Il nuovo Arcivescovo di New York

18 dicembre 2025


di El Wanderer


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Mons. Ronald Hicks



Un paio di giorni fa, un giornale progressista spagnolo rese noto in anteprima chi sarebbe stato nominato Arcivescovo di New York: Mons. Ronald Hicks, finora vescovo di Joliet.
E sebbene all’inizio si pensasse che si trattasse di fake news, non lo era, anche se, ad un esame più attento ciò che quel giornale e altri simili avevano iniziato a diffondere era effettivamente una fake news.
In breve, volevano appropriarsi della figura del nuovo Arcivescovo per il loro partito, una vecchia e ben nota tattica del progressismo. E’ quello che ad esempio ha fatto il kirchnerismo in Argentina quando si è appropriato dei diritti umani.

Questa nomina ha un significato molto particolare. Che ci piaccia o no, gli Stati Uniti sono il paese più importante del mondo e New York è la città più importante degli Stati Uniti: è una sorta di caput mundi secolare, e il suo vescovo ha un pulpito mondiale.
Per altro verso, essendo una sede così importante, non c’è dubbio che Papa Leone sia stato personalmente coinvolto nella nomina, ed era proprio questo che ci aspettavamo per comprendere l’orientamento del suo pontificato.

I motivi addotti da questo giornale per attribuire l’appartenenza di Mons. Hicks alle fila della “primavera francechista” sono ridicole e patetiche; non è chiaro se derivino da malizia o senilità dei giornalisti responsabili.
Ciò che hanno fatto è stato formulare supposizioni sulla base di fatti che non portavano necessariamente alle conclusioni desiderate. Non hanno fatto ciò che avrebbe fatto qualunque professionista, cioè consultare gli attuali fedeli del nuovo Arcivescovo o, quantomeno la stampa americana.

Il primo motivo è stato affermare che Hicks fosse un protetto del cardinale Cupich, una creatura di Bergoglio come tutti sappiamo. La cosa certa è che è stato formato ed è stato un fedele continuatore dal cardinale Francis George, predecessore di Cupich nella sede di Chicago e chiaramente conservatore, esplicito difensore della dottrina morale cattolica tradizionale e oppositore di qualunque forma di relativismo dottrinale. Perché allora Cupich lo scelse come suo vicario generale? Perché era l’unico chierico capace dfisponibile e pur essendo un conservatore come tutto il clero di Chicago era conciliante, un profilo simile a quello di Prevost.

Il secondo motivo è stato argomentare che Mons. Hicks fosse un vescovo missionario e attento ai poveri, dato che aveva trascorso cinque anni della sua vita dirigendo un orfanotrofio di bambini poveri ne El Salvador e in altri paesi del Centroamerica. Ancora una volta si tratta della stessa vecchia tattica; in questo caso dare per scontato che ogni missionario ed ogni sacerdote vicini ai poveri siano progressisti.
Secondo questa logica, avrebbero fatto parte di questa fazione San Francesco Saverio, San Vincenzo  de’ Paoli, Madre Teresa di Calcutta e lo stesso Mons. Marcel Lefebvre. Mentre invece si tratta di fondamentali virtù cristiane, e il fatto che Mons. Hicks abbia dedicato parte della sua vita a questo servizio, mettendo da parte le comodità della vita parrocchiale negli Stati Uniti, la dice lunga sul suo operato. Gli autori dell’articolo vogliono farci credere che ogni “agente pastorale” che si dedica alla cura dei poveri sarebbe un adepto della teologia della liberazione o alla sua versione più moderata ma ugualmente dannosa: la teologia del popolo.

Il giornale che ha dato la notizia aggiunge che il fatto che Leone abbia accettato le dimissioni del conservatore cardinale Dolan dalla sede di New York, appena sette mesi dopo la loro presentazione, è segno dell’animosità che nutre nei suoi confronti e del suo desiderio di attuare rapidamente un cambio nella conduzione della Chiesa americana.
Il giornale non sa o non vuole sapere che è stato lo stesso cardinale Dolan a chiedere di essere sostituito perché la sua arcidiocesi si trova ad affrontare molti gravi problemi che egli non era più in grado di risolvere. Tra questi, la necessità di raccogliere, con la vendita di immobili, la somma di 300 milioni di dollari per indennizzare le vittime degli abusi sessuali commessi dai sacerdoti, nonché la grave carenza delle vocazioni sacerdotali: per una popolazione di due milioni e mezzo di cattolici ci sono solo 16 seminaristi.
Per altro verso, appare sorprendente la mancanza di professionalità dimostrata, visto che si può sapere facilmente che Mons. Hicks è stato votato dal 68% dei suoi colleghi per presiedere una delle Commissioni della Conferenza Episcopale. Quindi, difficilmente si può parlare di cambio di direzione dell’episcopato americano.

Quanto riportato dalla stampa e le testimonianze che possono leggersi nelle reti sociali dei fedeli di Joliet coincidono: Mons. Ronald Hicks è considerato un padre spirituale molto vicino ai sacerdoti e ai fedeli, è un uomo di profonda preghiera e promotore del culto eucaristico, è zelante protettore della Messa tradizionale (praticamente, nella diocesi di Joliet non si applicò Traditionis custodes) ed è un eccellente amministratore.

Non appena è stata confermata la notizia in anteprima, il sito Rorate Coeli, che non può essere sospettato di progressismo, ha commentato così: «Se è vero è un’ottima scelta».

Deo gratias!





dicembre  2025
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