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A PROPOSITO DI OMOSESSUALITÀ “IO DEVO GIUDICARE GLI ATTI”: IL CARDINAL BURKE SMANTELLA “CHI SONO IO PER GIUDICARE?” Articolo di John-Henry Westen tratto dal sito LIFE SITE del 4 Settembre 2014 ![]() S. Em. Rev.ma il Sig. Cardinale
Raymond Leo Burke
L’intervistatore, Thomas McKenna, del Catholic Action Insight, ha chiesto al card. Burke di indicare qualche caso in cui si possano esprimer giudizi alla luce del “Chi sono io per giudicare?” di Papa Francesco. “Io devo giudicare gli
atti, lo devo” ha risposto il Cardinal Burke. “Tutti i giorni
noi giudichiamo certi atti; questa è la legge naturale:
scegliere il bene ed evitare il male”.
Il Cardinale di Curia ha aggiunto che, mentre possiamo giudicare atti gravemente peccaminosi, non possiamo invece affermare che una particolare persona sia in istato di peccato grave, perché “forse si commettono
quegli atti perfino senza aver conoscenza della loro grave
peccaminosità o forse si commettono senza pieno consenso, chi
può saperlo?”. “Questa enunciata
è solo una parte del giudizio, ma gli atti, sì, dobbiamo
giudicarli, altrimenti non potremmo condurre una vita buona e morale”
ha aggiunto.
Mc Kenna ha proseguito affermando che sarebbe errato interpretare la frase del Papa per sostenere che si tratta di un appoggio al matrimonio omosessuale, e Burke ha condiviso. Il cardinale allora ha toccato lo scottante tasto centrale della tolleranza e dell’intolleranza che è al cuore del dibattito. “Io non sono
intollerante verso coloro che si sentono attratti da persone dello
stesso sesso”, ha detto. “Ho una profonda
compassione per loro e specialmente a causa della nostra odierna
società in cui molti giovani son trascinati alla pratica
omosessuale, in cui non sarebbero caduti nel passato, per via della
totale rilassatezza della morale e della corruzione”.
“Io ho una profonda
compassione per loro ma questa compassione significa che io voglio
ch’essi conoscano la verità per evitare atti peccaminosi per il
loro bene e per la loro salvezza; è così che si cerca di
aiutare una persona” ha aggiunto. “Oggi tale posizione
è riprovata da un’aggressiva propaganda omosessualista ma questo
non significa che non sia il retto approccio da perseguire”.
Il cardinal Burke ha ammonito che ove noi rimanessimo in silenzio di fronte alle pressioni di un’aggressiva campagna omosessualista “contribuiremmo alla distruzione della nostra società”. Per il Cardinal Burke l’approccio non è solo teorico ma anche pratico. Egli riferisce che dopo una Messa di Confermazione, una madre gli si avvicinò accusandolo irosamente di aver definito “male” sua figlia. Quando egli chiese a cosa lei si riferisse, la signora rispose che si trattava di articoli ch’egli aveva scritto per un giornale diocesano sulla tradizionale definizione di matrimonio. Sua figlia, disse la donna, era “sposata” con un’altra donna. Il Cardinal Burke riferisce la sua risposta all’irata madre: “No”, aveva detto, “gli atti che commette tua figlia sono male. Tua figlia non è il male, ma lei necessita di arrivare a comprendere la verità sulla sua situazione”. Il Presidente del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica ha sostenuto che oggi vi sono molti equivoci in merito “e tristemente questo induce un gran numero di brave persone a non fare ciò che dovrebbero per aiutare qualcuno che soffre in una simile condizione”. (torna
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settembre 2014 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |