A VOLTE RITORNANO. . . 



di L. P.





E finalmente, anche il cardinale Dionigi Tettamanzi, il già cattoislamico arcivescovo di Milano, è, nell’imminenza dell’inopportuno, immotivato Sinodo di ottobre, è ritornato, è uscito all’aperto. Se ne sentiva la mancanza sicché, dopo un salutare “sonno”, e col successivo “risveglio”, ha detto la sua, invero non originale, sul pruriginoso argomento che tiene banco: la comunione ai cristiani divorziati risposati
   
Premette, con un buttarsi avanti per non cadere indietro, col dire che il Sinodo dovrà mettere in primo piano le persone, le famiglie ferite e il loro cammino di fede, aggiungendo che la discussione futura non può essere incentrata solo sul tema “ammissione ai sacramenti dei cristiani divorziati e risposati” (in stato di peccato grave – nostra nota), ma non dice quali altri argomenti di pari gravità facciano parte del listino. Un tentativo, questo, di limitare ed attutire la fragorosa dirompenza di quanto sta per esplodere in termini dogmatici e morali.
  
Seguendo passo passo il dettato di papa Bergoglio, il cardinale cattoislamico testualmente afferma: “In attesa delle discussioni sinodali, penso (?) che l’ipotesi potrebbe essere accolta, però a precise (?!) condizioni che determinano una strada da percorrere”.
La cialtroneria di tali affermazioni è talmente evidente che non varrebbe la pena di starci a strologare sopra se non fosse la necessità di additare a pericolo quella ipocrita “ipotesi” che, con quel “potrebbe essere accolta”, diventa “tèsi” di fatto già approvata. 
Ma ora è di moda parlare di “cammino”, di “strada” come se il camminare sia di per sé elemento positivo di redenzione o di purificazione. Camminare dove e verso dove, e su quale strada? E quali, poi, le precise condizioni che possano permettere la deroga dalla legge di Dio?
   
L’unica strada che il cristiano in oggetto può percorrere è quella a ritroso, quella del ritorno allo “status quo ante”, a quello stato coniugale originario che si è, con grave disobbedienza al comando di Cristo, lacerato.  Altre strade non esistono dacché permarrà sempre il divieto dello stesso Cristo a pataccari rimedî, a gherminelle di pretesa pastorale che altro non fanno che divaricare l’orrido abisso in cui il fedele/infedele, accostandosi all’Eucaristìa in peccato mortale, precipita.
   
Quicumque dimiserit uxorem suam et aliam duxerit, adulterium committit super eam. Et si uxor dimiserit virum suum et alii nupserit, moechatur” (Mc, 10, 11) – Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei. Se la moglie ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio.
   
Ci dicano il cattoislamico cardinal Tettamanzi, e tutti gli altri di eguale compagnìa, in qual modo si possa far finta di ignorare tali perentorie affermazioni, e quale altra strada possa percorrere un cristiano  che si trovi nello stato di adulterio. Nessun’altra se non quella del ripristino dell’ordine originario.
  
Ma gli intelletti sottili del Vaticano II hanno scovato il grimaldello, il piede di porco, che consentirà loro di  scardinare la regola divina: lo “spirito del tempo”, l’hegeliana truffa idealistica che sottomette Dio all’evoluzione della storia e alle necessità dell’uomo nel rispetto del “così fan tutti/e”di mozartiana memoria.
Il luciferino sillogismo è evidente:
A) premesso che il divorzio, espressione dello spirito dei tempi, è la pratica più estesa; B) dato l’intrinseco e necessario adattamento del dogma all’evoluzione della società;
C) ne consegue che anche la parola di Cristo debba adeguarsi a una visione pastorale evolutiva.
Ma siccome “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Lc. 21, 33), non sarà una velleitaria pezza del genere, un alzamiento sinodale, a prevalere sulla Legge divina, talché il responsabile di tale eversione, ne dovrà pagare le conseguenze, come la Vergine profetò a La Salette e a Fatima.
    
Cristiani divorziati/risposati: non abboccate all’esca pseudocompassionevole del modernismo masso/vaticano, ché, se l’uomo/papa Bergoglio, il cattoislamico cardinale Tettamanzi e la maggior parte dei padri sinodali vi autorizzeranno, in virtù di una peciosa e subdola “misericordia in ginocchio”, ad accostarvi all’Eucaristìa, ve lo proibisce severamente il comando di Dio.

Disobbedite a costoro ed obbedite a Dio, come afferma il primo Vicario di Cristo (At. Ap. 5, 29). Non rendetevi complici e vittime, per opportunismo e per comodo, di questa opera sacrilega a cui Satana, da tempo, sta lavorando all’interno della Chiesa.
La vostra coscienza, anche se tenterete di persuadervi del contrario, ne porterà il peso con ciò che consegue in termini di salvezza,  perché la strada da percorrere che vi sarà indicata è quella larga, facile, ampia e comoda che porta dritto dritto all’Inferno.




ottobre 2014

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