A Firenze l’ordine napoleonico
regna sulla Tradizione 

di Pucci Cipriani

Articolo pubblicato sul sito Riscossa Cristiana


Già, ricordo gli anni Sessanta e Settanta, la battaglia della Tradizione contro l’olocausto conciliare e mi viene il groppo alla gola. “Ne sono certo – mi scriveva don Ivo Biondi, un eroico sacerdote che restò fedele alla Messa di sempre, nonostante le persecuzioni – Lei potrà vedere ancora celebrare la S.Messa dei Santi, dei Martiri e dei Confessori…la Messa di Lepanto e di Vienna…

Certo ho visto risorgere il “nostro sole”, tanto atteso e invocato, con quel “motu proprio” di Benedetto XVI… e pur gli altri lo scorsero, bello e vivificante, quel Sole, ma, subito dopo, tornò la notte buia e, con la notte, uscirono di nuovo gli schifosi chirotteri che della notte son figli.

Mi venivano alla mente questi ricordi l’altra mattina quando andai alla chiesa di Ognissanti e per decenza non entrai dentro dove avrei, con disgusto, incontrato del “cuculo ozioso i piccolini”…ovverosia quei due frati ribelli che, novelli Quisling, si sono impossessati militarmente della chiesa che fu di quell’Ordine eroico fondato dai padri Manelli e Pellettieri…un Ordine del quale restano soltanto le macerie fumanti sulle quali ballano, accompagnati dai latrati di iene e di sciacalli e dalle farneticazioni onan-rivoluzionarie del “professore” sandinista , quella loro lugubre tarantella i vari p. Dicette e Facette …

E mi sono introdotto in quella stanzetta sui Lungarni – di fianco alla bella chiesa barocca che in passato ha avuto una sua storia gloriosa – dove le suore dell’Immacolata (ora anche loro sotto kommissariamento con sentenza già scritta di “morte” – leggi qui) avevano riposto quei loro religiosi “ricordi” e quelle care memorie fatte di libri devozionistici (Don Dolindo Ruotolo, p. Manelli, p. Lanzetta etc) di santini,  di sacre immagini come quella della Medaglia Miracolosa , di statuine..quegli oggetti e quelle immagini care alla pietà popolare e incentrate sulla devozione mariana e sul Santo Rosario, quella Corona e  quelle “Coroncine” di cui , sempre Tito Casini, poteva scrivere :
Tu legherai ancora le mie falangi quando le mie carni saranno fieno …e cancellatasi, perdutasi di me ogni altra memoria tra gli uomini, di me si dirà, per quei grani congiunti con le mie ossa , si dirà, e sarà la mia sola gloria: ‘Era uno che diceva il rosario’.

Così possa trovarmi l’angelo che tuonerà : ‘ Il tempo è finito: tempus non erit amplius’, e tornerà il fieno in carne per chiamarla al giudizio! Così possa trovarmi…Così, e io non avrò da temere, avendo tra le mie mani la mia difesa, in te la mia avvocatura : il memoriale di ciò che, Maria mediante, Dio fece perché io fossi salvo.

Così, la corona della mia vita, la corona della mia morte, si cambierà nella corona della mia eternità.

E mi scuseranno i lettori se sto usando un linguaggio – come dicono oggi – antiquato, da esteta…che non mette in conto le “periferie esistenziali” e i “nostri fratelli islamici” che stanno sgozzando i cristiani colpevoli di rimaner fedeli – come le suorine dell’Immacolata – alla Dottrina e alla Chiesa di sempre… mi scuseranno i nostri lettori se un povero peccatore come me abbia avuto l’ardire -senza nemmeno un po’ di vergogna – di essere andato da quelle sante suorine a “fare incetta” di Corone per regalare a chi, come il sottoscritto, ormai è affetto dal morbo del “nostalgismo” e, per pregare, ha ancora bisogno di questo “marchingegno”, di questa “coroncina” anacronistica che , già nel 1970, fu bruciata nel Seminario fiorentino mentre – al canto del Sol dell’Avvenire – furon buttati in Arno i “saturni”…quei cappelli a foggia di “padella” anch’essi simbolo anacronistico di una Chiesa che ancora si ostina a prendere per esempio San Tommaso (invece di Karl Ranher), San Roberto Bellarmino (invece di Hans Kung), il Santo Curato d’Ars (invece di don Milani), San Giovanni Bosco e San Orione (invece di don Ciotti e di don Mazzi) e infine San Gregorio Magno invece del Sig. Bianchi Rag. Enzo, il non – prete (CLICCA qui e qui) priore di Bose che proprio l’altro ieri – su invito della Curia – è venuto a Firenze e, nell’annuale riunione del clero, presso la villa di Lecceto, ha aggiornato i preti  erudendoli sul nuovo “corso” della Chiesa che, una volta per sempre, dovrà smetterla con quel suo idiota trionfalismo e con quel “catechismo con formule preconfezionate” che dà tutto per scontato…battendo ancora su quei temi etici che sono stati il “cavallo di battaglia” di quella breve restaurazione opera di un “papa anacronistico” (Benedetto XVI) costretto alle dimissioni…et voilà!

Ma sto perdendo il filo: parlavo di quelle suorine che cercavano di raccattare qualche spicciolo con la vendita di poveri oggetti sacri, quelle suorine che tu non vedevi quasi mai , ma ne percepivi la presenza da quel candore e da quel profumo “d’incenso e cera fina” che trovavi in chiesa, da quei canti celestiali che si levavano durante l’elevazione e quando ci recavamo alla balaustra a prendere la Comunione, quelle suorine che passavano nella preghiera e nel nascondimento il loro tempo…se ne vanno, insalutate ospiti.

Se ne vanno in silenzio, ormai, da tempo, nella chiesa di Ognissanti, da quando non c’erano più i frati rimasti fedeli all’Immacolata, se ne andavano lontano, lassù (e la suorina fa un cenno vago con la mano come se la Collina di San Miniato al Monte si trovasse a migliaia di chilometri di distanza) a confessarsi, a prendere la Messa…perché ormai loro e i frati rimasti fedeli ai Carismi dei padri fondatori sono un’altra cosa rispetto a questi nuovi Quisling arroganti che, in un anno, sono riusciti a distruggere quello che, sapientemente e piamente, era stato costruito in oltre quarant’anni…Ma Dio non paga il sabato!

Se n’è andato padre Serafino Lanzetta, un grande teologo e un pastore sollecito, se n’è andato fra’ Sorriso, quel dolce fra’ Leopoldo che, quando l’arrogante pretino, falso tradizionalista, con la puzza sotto il naso, in San Gaetano, prima cercò di boicottare la cerimonia riparatoria, poi si rifiutò di parlare contro l’oltraggio blasfemo del regista che aveva imbrattato con escrementi il volto Santo di NSGC, la sera, durante la veglia di preghiera in Ognissanti, tuonò – nonostante il fisico esile e la sua naturale timidezza – contro la pubblica bestemmia, senza paura…sì, se n’è andato il p. Lanzetta – ma tornerà a rivivere tra di noi con l’ultima sua opera pubblicata dalle Edizioni Cantagalli : “Il Concilio Vaticano II : un Concilio pastorale” il pomeriggio del 25 settembre p.v. – che non s’inquietava mai e sorrideva seraficamente quando il “messo” della Riserva Indiana di Gricigliano, Grulli, irato contro la Compagnia di San Francesco Poverino piena di “nostalgici”, gli diceva che lui, il Grulli, su richiesta dei superiori di Gricigliano (“sa quelli sono seri…sono francesi”) “avrebbe preso in mano” la “Tradizione litigiosa di Firenze”…e che sarebbe stato disposto a dare “una scrivania” – forse, nel linguaggio mafioso della Democrazia Cristiana una “scrivania” significava una “mazzetta” , una “regalia”, una “tangente”! –  a chi, come il sottoscritto, fosse stato disposto a tirarsi da parte e far posto al Grulli stesso che, infatti, pontificava – accanto a Introvigne e a un giovane prete, certo don G.L., della Riserva Indiana preposto alla “pulizia etnica” dei tradizionalisti “duri e puri”- su questioni che non conosceva, e che non conosce tuttavia,organizzando insieme al padre Sgangherati -uno dei cinque ribelli dell’Ordine di quello che furono i francescani dell’Immacolata – perfino gli “esercizi spirituali” (antiserafinolanzetta) a Bosco ai Frati…

Sì, soltanto, ricordi…

Ma la Tradizione, quella rimane ed è -secondo le parole di un grande teologo come Mons. Brunero Gherardini – “vita e giovinezza della Chiesa”; rimane, rimane specie qui a Firenze dove da oltre un cinquantennio quella nostra Messa antica (“in latino” come la chiama la gente) è sempre stata celebrata ininterrottamente e continua ad essere celebrata nella Compagnia di San Francesco Poverino, grazie anche alla disponibilità del clero secolare diocesano e alla sollecitudine pastorale dei vescovi fiorentini (con la sola eccezione del Cardinal Benelli)…e con la celebrazione della S. Messa molti fedeli avrebbero voluto - secondo i dettami del “motu proprio” di Benedetto XVI – una parrocchia personale come quella di Roma dove un parroco avesse potuto amministrare il Sacramenti secondo l’antico rito, avesse potuto far catechismo, amministrare il Battesimo, le confessioni, celebrare i matrimoni…una parrocchia aperta anche al clero diocesano che potesse celebrare liberamente l’antico e immutabile rito detto di San Pio V. Più volte era stata fatta all’arcivescovo una richiesta in questo senso…ma la risposta era stata sempre negativa. Buon pro!

In altre parole, dopo la “deportazione” dei frati francescani dell’Immacolata, l’impossibilità di assistere a Messe celebrate dai Quisling ora presenti nella chiesa sui Lungarni, molti speravano in un gesto “magnanime” del nostro arcivescovo che , oltre tutto, non ha, nei confronti della Tradizione e dei “tradizionalisti” (so anche che qualche “cazzerellino tutto pepe e sale” avrà da ridire sugli “ismi”), l’odio ideologico presente in gran parte del “clero conciliare”…ma niente da fare.

Forse i nostri lettori ignorano che, grazie ai pasticci creati da un altro “famiglio” dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, a un Monsignore bizzoso e carico di anni e malanni, a un Governatore pavido e vile di una Compagnia fiorentina , non è stato possibile far celebrare, lo scorso maggio, un pontificale a S. E. Mons. Athanasius Schneider che avrebbe dovuto parlare anche dell’Eucarestia…una pagina vergognosa che preferirei archiviare…

Il nostro arcivescovo – ignorando il sacrificio, l’abnegazione, la disponibilità e…il bisogno di tanti preti diocesani – non ha voluto concedere alla Tradizione una parrocchia ma ha dato la centrale chiesa di San Gaetano che, ripeto, speravamo, fosse diventata la casa comune della Tradizione, ai sacerdoti dell’Istituto Cristo Re di Gricigliano che, per carità, sono ottime persone, celebrano con tanti inchini, si vestono da “fate turchine” o da Madonne di Lourdes…sono obbedienti e ossequiosi all’autorità, a qualsiasi autorità e spalancano le porte ai “normalisti”, quei simpatici personaggi come Introvigne e compagnia brutta che, contro la Tradizione e i frati francescani dell’Immacolata, hanno sparato e fatto sparare con i loro mortai, ma con la nostra Storia non hanno niente a che fare…Ha messo nel cuore di Firenze – dove la Tradizione si chiama Papini, Giuliotti, Mordini, don Divo Barsotti, Tito Casini – il nostro arcivescovo, un Istituto estraneo alla nostra cultura e che dà  un’immagine falsa, quasi melensa della stessa Tradizione…

Da ora in poi per celebrare la S. Messa – mi è già stato suggerito da un segugio griciglianense – la Tradizione dovrebbe inchinarsi non a “Madonna povertà” o alla bontà e sapienza, ma alle trine e ai merletti…e infatti anche il nostro desiderio – che era quello di aver potuto far celebrare una Santa Messa nel rito romano antico il 25 settembre p.v. è saltato… padrone di San Gaetano, da ora in poi, sarà quel pretino arrogante, con la puzza sotto il naso, che si rifiutò – come preventivato - di predicare contro la blasfemia.

Le SS tedesche nei campi di sterminio nazisti, per maggiormente umiliare e “punire” i morituri, mettevano a “tenere l’ordine” i Kapò…e così è stato fatto a Firenze per tenere a bada i tradizionalisti e “normalizzarli”…

Forse non si conosce bene Firenze…e i fiorentini.

E non sempre le ciambelle (moderniste) riescono con il “buco”.
.
Vecchi fusti e nuovi fusti



Mons. Luigi Stefani (qui ritratto nella Processione del Corpus Domini del 1972),
Cappellano militare della Divisione Tridentina, Medaglia d’argento,
Cappellano della Misericordia di Firenze, animatore della Tradizione fiorentina


.
Mons. Gilles Watch, Priore Generale dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote




settembre 2014

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
AL SOMMARIO FRUTTI DEL CONCILIO