Il meccanismo della follia autodistruttiva è stato avviato e solo un intervento celeste lo potrà disinnescare,
ma la Chiesa non può fallire.
Bisogna salvare il seme: la fede.


di
Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
  23 settembre 2014

Impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

martedì 23 settembre 2014


è pervenuta in Redazione:

Caro dott. Gnocchi,
ho letto su “La nuova b.q.” il profilo del vescovo ideale per papa Francesco. L’ultimo esempio è la nomina del nuovo vescovo di Chicago mons. Joseph Cupich il cui profilo è così sintetizzato su la “La nuova b.q.”: uscita, periferie, ascolto; poche (niente, dico io) marce in piazza. Dunque, l’omosessualismo impera, il “gender” diventa la cultura obbligatoria e non sto qui a ripetere tutto quello che già si sa. Il diavolo si sta impadronendo delle menti, delle scuole, dei parlamenti. I suoi vizi diventano leggi e la Chiesa che fa? Lascia fare. Si parla tanto del diavolo sempre in termini generali ma non si chiamano mai per nome le sue attuali opere: gender, omosessualismo, ecc. E non si fa niente per contrastarle o almeno provarci, fare il possibile, combattere…
Ho due nipotine e tremo al pensiero di come il loro cervello verrà lavato nelle scuole di stato e sento che papa e vescovi non si vogliono immischiare in queste cose preferendo le “periferie” che non si sa bene cosa siano. E poi l’ascolto… cosa ci sarà mai da ascoltare dalle organizzazioni lgtb (o come diavolo si chiamano)? Papa e vescovi lasciano fare rendendosi complici di un male immenso. Risponderanno a Dio per questa loro accondiscendenza al male.
Io intanto vivo l’ultima parte della mia vita nell’angoscia e mi chiedo cosa mai stia succedendo.
Cordiali saluti.
Mario Da Lio
N.B. Aggiungo che tutto mi sarei aspettato ma che queste leggi diaboliche in Italia venissero proposte e portate avanti da cattolici praticanti ben rappresentati da Matteo Renzi, no, questo no non potevo immaginarlo. Vuol dire che la Chiesa è fallita.



Caro Da Lio,
comprendo benissimo, perché lo vivo ogni istante di ogni giorno, il dolore che la porta a chiudere considerando il fallimento della Chiesa.
Ma la Chiesa, caro Da Lio, non può fallire, neanche se rimanessimo lei, io e pochi altri a mantenere la fede. Neanche se rimanesse uno solo di noi.

Ma, detto questo, come non condividere la sua analisi?
I messaggi che ogni giorno provengono da questa Chiesa, a cominciare dal Pontefice, sono inquietanti messaggi di desistenza davanti al mondo.
Come mi capita spesso di ricordare, era annunciato tutto in quel “Buonasera” con cui il cardinale Bergoglio esordì nelle vesti di vescovo di Roma. Era una chiara e consapevole rinuncia al sacro a cui ha mantenuto coerentemente fede fino a oggi.

Certo, bisogna prendere atto che, per quanto riguarda l’azione di governo, ci sa fare non poco. Rimuove qualsiasi elemento di opposizione, come ha fatto pochi giorni fa con il cardinale Burke, e promuove coloro che, per convinzione o per convenienza, ne condividono il disegno.
Ormai, il meccanismo della follia autodistruttiva è stato avviato e solo un intervento celeste lo potrà disinnescare.
A noi, caro Da Lio, umanamente rimane da fare poco o nulla. Ma sta proprio qui la nostra forza. La Provvidenza ci ha portati a considerare solo l’essenziale: la preghiera e la consapevolezza di dover conservare ciò che i pastori stanno buttando.

Un salesiano mi ha raccontato che, subito dopo la nefasta riforma liturgica postconciliare, i suoi confratelli di Torino inscenarono una cerimonia con la quale seppellirono le vesti talari in odio a ciò che la Chiesa era stata fino ad allora.
Ecco, caro Da Lio, noi dobbiamo scavare anche a mani nude per recuperare quelle sante vesti, anche se fossero a brandelli. Da tante, si riuscirà a ricucirne una: quella veste, agli occhi di Dio, varrà molto di più di tutti gli atti di imperio con cui questa Chiesa schiaccia i figli che intendono rimanere fedeli a ciò che è sempre stata.

Mi permetta di salutarla con quanto il Cristo crocifisso raccomanda di fare al vecchio parroco sconcertato dalla follia moderna in Don Camillo e don Chichì:
“’Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini d’ogni razza, d’ogni estrazione, d’ogni cultura”.

Caro Da Lio, non perdiamoci d’animo: è davvero un gran compito quello di salvare il seme. Preghiamo di Dio di esserne degni.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




settembre 2014

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