Per un mite Natale


di Paolo Gulisano


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In uno dei più bei canti di Natale, Stille Nacht, in italiano Astro del Ciel, Gesù, il nato Redentore, viene definito “mite agnello”.
La mitezza è più che una virtù: è una beatitudine, una delle otto menzionate da Gesù nel Discorso della Montagna.





Il mite, secondo il Vangelo, è diverso dal pacifista: non vuole a tutti i costi la pace degli uomini perché sa che la vera pace è quella di Cristo e dunque è strettamente legata alla verità e alla giustizia. Una pace o una pacificazione contrarie allo spirito di verità e di giustizia sono false e il mite, che confida sempre in un Dio di verità, misericordia e giustizia, preferisce una resistenza pacifica anche se votata alla sconfitta piuttosto che una resa ingiusta.
Tuttavia, il mite evangelico, che eccelle anche per saggezza, è disposto ad accettare e subire qualunque torto, qualunque giogo, qualunque violenza se, al fine di preservare vite umane, non gli si dia altra alternativa che la capitolazione.



Un saggio per comprendere un cuore mite






Il mite non serba rancore, non è vendicativo, non nutre astio. Non continua a rimuginare sulle offese ricevute, a rinfocolare gli odi, a riaprire le ferite. Attraversa il fuoco nemico senza bruciarsi e le tempeste dei sentimenti senza alterarsi, mantenendo misura, compostezza e disponibilità.
La mitezza evangelica è escatologica, è propria di quanti sanno che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo giorno della loro vita terrena, l’ultimo giorno prima di trovarsi davanti a Dio.


Un film da non perdere




I miti sono coloro che vediamo in quello che deve essere considerato il più bel film di Natale, e che andrebbe sempre rivisto ogni anno, in occasione delle feste natalizie, al posto dei vacui cinepanettoni all’italiana o i kolossal sentimentali americani.

Parliamo del film Joieux Noel, ispirato a una storia vera, accaduta nel Natale del 1914, primo anno di guerra.
In quella occasione soldati tedeschi, francesi e scozzesi uscirono spontaneamente dalle trincee per abbracciare i nemici e farsi gli auguri.
La tregua ebbe luogo a Ypres, nelle Fiandre, teatro di scontri durissimi, dove fu sperimentata un’arma atroce, il gas asfissiante poi chiamato Yprite proprio dal nome della località.

Tra i soldati britannici e quelli tedeschi in quell’occasione si sarebbe giocata anche una partita di calcio su cui molto si è scritto enfatizzandone il ruolo, come se fosse stato il football a unire i contendenti.
In realtà, nacque tutto dallo spirito del Natale, che nel cuore dei soldati accendeva il ricordo di casa, del presepe, dell’albero, delle liturgie.
In un mondo ancora cristiano, la Natività era la venuta al mondo del Salvatore, un evento al quale i soldati, soprattutto della truppa, erano ancora sensibili.


Un Natale in trincea



Cornamuse in trincea


Nei pressi delle trincee tedesche fu celebrato un servizio religioso. Il sacerdote tenne una predica sulla nascita di Cristo, i soldati cantarono, per l’appunto, “Stille Nacht”, rendendo onore al Mite Agnello.
Finita la Messa, l’ufficiale in comando diede ordine di non sparare durante la Notte Santa.
I militari tornarono in trincea, verso le nove di sera, accesero le luci sugli alberi di Natale e iniziarono a intonare melodie natalizie.

I canti furono uditi dai soldati dei Gordon Highlanders, il più glorioso reparto nella storia della Scozia. Quei militari, che provenivano dalla zona di Aberdeen, sia cattolici che protestanti, risposero allo spirito natalizio manifestato dai tedeschi, deposero le armi e andarono incontro ai nemici.

A tutti pareva inconcepibile uccidersi il giorno in cui Cristo è nato. Fu una grande vittoria della mitezza. Dei semplici soldati indicarono al mondo uno spiraglio di luce nel buio della guerra, che sembrò preludere alla possibilità di pace.

Ma le ragioni della peggior politica ebbero la meglio.
La stampa censurò il fatto e gli Stati Maggiori non solo condannarono l’accaduto, ma cercarono anche di cancellarne le tracce.
Venne giudicato tradimento fraternizzare con il nemico.

La Prima Guerra Mondiale fu l’inizio della guerra totale che diventò la caratteristica dei conflitti del Novecento.
I Governi raramente ammettevano l’obiezione di coscienza, considerata la scelta dei vigliacchi, dei traditori, mentre molti di loro in realtà erano dei miti coraggiosi.

Eppure, dopo oltre un secolo, quella tregua di Natale è ancora testimonianza di cosa possa accadere quando gli uomini rifiutano di essere usati come cani da combattimento e mettono l’amore di Cristo al centro della convivenza umana.





dicembre  2025
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