Democrazia e irresponsabilità al Sinodo



di Belvecchio





Quest’oggi, 3 ottobre 2014, il Vatican Information Service – che poi significa Servizio Informazioni del Vaticano – ha diffuso un resoconto dell’intervento in Sala Stampa Vaticana del Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, col quale è stata presentata l’apertura dello stesso Sinodo, fissata per il 5 ottobre.

In questo resoconto,  tra l’altro, si legge:
“Tra le novità riguardanti l’ormai imminente Assise - ha proseguito il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi - emerge la volontà del Santo Padre di intraprendere un cammino sinodale innovativo e originale, che si articola in due momenti: l’attuale Assemblea Straordinaria, sul tema: ‘Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione’, e quella Ordinaria del prossimo anno, che avrà come oggetto: ‘La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo’”. Nella fase preparatoria dell’Assemblea Sinodale, “ha risuonato - ha detto il Cardinale - la voce di tutto il Popolo di Dio”, dai Vescovi ai fedeli laici. “Attraverso il Questionario allegato al Documento Preparatorio si sono espresse non solo le Conferenze Episcopali e altri aventi diritto, ma anche molti sacerdoti, religiosi e laici, sia individualmente che come appartenenti ad associazioni, gruppi e movimenti. (...) L’alto numero delle risposte è dovuto, da una parte, all’argomento del Sinodo, che riguarda la vita delle comunità, delle famiglie e delle persone, e che rispecchia anche la sollecitudine pastorale che i Vescovi hanno sempre avuto nei confronti della famiglia. D’altra parte, l’ampiezza del materiale pervenuto è senz’altro indice di quella franchezza e libertà con cui è stata condotta la consultazione. Tale ampia libertà di espressione caratterizzerà anche l’Assise sinodale, che certamente si svolgerà in un clima di rispetto per ogni posizione, di carità vicendevole e con autentico senso costruttivo”.

Tale periodo è come uno spaccato della disastrosa condizione in cui si trova attualmente la gerarchia e l’intero contesto cattolico.
In che cosa consiste l’anomalia?
Nel fatto che ogni “Pastore” abbia rinunciato ai suoi doveri di stato, abbia negletto ogni responsabilità e si sia rifiutato di esercitare il munus che gli è proprio.
Con i mezzi più idonei, caso per caso e luogo per luogo, ogni vescovo avrebbe dovuto e potuto cogliere il sentire dei fedeli, per trarne, alla luce del Vangelo, tutte le indicazioni idonee da presentare al Sinodo perché, sulle basi della dottrina cattolica, questo potesse giungere alle raccomandazioni pastorali più idonee per la salvezza delle anime.
Niente di tutto questo!
Declinando ogni responsabilità, i vescovi discuteranno di ogni e qualunque opinione pervenuta al Sinodo, convinti che il loro essere “Pastori” che conducono il gregge dei fedeli, debba sottostare al risuonare de “la voce di tutto il Popolo di Dio” (rigorosamente maiuscolo).
Questa ridicola applicazione della “democrazia” alle cose di Chiesa, come se si trattasse di scegliere dove andare al cinema, prima ancora di rappresentare una perdita della Fede, rappresenta un collasso dell’intelligenza. Che certo fa molto comodo a chi non intende più assumersi alcuna responsabilità davanti agli uomini e davanti a Dio, ma che si rivelerà disastrosamente dirompente per gli stessi “Pastori”: dopo questo radicale ridimensionamento del potere del vescovo, non ci si dovrà meravigliare se i fedeli “ammodernati” pretenderanno di insegnare loro qual è il modo migliore di intendere il Vangelo.
E non esageriamo affatto, perché se il tema della famiglia è oggi così dibattuto – malamente e in maniera dirompente - è perché si è già operato un buon ridimensionamento dell’insegnamento del Vangelo.

Non si può leggere che “l’ampiezza del materiale pervenuto è senz’altro indice di quella franchezza e libertà con cui è stata condotta la consultazione”, senza provare un senso di desolazione, quello stesso tipo di “desolazione” di cui parla Nostro Signore nel Vangelo (Mt. 24,15; Mc. 13, 14), forse non ancora giunta all’“abominio”, ma certo molto prossima ad esso.
La franchezza e la libertà di cui parla il cardinale, non solo è stolta, ma rivela un pregiudizio anticattolico: fino a prima di papa Bergoglio i fedeli venivano consultati in maniera subdola e coercitiva. Una concezione che fino a ieri era propria dei nemici della Chiesa e che oggi nutre la mente degli uomini di Chiesa.

E quando si aggiunge che “Tale ampia libertà di espressione caratterizzerà anche l’Assise sinodale, che certamente si svolgerà in un clima di rispetto per ogni posizione, di carità vicendevole e con autentico senso costruttivo”, ci si chiede se stiamo ancora parlando di un consesso di vescovi o se non ci si trovi ormai in una qualunque riunione di condominio.
Non una parola sul necessario rispetto per le leggi di Dio, non un cenno al dovere di insegnare la volontà di Dio, non un riferimento al bene delle anime. Per i nostri “Pastori” ciò che conta è il “rispetto per ogni posizione”, come se la Religione e la Chiesa fossero faccende private di questo o di quel vescovo.

Una vera capitolazione di fronte ai comandamenti del mondo e un vero e proprio tradimento dei comandamenti di Dio.

Qualunque deliberato uscirà da questo Sinodo, esso è già viziato in partenza ed è evidente che i cattolici non sono obbligati a seguire le indicazioni pastorali elaborate su simili premesse. Bastino il Vangelo, che non passa, e l’insegnamento tradizionale della Chiesa, che non può essere contraddetto.



ottobre 2014

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