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| Riflessioni di fine anno 2025 Se nella tua adesione alla Tradizione ti ritrovi solo e perseguitato, ricorda: la Verità non ha bisogno dei numeri ![]() Scopo di questo articolo non è ricapitolare l’anno trascorso (sarebbe troppo deprimente), ma riflettere su un aspetto della ricerca della Verità in quella che io, come molti altri, credo sia la fase finale della Storia della Salvezza. Spero che, nonostante la riflessione sia scomoda, possiate comunque trarne speranza e incoraggiamento mentre entriamo nel 2026. Non dimenticherò mai il momento epifanico del mio percorso di conversione, quando la mia vaga e subconscia attrazione verso il cattolicesimo improvvisamente si cristallizzò nella chiara consapevolezza che la mia vita e il mio rapporto con Dio non sarebbero mai più stati gli stessi. A quel tempo ero essenzialmente un cristiano fai-da-te che frequentava con scarso entusiasmo una chiesa anglicana. Il motivo per cui finii con questo gruppo di scismatici eretici era che non potevo più sopportare le sette protestanti pentecostali in cui ero cresciuto; desideravo ardentemente un cristianesimo con un clero e una liturgia. Ma per potermi unire alla Chiesa Madre ero ancora troppo condizionato dall’idea che la Chiesa cattolica fosse una setta guidata dall’Anticristo. Il che oggi mi procura profondo imbarazzo. Nel febbraio dell’anno in cui iniziò il mio viaggio nel cattolicesimo, mia sorella mi invitò in vacanza. Partimmo per un viaggio di settecento chilometri da Johannesburg alla costa orientale del Sudafrica. Essendo un lettore ossessivo, comprai una pila di libri perché mi tenessero compagnia durante le tre settimane di vacanza. Uno di questi era “Complete Idiot’s Guide to Understanding Catholicism”, “Guida completa per idioti alla comprensione del cattolicesimo”, un libro che comprai perché, erroneamente, mi aspettavo che prendesse in giro la fede cattolica e mi facesse ridere di gusto. Invece vi trovai una spiegazione semplice dei principi fondamentali del cattolicesimo. E Dio avrebbe riso per ultimo. Iniziai a leggere il libro mentre lasciavamo Johannesburg e, a metà circa del viaggio, mi resi conto che ero nei guai. Se ciò che diceva il piccolo libro era vero, allora, in quanto cristiano, non avevo altra scelta: dovevo diventare cattolico. Trascorsi il resto delle vacanze divorando ferocemente tutto ciò che trovavo, purché fosse qualcosa di cattolico. Mi ripromisi di indagare ogni dogma e dottrina della fede cattolica e che, se avessi trovato anche un solo punto falso, avrei abbandonato tutto. Ma non ne trovai. Nel momento in cui mi resi conto di aver scoperto non solo una verità, ma la Verità onnicomprensiva da cui scaturisce tutta la realtà, divenni anche profondamente consapevole di quanto fossi isolato e solo. Non potevo dirlo alla mia famiglia protestante. Affermare che il cattolicesimo non è solo un’altra confessione facoltativa, ma l’Unica Vera Chiesa fondata da Cristo, che tutte le altre “chiese” cristiane sono quindi nulle e prive di valore, e così tutte le altre religioni, mi sembrava, all’epoca, qualcosa di offensivo, tipo “la pedofilia è un orientamento sessuale legittimo”. In ogni caso, immaginate la situazione: ero consapevole di aver scoperto la perla preziosa, ma non avevo nessuno con cui condividerla. Nessuno nella mia famiglia era cattolico, e non conoscevo nemmeno un cattolico. Anzi, probabilmente conoscevo più buddisti, indù, musulmani ed ebrei che cattolici. E così mi sono subito trovato a fare i conti con la domanda sperimentata prima o poi da ogni cattolico: possibile che io abbia ragione e tutti gli altri torto? Sembrava terribilmente arrogante e la solitudine non faceva che amplificare il dubbio. Ero forse ingannato dal diavolo? Era forse la mia vena ribelle e anticonformista a mettere in pericolo la mia anima tadendo la religione in cui ero cresciuto e tutti i “cristiani” che conoscevo? Alla fine, trovai il mio equilibrio. Iniziai la formazione per gli adulti, ricevetti i sacramenti, entrai a far parte di una parrocchia e così incontrai altri cattolici. Ma fin dall’inizio rimasi turbato: il cattolicesimo che vedevo attorno a me non assomigliava al cattolicesimo che avevo scoperto durante le mie indagini. Così la ricerca della Verità mi fece intraprendere un altro viaggio, forse ancor più solitario del precedente: dalla terra della religione sinodale modernista al cattolicesimo tradizionale, ovvero la vera fede cattolica. La transizione fu inizialmente inquietante e, ancora una volta, mi ritrovai a dubitare. Essendo tornato dal protestantesimo alla Vera Chiesa, stavo forse saltando dalla padella nella brace? La mia attrazione per il cattolicesimo tradizionale era semplicemente il residuo di una ribellione protestante irrisolta? Potevo davvero avere ragione io, mentre tutti quei cattolici di nascita che conoscevo avevano torto? La natura solitaria della ricerca della Verità cattolica non rimase mera teoria. Poiché le mie convinzioni si scontrarono presto con i cattolici sinodali e il clero modernista, mi ritrovai gradualmente cacciato fuori dal campo. Mentre il mio cammino proseguiva, notai che il gregge si faceva sempre più piccolo. Suppongo sia vero che più ci avviciniamo alla Croce, meno persone rimangono. Fu così per Nostro Signore, che passò dall’essere circondato da moltitudini all’avere, sotto la croce, solo san Giovanni, la Madonna, Maria di Cleofa e santa Maria Maddalena. Cristo stesso ci ha avvertito che pochi entreranno nel Regno dei Cieli. In Matteo 7 dice: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E quanto pochi sono quelli che la trovano!”. E ancora: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio”. “Molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Cristo stesso ci ha quindi preparati al fatto che pochi raggiungeranno la visione beata, e spesso saremo soli lungo il cammino. Ma possiamo avere coraggio, perché anche se siamo pochi “è facile per il Signore salvare, o con molti o con pochi”. Noi dobbiamo semplicemente seguire la Verità senza sosta. E questa Verità è Cristo, la sua Chiesa cattolica e la Fede che essa insegna, non l’imitazione modernista che agisce illegalmente in suo nome. Quindi, se sei segnato dalle battaglie, se la tua fede ti ha portato a scontrarti con il mondo secolare ostile, se la ricerca della Verità ti spaventa e ti fa sentire solo, se hai perso amici, famiglia, comunità, lavoro o reputazione, non perdere la speranza! Se sei arrivato al punto di abbandonare la religione sinodale, o se ti trovi in una fase difficile ma necessaria del cammino verso la Tradizione, quando c’è bisogno di tanto coraggio, spero che questo mio contributo faccia al caso tuo. Nella società umana regna la confortante illusione che la verità trionfi quando un numero sufficiente di persone la condivide. Il Vangelo distrugge questa illusione. La verità autentica non è mai dipesa dalla folla. Non si è mai affidata a maggioranze, sondaggi o applausi. La verità è lì perché Dio è lì, e Dio spesso chiama i suoi servi a camminare con lui in solitudine. Fin dall’inizio, la Scrittura rivela questo schema. Noè ascoltò Dio mentre il mondo intero lo derideva. Il libro della Genesi dice che la malvagità aveva ricoperto la terra, eppure un uomo giusto costruì un’arca mentre tutti gli altri ridevano. La sua obbedienza dimostra che la fedeltà non aspetta compagnia. Aspetta Dio. Abramo seguì la stessa strada solitaria. Lasciò la sua terra natale senza mappa e senza compagni, se non quelli che Dio gli aveva dato lungo il cammino. La sua prova più grande arrivò sul monte Moria, dove salì con Isacco, solo nella sua conoscenza di ciò che Dio gli aveva chiesto. Non c’erano voci che lo incitavano. C’era solo la fede. Il padre delle nazioni iniziò come un credente solitario. Il grido di Elia sul Monte Carmelo risuona ancora con la cruda onestà di un uomo che si sentiva completamente isolato. Dichiarò di essere l’unico rimasto fedele mentre la nazione si inchinava a Baal. Eppure il fuoco di Dio cadde sul suo sacrificio, dimostrando che un uomo che crede in Dio vale più di un intero esercito senza Dio. Più tardi, nel silenzio della grotta, Elia imparò ciò che ogni anima solitaria deve imparare: Dio parla nei luoghi silenziosi dove la folla non può entrare. Geremia subì la stessa sorte di molti profeti che si rifiutarono di piegarsi all’opinione pubblica. Avvertì Israele della distruzione e fu ricompensato con scherno, prigionia e la chiusura in una cisterna. Daniele affrontò la morte piuttosto che rendere un briciolo di adorazione a un falso dio. E tre giovani a Babilonia scelsero la fornace piuttosto che il compromesso. Queste scene ci ricordano che la verità spesso affronta il pericolo da sola, ma mai senza la compagnia del Cielo. Giovanni Battista affrontò Erode senza alleati. Nessun blocco politico lo difese. Nessun movimento popolare lo sostenne. Eppure Cristo stesso lo onorò come il più grande tra i nati di donna. Il mondo fece tacere la voce di Giovanni, ma Cristo la rese immortale. Tutto questo ci prepara alla più grande solitudine della storia. La Verità fatta carne stava davanti a Pilato, abbandonata dal suo stesso popolo, abbandonata dai suoi discepoli, tradita con un bacio. La folla gridava a favore di Barabba. Sul Calvario, Cristo rimase solo, rivelando per sempre che la verità non si sostiene con i numeri ma con il sacrificio. Chi muore da solo su una croce diventa la pietra angolare della salvezza. La Chiesa originaria lo comprese con dolorosa chiarezza. Stefano predicò Cristo e fu lapidato, mentre Saulo ne approvò l’uccisione. I Martiri di Roma sopportarono l’isolamento in prigioni, arene e catacombe. Il loro sangue battezzò un impero perché si rifiutarono di contare le teste prima di confessare Cristo. Obbedirono a Dio piuttosto che agli uomini, e Dio fece della loro solitaria testimonianza il seme della civiltà cristiana. I Santi riecheggiano questo modello in ogni epoca. Atanasio combatté l’eresia ariana quasi da solo, mentre molti vescovi abbracciavano l’errore. La sua battaglia diede origine al detto “Atanasio contro il mondo”. Aveva capito che la verità non cambia quando il mondo si confonde. Rimane ciò che è, anche se un solo vescovo la difende. Tommaso Moro e John Fisher rimasero praticamente soli quando l’Inghilterra si staccò da Roma. Moro salì al patibolo dicendo di essere morto da buon servitore del re, ma prima di tutto di Dio. Fisher fu l’unico vescovo che si rifiutò di tradire l’unità della Chiesa. La loro solitudine divenne la loro corona. Caterina da Siena affrontò il clero negligente e sollecitò il Papa a tornare a Roma quando molti dubitavano della sua missione. Giovanna d’Arco obbedì alle voci celesti, mentre i leader intorno a lei esitavano. Entrambe affrontarono accuse e tradimenti, eppure entrambe resero testimonianza del Dio che rafforza coloro i cui cuori sono pienamente suoi. Lo stesso schema si ripete nei tempi moderni. Massimiliano Kolbe offrì la sua vita ad Auschwitz per un uomo che conosceva a malapena. Si fece avanti da solo, nel silenzio di un campo di sterminio, rivelando che nemmeno l’inferno può sconfiggere un’anima totalmente dedita a Cristo. Per secoli i cattolici in Inghilterra mantennero viva la Messa in segreto. I cristiani nascosti del Giappone preservarono la fede senza sacerdoti. I Cristeros morirono al grido di “Viva Cristo Rey” sulle labbra, dimostrando ancora una volta che la verità sopravvive anche quando i portatori di verità sono pochi. Il modello della solitudine non si è esaurito nell’antichità. Non è svanito nel Medioevo né è scomparso con i martiri della tirannia moderna. Continua fino ai nostri giorni, in questi nostri tempi in cui uomini e donne portano il peso della fedeltà anche quando il prezzo è l’incomprensione, il sospetto, l’esilio. Tra gli esempi più eclatanti c’è l’arcivescovo Marcel Lefebvre. Che siate o meno d’accordo con ogni sua decisione, il suo coraggio è impossibile da ignorare. Vide la confusione diffondersi nella Chiesa dopo il Concilio, vide i seminari svuotarsi e le dottrine confondersi, e si rifiutò di rimanere in silenzio mentre la fede di sempre veniva messa ai margini. Parlò con chiarezza quando la chiarezza era impopolare. Difese la Messa di sempre quando molti volevano seppellirla. Formò i sacerdoti alla riverenza e all’ortodossia anche quando il sostegno era scarso e le critiche abbondanti. Per questo fu rimproverato e sbeffeggiato, e venne isolato. Eppure rimase saldo perché credeva che valesse la pena difendere il tesoro tramandato attraverso i secoli. Lefebvre non fu del tutto solo. Il cardinale Ottaviani alzò la voce quando ritenne che il deposito della fede fosse in pericolo, subendo scherni per aver insistito sul fatto che la novità non dovesse mai eclissare la Tradizione. Il cardinale Siri portò la fiaccola della chiarezza dottrinale in un’epoca ubriaca di innovazione. Padre Gommar DePauw si adoperò per preservare la liturgia e la catechesi tradizionali molto prima che tali sforzi trovassero altri sostenitori. Michael Davies, un laico senza mitra né carica, espresse con calma e fedeltà le preoccupazioni di innumerevoli cattolici comuni che temevano l’erosione delle cose sacre. Questi non erano ribelli. Erano figli della Chiesa che si rifiutavano di permettere che l’eredità dei Santi venisse dimenticata. Dopo di loro sono arrivati molti altri grandi uomini. Mi vengono in mente uomini come il vescovo Donald Sanborn, padre James Altman, padre James Mawdsley, padre Isaac Mary Relyea, il defunto vescovo Richard Williamson e innumerevoli altri, che, pur essendo uomini imperfetti, ci hanno mostrato grandi esempi di coraggio. Queste figure ci ricordano qualcosa di essenziale. La fedeltà a volte richiede di stare nella terra di nessuno, in mezzo agli estremi. Significa sostenere la Tradizione senza rancore, difendere la dottrina senza odio e sopportare le critiche senza ritorsioni. Hanno sopportato il ridicolo del mondo e il sospetto di alcune componenti della Chiesa perché credevano che la fede fosse un dono ricevuto, non inventato; da custodire e trasmettere, non da aggiornare. Il loro coraggio ha dato i suoi frutti. L’antica Messa, un tempo dichiarata obsoleta da molti, ora prospera in ogni continente. Giovani sacerdoti e seminaristi riscoprono i tesori amati dai loro antenati. Laici spiritualmente affamati ora traggono forza dalla riverenza e dalla chiarezza che i loro antenati davano per scontate. Intere famiglie tornano alla confessione, alla penitenza, alla modestia e alla vita morale cattolica. Una generazione affamata di santità è emersa perché altri prima di loro si sono rifiutati di abbandonare il deposito della fede. Esaminando la Scrittura e la storia, un unico messaggio emerge con forza. Dio non salva attraverso la maggioranza. Salva attraverso la fede. Non rafforza la folla. Rafforza i fedeli. La verità rimane vera anche quando viene zittita, ignorata, dimenticata o disprezzata. La sua vittoria non deriva dai numeri, ma dalla fedeltà di coloro che si rifiutano di abbandonarla. Dio non ha mai mancato di rafforzare coloro che rifiutano di cedere ciò che è suo. Per molti cattolici, oggi, il ritorno alla fede dei nostri padri non è una transizione graduale, ma una rottura che ha un costo concreto. La cultura cattolica moderna spesso dà per scontato che la verità evolva, che la dottrina possa essere rimodellata, che la chiarezza morale debba inchinarsi al consenso. Chi riscopre l’insegnamento perenne della Chiesa impara presto che la fedeltà non è sempre benvenuta, soprattutto in un’epoca che si vanta di una continua innovazione. Chiunque si sia allontanato da una versione morbida, sinodale e in continua evoluzione del cattolicesimo lo sa. Nel momento in cui inizi a parlare della Presenza Reale con tremante riverenza, o a inginocchiarti per la Santa Comunione, o a parlare della Messa come di un Sacrificio piuttosto che come espressione comunitaria, sentirai il cambiamento di temperatura. Nel momento in cui affermi che la Tradizione ci forma anziché appesantirci, e che i Santi non hanno frainteso il Vangelo per diciannove secoli, facilmente puoi ritrovarti guardato con sospetto. Alcuni ti liquideranno come rigido. Altri ti chiameranno estremista o pazzo. Alcuni insinueranno che sei in qualche modo diventato sleale nei confronti della stessa Chiesa che ti stai sforzando di amare più profondamente. L’ironia è dolorosa ma reale. Per molti, tornare all’antica fede appare come un allontanamento, mentre abbandonarla appare come un progresso. In alcune parrocchie, coloro che abbracciano le devozioni tradizionali sopportano silenziosamente di essere trattati come se fossero spiritualmente immaturi o culturalmente problematici. Puoi sentirti dire che la riverenza non è pastorale, che la modestia è superata, che il digiuno non è necessario, che la confessione è per gli scrupolosi, che la chiarezza nella dottrina è divisiva. Se parli del peccato con la serietà che la Scrittura gli attribuisce, puoi ritrovarti solo ed essere contestato. Se parli del dogma come di qualcosa che è immutabile e vincolante, si alzeranno le sopracciglia. Se esprimi amore per l’intero patrimonio della Chiesa piuttosto che per le tendenze più recenti, potrai essere relegato ai margini. A un certo punto può esserci anche totale ostracismo. Gli inviti diminuiscono. Le amicizie svaniscono. I familiari, influenzati dallo spirito del tempo, possono non capire perché improvvisamente, per te, tutto conti così tanto. Perché inginocchiarsi? Perché indossare il velo? Perché le vecchie preghiere? Perché insistere sul fatto che la fede dei Santi non sia solo un’opzione tra le tante? La risposta è semplice. Perché quando scopri la Perla non puoi più ignorarne il valore. Il passaggio da un cattolicesimo fluido e terapeutico al cattolicesimo strutturato, ascetico e sacrificale dei nostri antenati spesso dà la sensazione di abbandonare una strada affollata per imboccare un sentiero stretto e difficile. Il cammino può essere solitario, perché costoso. Eppure la solitudine stessa diventa una purificazione. Elimina il desiderio di approvazione. Rivela chi sono i tuoi veri compagni. Soprattutto, ti costringe a riporre fiducia non nella convalida della comunità, ma in Cristo. Questo cammino non è per i deboli di cuore. Ma ogni epoca della Chiesa ha visto credenti che hanno riscoperto l’antica fede e ne hanno pagato il prezzo. Ci ricordano che la derisione non invalida la verità. L’ostracismo non sminuisce la grazia. Essere in inferiorità numerica non significa avere torto. E quando la polvere si deposita, l’anima che sceglie la fedeltà anziché la moda scopre qualcosa di prezioso. La solitudine svanisce e ciò che rimane è una pace che il mondo non può dare. Una pace costruita sulla roccia piuttosto che sulla sabbia. Una pace portata dai Santi che un tempo percorsero la stessa strada stretta. Ogni epoca della Chiesa ha le sue prove, le sue tentazioni, i suoi tradimenti. La nostra non è diversa. Le forme cambiano, le pressioni mutano, gli slogan si aggiornano, ma la lotta essenziale rimane. Seguiremo Cristo anche quando ci costerà reputazione, conforto e accettazione? Ci aggrapperemo alla verità anche se la folla si aggrappa all’illusione? Percorreremo la strada stretta quando quella larga è lastricata di applausi? La Scrittura ha risposto a queste domande attraverso le vite di Noè, Abramo, Elia, Geremia, Daniele, Giovanni Battista e di tutti i Profeti e gli Apostoli che si sono schierati dalla parte di Dio. La storia ha risposto attraverso i Martiri che hanno versato il sangue nelle arene romane, attraverso i Santi che hanno sopportato l’esilio e la derisione, attraverso i Confessori che hanno preservato la dottrina quando altri l’hanno abbandonata. La nostra epoca ha risposto attraverso pastori, vescovi, sacerdoti e fedeli laici che si sono rifiutati di abbandonare il sacro deposito posto nelle loro mani. La testimonianza è travolgente. La verità non è rafforzata dai numeri, ma dalla fedeltà. Non perde la sua gloria quando è disprezzata, né la guadagna quando è applaudita. Rimane semplicemente ciò che è, perché Cristo rimane ciò che è. Coloro che oggi scelgono la fede antica spesso si scontrano con l’incomprensione del mondo e persino con quella della famiglia di Dio. Eppure, questa difficoltà non è un segno di fallimento. È il sigillo dell’autenticità. Il cammino solitario è sempre stato il cammino dei Santi. Quando i Profeti furono derisi, quando i Martiri furono abbandonati, quando Cristo stesso fu abbandonato, il Cielo non contò le teste. Il Cielo contò i cuori. Quindi non temete di essere pochi. Non tremate quando la folla guarda altrove. Non lasciate che il rumore del tempo soffochi la voce sommessa della verità eterna. Rimanete saldi. Rimanete coltivando la riverenza. Rimanete con gioia. Perché ogni atto di fedeltà, visibile o invisibile, diventa un mattone nella grande cattedrale che Dio sta erigendo attraverso i secoli. Alla fine, coloro che si aggrappano alla fede di sempre si troveranno non soli, ma in compagnia di una moltitudine innumerevole. I Profeti saranno lì. I Martiri saranno lì. I Santi di ogni secolo saranno lì. E al centro, raggiante di una gloria che le tenebre non possono vincere, starà la Verità stessa. La Verità non ha mai avuto bisogno di numeri. Ha bisogno di cuori che siano suoi. E coloro che persevereranno fino alla fine indosseranno la corona che il Signore ha promesso a tutti coloro che lo amano. |