ha un ruolo di primo piano, con una preferenza personale per l’Algeria; l’America Latina (Argentina, Uruguay, Perù) rimane una possibilità in una fase successiva. Riferendosi alla situazione esplosiva in Venezuela, ha indicato che la Chiesa locale e il Nunzio stanno lavorando instancabilmente per allentare le tensioni per il bene della popolazione, principale vittima del conflitto. Interrogato su possibili minacce di intervento militare o di operazioni volte a “eliminare” l’attuale regime, Leone XIV si è mostrato molto cauto e ha chiaramente favorito la ricerca del dialogo. A una domanda sull’Islam, percepito da molti cattolici come una minaccia all’identità cristiana dell’Occidente, il Papa ha ribadito alcuni luoghi comuni: i timori vengono spesso “strumentalizzati” da “coloro che si oppongono all’immigrazione” e ha presentato il Libano come una “lezione” di convivenza tra musulmani e cristiani, a rischio di apparire estraneo alla realtà vissuta da molti. Interrogato sul Cammino Sinodale Tedesco e sulla sua influenza sulla Chiesa, Leone XIV ha agito con cautela, riconoscendo che la sinodalità può essere vissuta in modo diverso a seconda del contesto, ma ha espresso una preoccupazione: alcuni aspetti del Cammino Sinodale in Germania potrebbero non riflettere fedelmente le aspirazioni dei cattolici tedeschi. Ha ribadito l’importanza del dialogo continuo tra i vescovi tedeschi e la Curia Romana affinché il Cammino Sinodale Tedesco non si allontani dal cammino della Chiesa universale. Infine, il Papa ha concluso spiegando il significato del suo motto, In Illo Uno Unum (“In Colui che è Uno, siamo uno”), in risposta a una domanda sul contributo dei Cristiani da Oriente a Occidente. In un mondo segnato dall’individualismo, ha indicato come esempio i cristiani capaci di offrire un “bacio” o un “abbraccio” nonostante le ferite della guerra. A suo avviso, più l’umanità promuove l’amicizia, il dialogo e la comprensione, più si allontanerà dalla guerra e dall’odio. Un appello nobile nelle sue intenzioni, ma che non può essere realizzato senza una conversione soprannaturale e autentica alla fede nell’unico Signore Gesù Cristo. |