La risposta stupefacente del cardinale Kasper alle critiche dei cinque cardinali

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Pubblicato su n° 301, del 26 settembre 2014, di DICI,
organo d'informazione della Fraternità San Pio X

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Alla vigilia della pubblicazione del libro, Rimanere nella verità di Cristo: matrimonio e comunione nella Chiesa Cattolica (edizioni Cantagalli, Siena), in cui cinque cardinali replicano alle proposte del cardinale Walter Kasper volte ad autorizzare la comunione per i divorziati risposati, diversi vaticanisti italiani hanno interpellato il prelato tedesco per conoscere le sue reazioni di fronte alla pubblicazione di questo libro dov’egli è citato apertamente.

I cinque cardinali che criticano le proposte del cardinale Kasper sono:
- Walter Brandmüller, Presidente emerito del Pontificio Comitato per le Scienze Storiche; - Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica;
- Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna;
- Velasio De Paolis, c.s., Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;
- Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

I loro studii sono completati dai lavori di tre altri autori: Mons. Cyril Vasil’, s.j., Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; Padre Paul Mankowski, s.j., del Lumen Christi Institute (Chicago); John M. Rist, professore emerito di letteratura classica e di filosofia all’Università di Toronto. Gli studii sono riuniti e presentati dal Padre Robert Dodaro, o.s.a., Presidente dell’Istituto di Patristica Augustinianum di Roma.

Il sostegno del Papa

Nell’intervista concessa al vaticanista Andrea Tornielli per Vatican Insider, il 18 settembre 2014, il cardinale Kasper dichiara che presentando una possibilità di comunione per i divorziati risposati, «Non ho  proposto una soluzione definitiva, ma –  dopo averlo concordato con il Papa – ho fatto delle domande e offerto considerazioni per possibili risposte».

Su questo sostegno di Papa Francesco, il prelato insiste nell’intervista concessa lo stesso giorno ad Antonio Manzo per Il Mattino: «Nessuno dei miei confratelli cardinali ha mai parlato con me. Io, invece, due volte con il Santo Padre. Ho concordato tutto con lui. Era d'accordo. Cosa può fare un cardinale, che non essere con il Papa? … Loro sanno che non ho fatto da me queste cose. Ho concordato con il Papa, ho parlato due volte con lui. Si è mostrato contento
In effetti, ci si ricorda dell’omaggio che Francesco aveva reso al rapporto del cardinale Kasper, durante il Concistoro straordinario del 21 febbraio scorso, con parole molto elogiative:
«Un’altra cosa: ieri, prima di dormire, ma non per addormentarmi, ho letto – ho riletto – il lavoro del Cardinale Kasper e vorrei ringraziarlo, perché ho trovato profonda teologia, anche un pensiero sereno nella teologia. E’ piacevole leggere teologia serena. E anche ho trovato quello che sant’Ignazio ci diceva, quel sensus Ecclesiae, l’amore alla Madre Chiesa… Mi ha fatto bene e mi è venuta un’idea - mi scusi Eminenza se la faccio vergognare - ma l’idea è che questo si chiama “fare teologia in ginocchio”. Grazie. Grazie

Certi osservatori romani arrivano fino a pensare che il Papa sia intervenuto personalmente nella redazione di alcuni passi di questo rapporto del prelato tedesco.

Tornielli intitola la sua intervista: «Il manifesto dei cinque cardinali e la risposta di Kasper». In effetti, più che di «manifesto» si tratta di un lavoro universitario solidamente documentato, di più di 300 pagine. Sarebbe davvero superficiale pretendere di rispondere con delle semplici interviste sui giornali.

Il ricordo del Breve esame critico

Di fronte alla reazione dei cinque cardinali, il cardinale Kasper confida a Tornielli che questo dissenso ricorda senz’altro l’opposizione manifestata da alcuni prelati sotto il pontificato di Paolo VI: «Durante il Concilio Vaticano II e nel postconcilio c’erano le resistenze di alcuni cardinali a Papa Paolo VI, anche da parte dell’allora Prefetto del Sant'Uffizio. Però  – se sono bene informato – non con questa modalità organizzata e pubblica. Se i cardinali che sono i più vicini collaboratori del Papa, intervengono in questo modo, almeno per ciò che riguarda la storia più recente della Chiesa, siamo di fronte a una situazione inedita.»

Qui il prelato tedesco allude, senza citarlo, al cardinale Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio, e al cardinale Antonio Bacci, che pubblicarono il Breve esame critico del Novus Ordo Missae (25 settembre 1969), nel quale denunciavano che
«il Novu Ordo Missae, considerati gli elementi nuovi, suscettibili di pur diversa valutazione, che vi appaiono sottesi ed implicati, rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino.»

A proposito della risposta dei cinque cardinali, che il prelato tedesco qualifica di «organizzata e pubblica», Riccardo Cascioli fa notare opportunamente, il 19 settembre sul sito La Nuova Bussola Quotidiana: «Basta però avere un minimo di memoria storica per ricordare che a scatenare un’offensiva sulla comunione ai divorziati risposati e a farlo diventare tema unico del Sinodo sono stati invece proprio Kasper e soci»; ricordando tra l’altro le manovre e le dichiarazioni che fin dal 2013 sono state condotte dai successivi presidenti della Conferenza Episcopale Tedesca: Mons. Robert Zoellisch e il cardinale Reinhard Marx.

Dall’ecumenismo dottrinale all’ecumenismo morale

Ma la dichiarazione più stupefacente che il cardinale fa a Tornielli in questa intervista su Vatican Insider è la seguente:
«Inoltre la dottrina della Chiesa non è un sistema chiuso: il Concilio Vaticano II insegna che c’è uno sviluppo, nel senso di un approfondimento possibile. Mi chiedo se sia possibile in questo caso un approfondimento simile a quello avvenuto nell’ecclesiologia: anche se quella cattolica è la vera Chiesa di Cristo, ci sono elementi di ecclesialità anche fuori dai confini istituzionali della Chiesa cattolica. In certi casi, non si potrebbero riconoscere anche in un matrimonio civile degli elementi del matrimonio sacramentale? Per esempio l’impegno definitivo, l’amore e la cura reciproca, la vita cristiana, l’impegno pubblico che non c’è nelle coppie di fatto?».

In pratica, il cardinale Kasper utilizza l’argomento degli elementi di “ecclesialità” che, secondo il Vaticano II, si troverebbero in altre religioni, e lo applica al caso del matrimonio civile in cui si troverebbero degli elementi di “sacramentalità”: impegno definitivo, amore e cura reciproca, impegno pubblico… seppure al di fuori del matrimonio cattolico! In tal modo, l’ecumenismo dottrinale permetterebbe di andare fino ad un certo ecumenismo morale!

Come già denunciava il cardinale Caffarra ne Il Foglio del 15 marzo 2014, in risposta al rapporto del cardinale Kasper:
«Quindi, c’è un esercizio della sessualità umana extraconiugale che la Chiesa considera legittima. Ma con questo si nega la colonna portante della dottrina della Chiesa sulla sessualità. A questo punto uno potrebbe domandarsi: e perché non si approvano le libere convivenze?  E perché non i rapporti tra gli omosessuali? La domanda di fondo è dunque semplice: che ne è del primo matrimonio? Ma nessuno risponde

Un altro cardinale denuncia

Il cardinale Kasper avrà un’altra occasione per esporre le sue teorie, poiché anche il cardinale George Pell, Prefetto del Segretariato per l’economia, si oppone pubblicamente alla comunione dei divorziati risposati, nella prefazione di un libro che verrà pubblicato il 1 ottobre dall’editore cattolico americano Ignatius Presse, qualche giorno prima del Sinodo sulla famiglia (5-19 ottobre). Questo libro si intitola: The Gospel of the Family [il Vangelo della Famiglia] e riprende il titolo del libro del cardinale Kasper dov’è pubblicato il suo rapporto al Concistoro del 20 febbraio 2014.

Il cardinale Pell, nella sua introduzione, dichiara: «Specialmente nel prossimo mese, per difendere la tradizione cattolica e cristiana della monogamia e dell’indissolubilità del matrimonio, è necessaria una discussione, un dibattito cortese, documentato e rigoroso»; e precisa che «la dottrina e la pratica pastorale non possono contraddirsi. (…) Non si può mantenere l’indissolubilità del matrimonio autorizzando i divorziati risposati a ricevere la comunione».
Il prelato australiano considera che questa questione è percepita come un simbolo sia dai difensori sia dagli avversarii della tradizione cattolica. Si tratta di «un trofeo nella battaglia tra ciò che resta della cristianità in Europa e un neopaganesimo aggressivo. Tutti gli avversarii del cristianesimo vogliono che la Chiesa capitoli su questo argomento».



settembre 2014

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