Hong Kong:

Jimmy Lai condannato per «sedizione»


di Fraternità San Pio X







Jimmy Lai in prigione



Dopo cinque anni passati in prigione e un processo di stile staliniano che ha manifestato la sua iniquità per 156 udienze, il 15 dicembre è stata emessa la sentenza «esemplare» contro l’imprenditore cattolico. Se la pena non è stata ancora determinata, i due reati ascritti – “sedizione” e “collisione con delle forze straniere” – sono passibili dell’ergastolo.

Se la sentenza che verrà pronunciata nei confronti del cardinale Joseph Zen in questi giorni potrebbe non essere troppo severa, per Jimmy Lai, 78 anni, che passerà il suo quinto Natale consecutivo in prigione, c’è da pensare che ci siano poche speranze che possa tornare libero prima dell’eternità.

Il verdetto, pronunciato da tre giudici scelti dall’esecutivo di Hong Kong per giudicare Jimmy Lai, lo ha riconosciuto colpevole dei crimini di «collusione con delle forze straniere» e di «sedizione», i reati più gravi previsti dalla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino a Hong Kong nel 2020 per mettere fine alle manifestazioni pro-democrazia.

Le motivazioni della sentenza sono esposte in 855 pagine, che costituiscono la conclusione di 156 udienze conclusesi l’agosto scorso.
Due anni di processo rigoroso. L’esecutivo voleva una decisione al «momento opportuno», per un processo definito «esemplare»: per un tale processo è solo prevista la massima pena, cioè l’ergastolo.

Per la conclusione del dibattimento, Jimmy Lai è arrivato scortato da sette agenti. Egli ha sorriso e salutato la sua famiglia, i giornalisti, i rappresentanti del corpo diplomatico e i suoi amici, tra cui il cardinale Joseph Zen Ze-kiun.
I giudici avevano ricevuto un dono anonimo: una cesta di mele, un ricordo del logo di Apple Daily, il giornale chiuso dalle autorità nel giugno 2021 e le cui attività sono state al centro del processo.

I giudici hanno letto le sei ultime pagine dell’enorme documento.
Hanno accusato la difesa di Jimmy Lai di essere incoerente e hanno sottolineato che il processo ha dimostrato che l’obiettivo di Jimmy Lai era quello di rovesciare il governo del Partito Comunista Cinese. Da qui la condanna per dei crimini considerati come i più gravi.
Dopo un’ora, Jimmy Lai è stato riportato nella sua cella per passare il Natale in attesa della sentenza.

La classe politica di Hong Kong ha incensato il verdetto. Il capo dell’esecutivo, John Lee, ha accusato Jimmy Lai di aver «aver usato per lungo tempo Apple Daily per creare in maniera irresponsabile dei conflitti sociali, seminare la divisione nella società, incitare all’odio e glorificare la violenza», nonché di aver «chiamato i paesi stranieri ad imporre delle sanzioni contro la Cina e Hong Kong».

Fuori da Hong Kong si sono levate numerose voci per esprimere la loro indignazione.

L’Associazione Internazionale della Stampa, che a ottobre ha conferito a Jimmy Lai il World Press Freedom Hero Award, ha pubblicato una dichiarazione che condanna «con grande fermezza» la decisione, che dimostra che «i tribunali di Hong Kong sono usati per reprimere l’informazione indipendente e le voci dissidenti».

L’Associazione dei giornalisti di Hong Kong, lunedì, ha pubblicato anch’essa una dichiarazione che esprime il suo profondo rammarico, sottolineando che il quotidiano Apple Daily è sospeso da quasi cinque anni e che i componenti della direzione del giornale, compreso Jimmy Lai, da allora sono sempre stati in prigione.
E si è appellato al governo di Hong Kong perché onori il suo impegno a proteggere la libertà della stampa.

La dichiarazione ufficiale pubblicata da Yvette Cooper, Ministro degli Esteri del Regno Unito, paese in cui Jimmy Lai possiede la nazionalità come numerosi residente di Hong Kong, ha un rilevanza diplomatica: «Il Regno Unito condanna il procedimento giudiziario motivato politicamente contro Jimmy Lai e il verdetto emesso oggi».

Riferendosi alle preoccupazioni espresse dalla famiglia di Jimmy Lai per il suo stato di salute, il Ministro degli Esteri ha anche ribadito l’appello per la sua «immediata liberazione, affinché possa ricevere le cure necessarie e delle assistenze mediche indipendenti».
L’amministrazione penitenziaria ha definito queste preoccupazioni: «risultati di false informazioni».


NOTIZIA



Jimmy Lai


Jimmy Lai, pseudonimo di Chee-Ying Lai (cinese:黎智英) (Canton, 8 dicembre 1947), è un imprenditore, editore e attivista di Hong Kong.

Ha fondato la catena d’abbigliamento Giordano e Next Digita, società dell’informazione quotata in Borsa, e il quotidiano Apple Daily, il più diffuso nella zona e costretto a chiudere nel 2021 dopo il suo arresto, la condanna e il sequestro dei beni.

È uno dei più noti sostenitori del movimento pro-democrazia di Hong Kong.
Cittadino britannico dal 1996, Lai è anche un collezionista d’arte ed è stato arrestato il 10 agosto 2020 dalla polizia di Hong Kong con l’accusa di aver violato la nuova legge sulla sicurezza nazionale del territorio.

Nel 1997 si convertì al cattolicesimo e fu battezzato dal cardinale Joseph Zen Ze-kiun di Hong Kong

In seguito alle proteste di Piazza Tiananmen del 1989, Lai divenne un sostenitore della democrazia e iniziò a criticare Pechino. Distribuì delle magliette di Giordano con i ritratti di leader studenteschi e iniziò a pubblicare Next Magazine, un giornale noto per i suoi reportage incisivi.

Nel 1993 pubblicò un articolo in cui definiva il premier cinese Li Peng “il figlio di un uovo di tartaruga”. Come ritorsione, il governo cinese chiuse tutti i rivenditori Giordano nella Cina continentale.

Nel 1995, con l’avvicinarsi del passaggio di consegne di Hong Kong dal Regno Unito alla Cina, Lai fondò il quotidiano Apple Daily. La tiratura del giornale salì a 400 000 copie nel 1997, rendendolo il secondo più diffuso sul territorio.

Jimmy Lai è uno dei principali finanziatori dei movimenti pro-democrazia, avendo donato milioni di dollari di Hong Kong per la causa.
Intervistato dal New York Times, affermò: “Io sono nato in Cina, ho passato la mia infanzia in Cina. So cosa vuol dire vivere sotto il regime autoritario cinese”.

Nell'agosto del 2014 la sua casa venne perquisita dalla polizia e le sue donazioni finirono sotto esame. Era il periodo delle Proteste a Hong Kong del 2014, o Rivoluzione degli Ombrelli.

Nel 2015 degli assalitori col volto coperto gettarono delle bombe Molotov contro la sua abitazione, come intimidazione.







 
dicembre 2025
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