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| L’Immacolata vincitrice di tutte le eresie ![]() Maria Immacolta La verità dell’Immacolata Concezione fu proclamata come dogma infallibile della Chiesa dal beato Pio IX, l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, con la quale il Papa definisce che la Vergine Maria fu preservata dal peccato originale fin da primo istante del suo concepimento. Il fondamento di questo privilegio mariano sta nell’assoluta opposizione, nella infinita inconciliabilità, tra Dio e il peccato. All’uomo concepito nel peccato si contrappone Maria concepita senza ombra di peccato, purissima e senza macchia. E poiché il peccato è un disordine dell’intelligenza e della volontà, a Maria, in quanto Immacolata, è riservato di vincere ogni male, errore ed eresia che nasce e si sviluppa nel mondo come conseguenza del peccato. Nel momento in cui Maria fu concepita da san Gioacchino e sant’Anna, regnava l’Imperatore romano Augusto e la Palestina era sotto il dominio del Re Erode il Grande, ma l’umanità era immersa nel peccato, a cominciare dal popolo ebraico. La nascita di Maria illuminò la storia e costituì la premessa della nascita della Civiltà cristiana. Per mezzo di Maria, infatti, venne al mondo il Redentore dell’umanità e dal Suo sangue versato sul Calvario nacque, sulle rovine dell’Impero Romano, la Santa Chiesa Romana, madre della grande Civiltà cristiana medioevale. Quando, nel 1845, salì sul trono pontificio Pio IX, giungeva al suo acme una Rivoluzione plurisecolare, che aveva come fine la distruzione dell’ordine sociale cristiano. Uno dei suoi fondamenti ideologici era la negazione del peccato originale. Il sistema naturalistico e razionalistico liberale e socialista riteneva infatti che la grandezza e il progresso dell’uomo fossero il fine supremo della storia e che l’uomo moderno dovesse diventare autosufficiente e “maggiorenne”, liberandosi dalla tutela finora ricevuta dalla Chiesa. Il grande pensatore spagnolo Juan Donoso Cortès, consultato, come tante altre personalità, da Pio IX, sull’opportunità di definire il dogma del peccato originale, gli aveva risposto in questi termini: «La negazione del peccato originale è uno dei dogmi fondamentali della Rivoluzione. Supporre che l’uomo non sia caduto nel peccato originale significa negare, e si nega, che l’uomo sia stato redento. Supporre che l’uomo non sia stato redento significa negare, e si nega, il mistero della Redenzione e della Incarnazione, il dogma della personalità esteriore del Verbo e il Verbo stesso. Supporre l’integrità naturale della volontà umana, da una parte, e non riconoscere, dall’altra, l’esistenza di altro male e di altro peccato che il male ed il peccato filosofico, significa negare, e si nega, l’azione santificante di Dio sull’uomo e con essa il dogma della personalità dello Spirito Santo. Da tutte queste negazioni deriva la negazione del dogma sovrano della Santissima Trinità, pietra angolare della nostra fede e fondamento di tutti i dogmi cattolici» (Lettera al cardinal Fornari,19 giugno 1852). Cinquant’anni dopo, commemorando il «giorno d’incomparabile letizia» in cui Pio IX aveva promulgato la Ineffabilis Deus, il Papa san Pio X, nella sua magnifica enciclica Ad diem illum laetissimum del 2 febbraio 1904 proporrà ancora una volta il dogma dell’Immacolata Concezione come straordinario antidoto alla «colluvie di errori» dei «nemici della fede», affermando: «Negano essi che l’uomo sia incorso nella colpa, e che sia perciò caduto dal primitivo suo grado di nobiltà. Relegano perciò tra le favole il peccato di origine, ed i danni che ne provennero: la corruzione cioè dell’origine stessa dell’umano genere, la rovina quindi di tutta l’umana progenie, i mali introdotti tra i mortali, e la necessità imposta di un riparatore. Ciò ammesso ognuno facilmente intende come non vi sia più posto per Cristo, né per la Chiesa, né per la grazia, né per un ordine qualsiasi che superi la natura; in una parola, tutto l’edificio della fede viene minato alla sua base. (…) Orbene, credano invece i popoli e confessino apertamente che Maria Vergine, fin dal primo istante della sua concezione, fu esente da ogni macchia; con ciò stesso è necessario ammettere anche il peccato originale e la redenzione degli uomini per opera di Cristo, il Vangelo, la Chiesa, e perfino la legge stessa del dolore: con le quali cose, quanto sa di “razionalismo” e di “materialismo” verrà sradicato e distrutto, e rimane alla dottrina cristiana il merito di custodire e difendere la verità. Inoltre, tutti gli avversari della fede,
soprattutto nella nostra età, per riuscire a svellere più
facilmente dagli animi la stessa fede, rigettano e proclamano che si
deve rigettare ogni soggezione ed obbedienza all’autorità della
Chiesa anzi a qualsiasi autorità anche umana. Di qui ha origine
l’“anarchia”, di cui nulla è più contrario e pestifero
all’ordine sia naturale come soprannaturale. Orbene anche questa peste,
funestissima ugualmente per la civile e per la cristiana
società, trova la sua medicina nel dogma dell’Immacolato
Concepimento della Madre di Dio; dal quale siamo costretti a
riconoscere nella Chiesa un potere cui bisogna sottomettere, non solo
la volontà, ma anche l’intelletto; perché, per questa
soggezione appunto dell’intelletto, il popolo cristiano inneggia alla
Vergine: “Tutta bella sei, o Maria, e in te non vi è macchia
originale”. E ancora sarà dimostrato che a ragione la Chiesa
rende merito alla santa Vergine per aver distrutto, Ella sola, tutte le
eresie nel mondo intero»
(Enciclica Ad diem illum laetissimum, del
2 febbraio 1904).
La Madonna dunque, quale si staglia sullo sfondo grandioso della Ineffabilis Deus, è la «vincitrice gloriosa delle eresie» di cui parlano tutti i Pontefici e, nella contrapposizione tra la Vergine «tutta bella e Immacolata» e il «crudelissimo serpente» è ricondotto ai primi e fondamentali agenti l’antagonismo radicale tra la Chiesa e quella Rivoluzione dei tempi moderni che ha i suoi germi più attivi e profondi proprio nel disordine delle passioni e dell’intelletto, padre di ogni errore ed eresia e frutto del peccato dell’uomo decaduto. Su questo sfondo si situa la lotta tra la Chiesa e la Rivoluzione, che oggi divampa più violenta che mai e che si potrebbe chiamare lotta mortale, se uno dei contendenti non fosse immortale. |