Le parabole della storia,
ovvero,
Dio abbandona chi abbandona Dio


di Belvecchio

Chi ha orecchi intenda!

Questo monito di Gesù lo si ritrova in diversi passi dei Vangeli, dove si riportano le parabole raccontate da Nostro Signore.
Si tratta di un monito che si fonda sul fatto oggettivo che gli uomini tendono a non fare tesoro degli insegnamenti che ci vengono da Dio, sia direttamente, come nei Vangeli, sia indirettamente, come nella storia della Chiesa.

In questo periodo, in seguito al moltiplicarsi degli sbarchi di clandestini sulle coste della Sicilia, si sta verificando un fenomeno che ricorda da vicino le parabole dei Vangeli.
Per dimostrare con i fatti la disponibilità all’accoglienza, diversi parroci, autorizzati dai loro vescovi, stanno trasformando le loro chiese in dormitorii.
La cosa assume due significati importanti per la vita della società civile e per la vita della comunità cattolica. Per un verso si offre un’idea distorta delle chiese, come fossero dei luoghi relativamente inutili, immediatamente disponibili per essere trasformati in dormitorii. Per l’altro, si determina una situazione del tutto ingiustificabile: il luogo di culto cattolico diventa praticamente un luogo di culto non cattolico, in questo caso principalmente musulmano.
Va detto subito che il fenomeno che adesso si riscontra in Sicilia è ben noto ai cattolici di altri paesi, come la Francia e il Belgio, dove questa pratica dissacratoria è già in uso da tempo.



La chiesa San Luigi Gonzaga a Palermo


Il paradigma è che dalla decantata carità, si passa inevitabilmente all’acclarata blasfemia, sia per la devastazione del luogo consacrato, sia per la sostituzione del cattolicesimo con l’islamismo.
In questa incredibile situazione, nessuno si accorge o vuole accorgersi che l’aspetto esteriore della vicenda, ne nasconde uno interiore: la distruzione dell’identità cattolica dei nostri paesi.
D’altronde, se in Europa da decenni si sviluppa l’apostasia, non meraviglia che oggi si arrivi al punto di considerare una cosa normale la distruzione delle chiese cattoliche. A questo si aggiunga che l’indifferentismo religioso prodotto dall’ecumenismo del Vaticano II, ha permesso ai cattolici, e in primis ai preti e ai vescovi e ai papi, di considerare cosa normale che nelle nostre chiese si possano pregare indifferentemente Dio e i falsi dei.



Chiesa San Giovanni Maria Vianney a Palermo

Ora, nonostante la nostra appaia come una preoccupazione religiosa, nei fatti essa attiene all'intera vita dei nostri paesi.
Con l’aiuto incredibile dei preti moderni, con in testa papa Bergoglio che a suo tempo, a Lampedusa, diede la stura all’esplodere dell’invasione dell’Italia e dell’Europa, si è avviato un processo che trasformerà le nostre società residualmente cattoliche, in società multi-religiose, dove non ci saranno più né credenti, né miscredenti, ma solo una massa informe di persone di varia cultura e di varia credenza, accomunate però da una comune prospettiva: la costituzione di un mondo senza Dio.

Per quanto possa sembrare eccessivo, a chi finora ha sottovalutato il fenomeno e a chi lo ha addirittura alimentato con i pretesti più assurdi, ci sembra di poter affermare che siamo al cospetto del dilagare di una sorta di castigo di Dio.
Avendo abbandonato la vera fede, i popoli europei sono oggi costretti ad essere spintonati dai nuovi arrivati. Costoro, non solo occupano le nostre contrade, ma vi si installano con una spinta demografica in crescita esponenziale, fino quasi ad espropriarci; e non ci espropriano solo delle nostre terre, ma anche delle nostre coscienze e del nostro credo.
Come non pensare alla ricompensa che il Cielo ci ha assegnata per la nostra diffusa apostasia e per il nostro alimentare la crescita di un mondo senza Dio?

I preti e vescovi che non scorgono tutto questo e si arroccano sulla supposta accoglienza di tutto e di tutti, per dar prova, innanzi tutto a loro stessi, che sarebbero dei buoni cattolici, dimostrano per primi di aver perso la fede, di non avere orecchi per intendere.
Tale decantata e strumentale accoglienza, infatti, esclude a priori e dichiaratamente e convintamente anche il minimo tentativo di conversione. Esclude cioè la stessa ragion d’essere preti e vescovi; e quando un uomo vive praticando opere che disconoscono la sua stessa essenza, significa che ha perso ogni senso di sé e della sua esistenza e si è ridotto a un mero bruto.

È il destino di chi si allontana da Dio, si tratti di uomini comuni, di uomini di Chiesa o di intere società; destino che si caratterizza per il fatto che Dio, nella Sua incommensurabile misericordia, abbandona a se stessi gli uomini che Lo abbandonano (Cfr. Mt. 10, 32-33).






luglio 2014

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