La teoria del gender

di Alessandro Fiore


Articolo pubblicato sulla Rivista ufficiale del Distretto Italiano della Fraternità San Pio X:
La Tradizione Cattolica, anno XXV, n° 2/2014.

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Il mondo al contrario:
il «malato» da guarire diventa colui che vuole continuare a rispettare la legge naturale
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Immaginate un normale uomo cinquantenne: è geneticamente determinato dai cromosomi XY, possiede organi genitali integri, non ha particolari anomalie fisiche, presenta livelli ormonali normali, non ha subito operazioni particolari. Eppure si chiama «Lucia», e sui documenti viene indicato come appartenente al sesso femminile: infatti egli «si sente donna», e questo è quanto bastò al Tribunale di Rovereto (1), lo scorso anno, per dichiarare con sentenza che l’uomo in questione aveva tutto il diritto di essere considerato «donna».


Per «Lucia» e per il giudice lluminato del Tribunale di Rovereto, «sentirsi» di un sesso piuttosto che di un altro è davvero l’unica cosa importante, nonostante ogni evidenza naturale: genetica, morfologica, funzionale, psicologica.
Se questo modo di pensare fosse comune soltanto a isolati ed eccentrici individui, potrebbe essere un caso interessante da discutere in un manuale di disturbi psichiatrici. Tuttavia il problema è molto più grave, di una gravità che supera l’immaginazione della persona comune: il «modo di pensare» è in realtà «ideologia», e l’ideologia è ampiamente diffusa tra i vertici dei più rilevanti organismi nazionali e internazionali, che, dopo la fase di promozione, arrivano in questi tempi alla fase di imposizione.

La Teoria del Gender
    
Questa ideologia viene denominata «teoria del gender» (2). Essa si basa sulla cosiddetta «identità di genere», definita come la soggettiva percezione di appartenenza a un «sesso», o meglio a un «genere» anche contrario al proprio sesso biologico (3): sarebbe questa «identità di genere» il solo fattore importante per decidere il proprio comportamento sessuale e il proprio «ruolo» nella società. Ne segue una visione in cui ogni «orientamento sessuale» (appunto la tendenza sessuale che ci si «sente» di avere, oppure soggettivamente scelta) ha pari dignità essendo importante, in fin dei conti, non una realtà umana naturale (biologica, psicologica e morale) ma una percezione/scelta assolutamente soggettiva. Ogni valutazione morale o giuridica di favore o di disfavore verso l’uno o l’altro «orientamento» o «identità» viene vista come «discriminatoria» e, solitamente, «eterosessista».

Perciò, se qualcuno avesse mai l’idea di sostenere che, ad esempio, il comportamento omosessuale o la transessualità siano anormali, moralmente negativi o psicologicamente dannosi, oppure che certi istituti, come il matrimonio, possano darsi solo con riferimento all’unione tra sessi diversi, ecco che sarebbe subito bollato come qualcuno che istiga alla discriminazione, come un «eterosessista», oltre che come affetto da «omofobia» o «transfobia», e quindi potenzialmente pericoloso per la società (4).

Ma gli omofobi e i transfobici non esauriscono il campo dei «nemici» della teoria del gender: infatti le identità legate all’omosessualità (gay, lesbica, o anche bisessuale) o alla transessualità potrebbero non rappresentare che una piccola parte delle possibili «identità di genere». E qui si può rilevare la portata particolarmente ampia, e quindi particolarmente rivoluzionaria, della teoria del gender, che assorbe le istanze dell’omosessualismo più spinto e tuttavia le supera, incarnando una categoria più vasta, radicale e onnicomprensiva: abbiamo visto che l’identità di genere, da cui derivano i profili comportamentali e sociali, si basa su una percezione soggettiva, che potrebbe avere complesse radici psicologiche, ma che può anche essere frutto di una scelta, di un atto della volontà (e quasi sempre lo è, almeno parzialmente, nonostante influenze psicologiche più o meno forti). Una volontà che, coerentemente con l’ideologia, non dovrebbe incontrare nessun limite nella natura, quindi nella morale, potendosi configurare come pura volontà di potenza.
Si capisce quindi come partendo da tali principi, avendo sganciato il riconoscimento del proprio essere dal reale e il proprio comportamento dalla legge naturale, non si possano comprimere le diverse «identità di genere» in una lista determinata di opzioni: oltre alle classiche. identità di «uomo» e «donna», all’acronimo LGBT (lesbica, gay, bisessuale, transessuale (5)) alcuni aggiungono la lettera Q (queer) e I (intersex). Altri si spingono più in là: ad esempio la Australian human rights commission arriva a classificare 23 gender diversi, aggiungendo a quelli menzionati anche l’identità di transgender, trans, androgino, agender, crossdresser, drag king, drag queen, genderfluid, genderqueer, intergender, neutrois, pansessuale, pangender, third gender, third sex, sistergirl e brotherboy (6). Tuttavia anche questa classificazione apparentemente esauriente non è definitiva: si discute se includere gli «objectum sexuals» (o «oggettofili», cioè coloro che sono sessualmente attratti da oggetti (7)) e potremmo aggiungere gli zoofili e i pedofili: per quanto molti, comprensibilmente, abbiano difficoltà a includere anche l’ultima categoria tra le varie identità di genere, non sembrano esserci grandi ostacoli teorici al riconoscimento anche di questa «identità» una volta ammessi i principi dell’ideologia. Infatti le diverse identità di genere e gli orientamenti sessuali che ne derivano prescindono non solo dalla naturale finalità dell’atto sessuale, ma persino da ogni realtà fisica-biologica sottostante. Segue logicamente che l’immaturità fisica e mentale del bambino non è, in quest’ipotesi, un ostacolo a divenire «oggetto sessuale» (8).
Inoltre ci sono già segni che indicano, come vedremo, che l’orientamento pedofilo sarà oggetto di «normalizzazione» mediatica, culturale e normativa, come quello omosessuale e transessuale.

Le conseguenze mondiali del gender

Molteplici sono le conseguenze della dottrina del gender e della pari dignità di ogni orientamento sessuale: leggi che tutelano le minoranze LGBT contro l’omofobia e la transfobia; il sostegno aperto anche da parte delle istituzioni alle associazioni LGBT; la tendenza a estendere l’istituto del matrimonio anche a coppie dello stesso sesso; la legalizzazione di tecniche che consentano anche alle coppie non eterosessuali di avere una «famiglia», come la fecondazione artificiale eterologa e «l’utero in affitto»; la sostituzione dei termini, probabilmente eterosessisti, di «padre» e «madre» con i più inclusivi «genitori I e 2»; la promozione e anche il finanziamento pubblico di tecniche di riassegnazione del sesso o di «transizione di genere»; la promozione di programmi di educazione sessuale sin dalla prima infanzia basati sull’identità di genere; et similia.
A questi punti si ispirano tutta una serie di progetti, documenti e strategie emanate da alte sfere del potere politico, amministrativo e culturale. Parlare, a questo proposito, dei frutti delle pressioni di lobby ricche e ben organizzate è sicuramente vero, ma riduttivo: infatti i sostenitori della gender theory non agiscono solo facendo pressioni dall’esterno sulle istituzioni, ma sono ben inseriti nelle istituzioni medesime, sia che si tratti dei parlamenti nazionali (incluso quello italiano), del Parlamento europeo, di organismi internazionali come l’ONU o di importanti associazioni scientifiche.

Incominciando dalla realtà italiana, è significativo che figure istituzionali che dovrebbero splendere per la loro neutralità ideologica, cioè il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato e quello della Camera dei Deputati, siano notoriamente gay friendly (9). Il Parlamento italiano, poi, ha ripetutamente dato prova di voler andare nella direzione auspicata dai teorici del gender: basti pensare al disegno di legge (10) di contrasto all’omofobia e transfobia. Pochi sanno, inoltre, che lo stesso giorno (il 15 marzo 2013) in cui veniva presentato il D.d.L. 245 «contro l’omofobia», veniva presentata al Senato della Repubblica una proposta di legge (D.d.L. 204) che mira a estendere il matrimonio alle unioni tra persone dello stesso sesso, incluso il diritto all’adozione di bambini, e il riconoscimento della filiazione mediante maternità surrogata (11).
Nella linea della più pura teoria del gender si collocano due documenti emanati dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità, il primo dei quali denominato «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 ¬2015)». Questo documento mira a diffondere nel mondo del lavoro, nelle carceri e soprattutto nelle scuole la «teoria del gender», che è pienamente accolta (12).
Il secondo documento partorito dall’UNAR si chiama: «Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT». Le direttive ivi contenute pretendono di imporre un pensiero unico in materia di gender e di cultura LGBT ai giornalisti, in particolare attraverso la promozione di una vera e propria neo lingua politicamente corretta (13).
Infine, rimanendo nei confini italiani, ricordiamo il c.d. «Decreto Carrozza», convertito in legge 1’8 novembre (L n.128, 2013), che autorizza «per l’anno 2014 la spesa di euro 10 milioni per attività di formazione e aggiornamento obbligatori del personale scolastico, con riguardo (…) all’aumento delle competenze relative all’educazione al rispetto delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere».

Se allarghiamo i nostri orizzonti e diamo uno sguardo a quello che succede a livello europeo o mondiale, possiamo evidenziare anche in questo caso una strategia culturale e normativa basata sulla teoria del gender: non si contano gli atti nell’ambito dell’Unione Europea che promuovono la parità di genere, che combattono le discriminazioni basate sul genere o sull’orientamento sessuale, o che mirano a proteggere presunti diritti delle minoranze LGBT.
Negli Stati Uniti la teoria del gender ha trovato il sostegno del governo Obama e si moltiplicano nei diversi Stati federati iniziative di applicazione della teoria: alcune scuole (14) hanno permesso ai maschi di usufruire dei bagni delle femmine (e viceversa), nell’ipotesi in cui si «identifichino» di più con l’altro sesso (potete facilmente immaginare gli abusi che ne possono derivare); in alcuni Stati prendono piede programmi che prevedono di inibire con trattamenti ormonali, in certi casi, lo sviluppo legato alla pubertà negli adolescenti, in modo da consentire una scelta più libera del proprio genere (15) (infatti la pubertà porta dei cambiamenti nell’individuo che lo identificherebbero ancora più chiaramente come uomo o come donna: si vuole evitare che la natura «imponga» la sua determinazione, soprattutto in individui che sembrerebbero destinati alla transessualità).

Come si è già detto, la teoria del gender porta alla proliferazione di «identità» sessuali, senza limite alcuno nella legge naturale (almeno ciò si ricava da un’applicazione coerente dei principi della teoria). Ne segue che anche le più aberranti perversioni possono cercare di rivendicare diritti di cittadinanza. Prendiamo 1’esempio della pedofilia: a livello sociale il fenomeno è purtroppo cresciuto molto negli ultimi anni. Basti pensare che negli ultimi dieci anni, sono apparsi sulla rete oltre 100.000 siti pedofili e pedopornografici (16).
Dal punto di vista nazionale, il panorama attuale è diversificato: esiste una tendenza, soprattutto normativa, a trattare con maggiore rigore il reato di violenza sessuale e atti sessuali con minorenne (o in presenza del medesimo). Alcuni atti internazionali e, in Italia alcune modificazioni nel diritto penale vanno in questo senso (17). Tuttavia, esiste anche una tendenza inversa: si moltiplicano, con la complicità delle istituzioni, le associazioni che promuovono la pedofilia o che auspicano una maggiore tolleranza del fenomeno (ad esempio con la richiesta di abbassare notevolmente «l’età del consenso» per le relazioni sessuali): l’associazione «Martijn» nei Paesi Bassi, che sostiene attivamente i rapporti sessuali tra adulti e bambini di ogni età, è stata dichiarata legale dalla Corte di Appello di Leeuwarden nel mese di aprile (18); si pensi che anche al caso della NAMBLA (19), negli Stati Uniti.
L’ultima edizione del famoso manuale dei disturbi psichiatrici pubblicato dall’Associazione degli Psichiatri Americani (APA), il DSM-V, aveva incluso la pedofilia tra gli «orientamenti sessuali». Solo dopo la protesta di gruppi conservatori, l’AP A ha fatto marcia indietro sostenendo che era stato un errore e correggendo il passaggio in questione (20).
In Europa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato delle direttive denominate «Standard di Educazione Sessuale in Europa», che dovrebbero poi essere applicate nei singoli Stati e promuovere un’educazione sessuale basata sulla sessualizzazione precoce dei bambini e che potrebbe istigare a comportamenti di tipo pedofilo; esse mirano a familiarizzare i bambini, sin dai primi anni, all’uso di contraccettivi e alle diverse perversioni sessuali.

L’assurdità del gender

Una teoria così assurda e contraria al buon senso, come quella del gender, non meriterebbe un’ampia confutazione. Ci limitiamo dunque a ricordare che il corpo sessuato appartiene alla natura più intima dell’essere umano: anzi l’essere umano, più che avere un corpo, è un corpo, benché non sia solo un corpo. La natura con le sue finalità fissa i beni convenienti alla persona, sia uomo che donna. Il sesso biologico, determinato geneticamente fin dal concepimento e iscritto in ogni cellula del nostro corpo, è la ragione di profonde differenze somatiche, funzionali, ormonali e persino strutturali del cervello. Un comportamento, sessuale o sociale, che contraddicesse le finalità naturali del corpo, le sue potenzialità, il senso della diversità e della complementarietà tra uomo e donna, costituirebbe un disordine (soprattutto morale, ma non soltanto) tanto grave quanto è radicale il fondamento dell’identità maschile e femminile. Ogni scissione tra la «percezione» della propria identità e il proprio corpo sessuato, oltre a essere una finzione (21), non può che costituire una profonda frattura nella personalità, con pesanti conseguenze sul profilo psicologico.
I dati sperimentali lo confermano: per limitarci ai «gender» più tipici, numerose ricerche in ambito psicologico e sociologico evidenziano i danni psicologici (e anche fisici (22)) legati all’omosessualità e alla transessualità: le persone omosessuali o transessuali sono molto più esposte a tutta una serie di disturbi psicologici come la depressione, il panico, l’abuso di droghe e l’ideazione suicidaria (23). Anche la percentuale dei suicidi effettivi è significativamente più alta e, nel caso dei transessuali, il tasso dei suicidi è agghiacciante: circa il 40% (24).

La teoria del gender tenta la decostruzione della persona secondo canoni che hanno dimenticato il significato metafisico-morale della natura umana. Essa rappresenta il supremo tentativo gnostico di scindere lo spirito dell’uomo dalle determinazioni della corporeità, vista come estranea o non-essenziale, e di reinventare o ricreare la sua natura, come se l’uomo fosse il dio di se stesso. Non deve sorprendere che la teoria del gender porti alla diffusione di ogni perversione sessuale e, conseguentemente, alla distruzione morale, mentale e fisica dell’uomo. Possiamo dare un’ulteriore conferma: spesso i fondatori di un’ideologia, incarnano nelle loro vite i principi e le conseguenze dell’ideologia medesima. Ciò è verissimo per la teoria del gender: i segni sono sorprendentemente convergenti.

I padri del gender

L’ideologia è stata costruita grazie agli apporti di diverse personalità, rappresentative della rivoluzione sessuale e del femminismo. Possiamo ricordare i seguenti nomi: Wilhelm Reich (1897-1957), una delle figure più importanti tra i teorici della de-patologizzazione di ogni comportamento sessuale; Georges Bataille (1897-1962), punto di riferimento intellettuale per il femminismo radicale e per i sostenitori del gender; Michael Foucault (1926-84), forse il più stimato tra i filosofi del gender; Simone de Beauvoir (1908-86), scrittrice e filosofa, teorica principale del femminismo, sua è la famosa frase: “donne non si nasce ma si diventa” (cioè per scelta non per dato di natura); Alfred Kinsey (25) (1894-1956), figura centrale della rivoluzione sessuale negli Stati Uniti, soprattutto dopo i famosi “Kinsey Reports” (26); infine il dottor John Money (1921-2006), tra i fondatori della clinica per l’identità di genere del Johns Hopkins. Fu soprattutto lui a introdurre il concetto di «identità di genere».

Una breve descrizione delle rispettive personalità e storie di vita può essere davvero illuminante.
Wilhelm Reich aprì una clinica psicoanalitica di successo a Berlino, presto però accusata di nascondere le più variegate perversioni sessuali. Espulso dal partito comunista tedesco, andò a vivere negli Stati Uniti, paese dove negli anni ‘50 perpetrò una frode massiva che gli cagionò l’imprigionamento. Da lì fu portato alla penitenzieria psichiatrica, dove morirà con la diagnosi di paranoia e schizofrenia progressiva (27).
Georges Bataille si convertì al satanismo orgiastico, promosse la bontà dei sacrifici umani rituali e fondò una società segreta («Acephale») per perpetrare questo tipo di atti (28).
Michael Foucault era ammiratore di Bataille e asseriva una filiazione spirituale col marchese de Sade. Nietzscheano e omosessuale ossessivo, negli Stati Uniti si diede al consumo massivo di droghe di ogni specie. Quanto al suo stato mentale: durante la sua gioventù tentò varie volte il suicidio e concepì un odio così intenso per il suo corpo che cercò di scuoiarsi con un rasoio (29). Morì di AIDS nel 1984 (30).
Simone de Beauvoir era compagna di Sartre: avevano entrambi amanti dell’uno e dell’altro sesso che a volte condividevano. Intratteneva rapporti omosessuali anche con sue studentesse minorenni (31).
Alfred Kinsey costituì con sua moglie una specie di comunità sessuale più o meno segreta nell’Università di Indiana, nella quale si diedero a ogni tipo di perversione (32). Kinsey era pedofilo e sosteneva anche pubblicamente la pedofilia e l’abrogazione delle leggi che tutelano i bambini da questo tipo di abusi (33).
Da ultimo, il dottor John Money, noto, in particolare, per «l’esperimento» che fece sul bambino David Reimer e che avrebbe dovuto dimostrare uno dei postulati della teoria del gender, cioè che i caratteri e i comportamenti legati al sesso non sono innati ma potrebbero essere modificati e appresi.
David nacque nell’agosto del 1965. La sua circoncisione andò molto male e i genitali del bambino vennero accidentalmente distrutti. Money consigliò ai genitori di permettergli di modificare chirurgicamente i suoi genitali, trasformandoli da maschili in femminili, e di crescerlo come una femmina. David, d’altra parte, aveva un fratello gemello. Il dottor Money usò i gemelli come esperimento a dimostrazione della sua teoria che «il genere si apprendeva». Seguì il caso per molti anni e pubblicò degli articoli sul successo della riattribuzione del sesso, acquisendo prestigio come esperto del cambiamento di genere: a sentire Money, il ragazzo (la cui identità era tenuta nascosta) stava crescendo perfettamente come femmina, col nome di «Brenda». Tuttavia, nell’anno 2000 tutto venne fuori: David e il fratello gemello, all’epoca oltre la trentina, raccontarono come il dottor Money, quando avevano sette anni, avesse scattato delle foto di loro due nudi, e negli anni, li avesse costretti a pratiche incestuose tra di loro. Probabilmente lo stesso Money ebbe rapporti pedofili (del resto, come l’amico Kinsey, anche Money difendeva pubblicamente la pedofilia). David poi non si era mai identificato nel sesso femminile. Gli abusi subiti e, per David, il fatto di essere stato costretto a crescere come una femmina, determinarono l’esito tragico della vicenda: tre anni dopo il fratello di David fu trovato morto, per overdose. Poco dopo David si suicidò (34).

Conclusione

Si potrebbe continuare a lungo con le storie di vita, ma il lettore avrà ormai recepito il messaggio: la teoria del gender comincia, si costituisce e finisce con la distruzione spirituale, psicologica e anche fisica dell’uomo. Rappresenta la porta di tutte le perversioni, la guerra alla legge naturale e al Creatore, la rivoluzione antropologica ultima. La sua imposizione a livello sociale distruggerà sempre di più il residuo di moralità nella società e contribuisce all’annientamento psico-fisico di un numero sempre più grande di persone.

Solo se la legge naturale tornerà ad essere rispettata dagli individui, se la Chiesa la difenderà con la stessa forza di una volta, se essa di nuovo ispirerà le leggi degli Stati, potremo evitare questo suicidio metafisico-morale di massa.


NOTE

1 - Sentenza depositata il 3 maggio 2013 e passata in giudicato a fine luglio 2013; vedi anche: Intervista a Gianfranco Amato (http://it.radiovaticana.va/news/2013/08/03/dichiarato_donna_senza_intervento_chirurgico._controversa_
sentenza/it1-716829
).
2 - Oppure «del genere». In inglese: «gender theory».
3 - Questa definizione si può trovare oggi anche in documenti «ufficiali» come ad esempio quella dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, interno al Dipartimento per le Pari Opporturutà, nella «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)»: (§6. Glossario [p.39]) «IDENTITÀ DI GENERE: la percezione di sé come maschio o come femmina o in una condizione non definita».
4 - Si veda, ad esempio, le voci «eterosessismo» e «omofobia» nella «Strategia nazionale» dell’UNAR: (§ 6 - Glossario [p.40, 41])
5 - La lettera «T» sta qualche volta sia per «transessuale» che per «transgender», che può riferirsi a una categoria residuale comprendente coloro che non si identificano in nessuno degli altri «classici» generi.
6 - Si veda l’articolo Australia, i sessi sono due, i generi 23, al link: http://miradouro.it/node/49866).
7 - L’orientamento è riconosciuto, tra gli altri, dall’attivista australiana Katrina Fox. (si veda sempre: http://miradouro.it/ node/49866).
8 - In verità già soltanto la negazione del vincolo morale rappresentato dalla finalità della sessualità apre le porte alla pedofilia. Se si distrugge quell’ordine naturale che c’è tra il rapporto sessuale e la procreazione, anche l’immaturità fisica del bambino, ossia la sua incapacità naturale di procreare (che costituisce un dato naturale), diventa irrilevante ai fini dell’espressione della sua sessualità. Quanto all’immaturità «mentale», chi potrà dire che il bambino non potrà essere iniziato ad una sessualità così concepita? Si potrà fare allora la distinzione tra una «pedofilia buona» (senza violenza) e una cattiva (con violenza).
9 - È interessante leggere il discorso che l’attuale Presidente del Senato, Piero Grasso, pronunciò all’occasione della “Giornata mondiale dell'omofobia”, organizzata dall’ONU nel mese di maggio 2013: «Una corretta educazione su questi temi la dobbiamo fare soprattutto per chi soffre di questa “malattia” [l’omofobia], (…) Liberiamo gli omofobi dalle loro paure. Vivranno meglio loro, vivremo meglio tutti». (http://www.tmnews.it/web/sezioni/politica/ omofobia-grasso-omofobi-sono-malati-liberiamoli-da-loro-paure-PN _ 20130517_00087 .shtml).
10 - Nel momento in cui scrivo, il testo discusso in Parlamento non ha ancora forza di legge.
11 - Si tratta del D.d.L. 204, «Disposizioni in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso».
12 - Questo si evince sia dal titolo del documento sia dai contenuti: il documento richiama costantemente concetti quali «identità di genere» («la percezione di sé come maschio o come femmina o in una condizione non definita»), «transgender, ecc., promuove i diversi tipi di «famiglie» senza alcuna distinzione, assicura il sostegno ai processi di «transizione di genere» e parifica ogni «orientamento affettivo». Il documento non maschera l’aperto appoggio dato alle associazioni LGBT e dichiara addirittura di voler «favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni».
13 - Il sottotitolo a p. 5 recita: «Comunicare senza discriminare sulla base di orientamento sessuale e identità di genere è un dovere dei giornalisti. L’Europa condanna il discorso di odio e anche l’Italia si sta adeguando».
14 - È il caso di una scuola elementare in Colorado, che ha permesso a Coy Mathis, bambino di 6 anni che secondo i suoi genitori sarebbe già «transgender», di poter utilizzare il bagno delle femmine. Una proposta di legge in California «vuole consentire agli studenti transgender di utilizzare il bagno del sesso cui sentono di appartenere, indipendentemente dal loro aspetto fisico. Provvedimenti simili sono già stati presi (anche senza una legge precisa), in Massachusetts, Connecticut, Washington ... » ( http://reazionecattolica.wordpress.com/2013/08/12/california-studenti-trans-potranno-usare-bagni-del-sesso-opposto/).
15 - Sembra sia stato il dott. Norman Spack il primo a proporre e applicare l’idea. Nel 2005 egli iniziò a sottoporre bambini tra i 7 e i 12 anni a una terapia ormonale con l’intenzione di risolvere i disturbi legati all’identità di genere. Utilizzava antagonisti ormonali per ritardare l’inizio della pubertà. Si veda su questo assunto: WALI HEYER, Paper Genders: il mito del cambiamento di sesso, Sugarco 2011, pp. 41ss.
16 - Cfr. La Lobby pedofila vuole imporre la perversione come normale. Intervista a don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, il più famoso «cacciatore» di pedofili in internet, su www.1anuovabq.it .
17 - Il Codice Penale italiano ha subito delle modifiche nel 2012, che hanno toccato in particolare gli artt. 609-quater e seguenti, con lo scopo di estendere la tutela contro questo tipo di abusi a danno di minorenni.
18 - Addirittura alcuni membri dell’associazione, anche del consiglio direttivo, hanno avuto condanne nel passato per pedofilia e pedopornografia. È partita recentemente una petizione online per chiedere di rendere di nuovo illegale l’associazione Martijn sul sito: http://ring-the¬alarm.com/.
19 – L’acronimo NAMBLA sta per: «North American Man/Boy Love Association».
20 -  Cfr. APA: Classifying pedophilia as a «sexual orientation» was an «error», http://www.lifesitenews.com/news/apa-classifying-pedophilia-as-a-sexual-orientation-was-an-error.
Ma forse di «errore» non si trattava, visto che nel 1998 uno studio intitolato A Meta-Analytic Examination of Assumed Properties of Child Sexual Abuse Using College Samples, pubblicato sul Psyichological Bulletin della stessa APA, si proponeva di ridefinire il concetto di «abuso sessuale sui minori» e sosteneva che le conseguenze derivanti dagli abusi sessuali subiti da minori fossero «alquanto modeste», in ogni caso «non produttivi di conseguenze negative di lunga durata». Insomma, secondo lo studio: «Il sesso consensuale tra bambini e adulti, e tra adolescenti e bambini, dovrebbe venire descritto in termini più positivi…».
21 - Persino nell’ipotesi del cambiamento di genere più impressionante, come quella del transessuale che ha subito rilevanti operazioni chirurgiche, «le procedure di SRS [chirurgia di riattribuzione del sesso] creano solo un’imitazione degli organi coinvolti nell’atto sessuale… con forti limitazioni funzionali. La chirurgia non può modificare il DNA o capovolgere l’effetto degli ormoni prenatali sul cervello. Può solo creare la parvenza dell’altro sesso. Le persone che si sono sottoposte a queste procedure possono praticare atti che simulano il rapporto sessuale tra un uomo e una donna, ma questi atti sono infecondi, poiché gli interventi chirurgici non possono creare la fertilità. Di fatto, la chirurgia di riattribuzione del sesso è la forma più radicale di sterilizzazione e, secondo l’insegnamento morale cattolico, è contraria all’etica anche soltanto per questo motivo» (R. P. Fitzgibbons, P. M. Sutton, D. O’ Leary, «La Psicopatologia della chirurgia di riattribuzione del sesso», National Bioethics Quarterly 9.1 (Primavera 2009), citato in W. Heyer, Paper Genders: il mito del cambiamento di sesso, Sugarco 2011.
22 - Ci riferiamo, quanto alla popolazione omosessuale, all’altissimo tasso di malattie sessualmente trasmissibili (MST): nonostante quella omosessuale rappresenti, negli Stati Uniti, circa solo il 2% della popolazione complessiva, nel 2010, secondo i Centers for Desaese Control and Prevention, i giovani omosessuali erano protagonisti del 72% di tutte le nuove infezioni di HIV tra i giovani (cfr. http://www.cdc.gov/). Nel caso dei transessuali, si aggiungono i danni fisici legati alla c.d. «chirurgia di riattribuzione del sesso» che «mutila un corpo sano, non affetto da malattia. (…) Richiede la distruzione di organi sessuali e riproduttivi sani. (…) Inoltre i trattamenti ormonali somministrati ai candidati alla SRS [chirurgia di riattribuzione del sesso] … possono causare seri problemi di salute. Per le donne gli effetti degli ormoni maschili e della SRS possono essere permanenti e irreparabili» (R.P. Fitzgibbons, P. M. Sutton, D. O’ Leary, «La Psicopatologia della chirurgia di riattribuzione del sesso», National Bioethics Quarterly 9.1 (Primavera 2009).
23 - Si potrebbero citare decine di studi recenti a sostegno di queste affermazioni. Per limitarci a uno studio del 2003 condotto a livello nazionale negli Stati Uniti, su 2917 adulti, gli uomini gay o bisessuali hanno tre volte maggior probabilità di soffrire di tossicodipendenza e di depressione maggiore rispetto agli uomini eterosessuali. Rispetto alle donne normali, le donne lesbiche o bisessuali hanno una probabilità quattro volte maggiore di essere tossicodipendenti, e il 43,7% di esse soffre di «almeno un disturbo» psicologico, come il 39,8% degli uomini gay/bisessuali (cfr. S. D. Cochran et al., «Prevalence of Mental Disorders, Psychological Distress, and Mental Health Services Use among Lesbian, Gay, and Bisexual Adults in the United States», Journal of Consulting and Clinical Psychology, 71.1 febbraio 2003).
24 - Rimando all’interessante libro di Walt Heyer, Paper Genders: Il mito del cambiamento di sesso, Sugarco 2011, pp. 17ss. L’autore cita anche quanto riportato da siti web specializzati: «Inoltre le morti dovute a un uso illegale di ormoni e alle sue complicazioni non sono riportate, perché non ci si rivolge al medico. Gli ictus, gli attacchi cardiaci, i rischi legati alle iniezioni di silicone e le trombosi venose profonde sono problemi comuni. (…) Oltre il 50% dei transessuali tenta almeno una volta il suicidio prima del ventesimo compleanno. Ancora più numerosi sono quelli che si fanno del male quotidianamente, infliggendosi delle ferite o compiendo altri gesti autolesionistici».
25 - Vedi Walt Heyer, Paper Genders: il mito del cambiamento di sesso, Sugarco 2011, pp. l9 ss.
26 - In questa pseudo-ricerca Kinsey affermava, per esempio, che il 37% dei maschi americani aveva avuto un’esperienza omosessuale e che quasi il 47% dichiarava di aver provato durante la propria vita dei sentimenti nei confronti di persone del proprio sesso. È ormai riconosciuto che utilizzò metodi manifestamente fraudolenti, ma, sotto la parvenza della ricerca scientifica, Kinsey diede avvio a un significativo cambiamento della storia sociale statunitense, avallando e facendo entrare nella mentalità comune l’omosessualità e altre pratiche sessuali.
27 - Vedi F. Paz, Ideologi del gender: carne da psichiatra, su Epoca, l settembre 2013.
28 - Si racconta che i fondatori della società segreta accettarono tutti di essere la vittima del sacrificio umano inaugurale, ma nessuno accettò di eseguirlo: cfr. F. Paz, Ideologi del gender: carne da psichiatra, su Epoca, 1 settembre 2013, e la voce «Georges Bataille» su wikipedia.org nella versione inglese.
29 - Vedi F. Paz, Ideologi del gender: carne da psichiatra, su Epoca, 1 settembre 2013.
30 - Cfr. voce Michael Foucault su wikipedia.org.
31 - Si veda la voce corrispondente su wikipedia.org.
32 - Vedi F. Paz, Ideologi del gender: carne da psichiatra, su Epoca, 1 settembre 2013.
33 - Vedi W. Heyer, Paper Genders: il mito del cambiamento di sesso, Sugarco 2011, p.21.
34 - Su tutta la vicenda di Money e David Reimer: cfr. W. Heyer, Paper Genders: il mito del cambiamento di sesso, Sugarco 2011, pp. 23ss.





agosto 2014

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