I Francescani dell’Immacolata
come carne da macello

ovvero

Chi pecora si fa il lupo se lo mangia
 



di Belvecchio





La notizia è partita dal sito Rorate Caeli, ripresa da Messa in latino e riportata dal vaticanista Marco Tosatti sul suo “San Pietro e dintorni”.
Sei Francescani dell’Immacolata che chiedevano di lasciare l’Ordine sono stati “sospesi a divinis”!

Inaudito, si dice!
Impossibile, si commenta!
Forse non è vero, si sospetta!

Fatto sta che a tutt’oggi, 6 ottobre 2014, questa notizia del 2 ottobre non è stata smentita. Peraltro, Rorate Caeli afferma di essere in possesso dei nomi, mentre Messa in latino sostiene che se ne aveva sentore da qualche settimana.
Cosa fatta, capo ha!

Che succede?

Inaudito?
E perché mai, dopo 50 anni di inaudite dichiarazioni ed azioni?
Ormai non può esservi nulla di inaudito, perché abbiamo già udito di tutto!

Impossibile?
Non solo possibile, ma reale! Di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. E come dice il vecchio adagio, il vero cieco è chi non vuole vedere. E continuano ad essere tanti i cattolici che non vogliono vedere: chi gira gli occhi, chi inforca gli occhiali scuri, chi si fa venire le traveggole. Eppure è tutto lì: alla luce del sole: oggi i Francescani dell’Immacolata, ieri gli Istituti Ecclesia Dei, ieri l’altro la Fraternità San Pio X.
L’uso della “sospensione a divinis” è vecchio di 40 anni: rivolto non a questo o a quel gruppo per manifesta condotta anticattolica, ma semplicemente perché certi gruppi praticano apertamente e dichiarano pubblicamente di voler rimanere cattolici.
Per chi non l’avesse ancora capito, oggi non c’è colpa più grave nella Chiesa, che a giusta ragione bisogna chiamare “conciliare”, del voler rimanere cattolici.

Non è vero?
Ma come non è vero!
Forse che Mons. Lefebvre non è morto scomunicato?
Non è vero invece quello che suggerisce il buonismo e il formalismo i certi cattolici, i quali, nascondendosi dietro un dito, si schermiscono e dissimulano: Sicuramente il Papa non ne può essere a conoscenza.  Sicuramente!
Ora, sinceramente, noi non abbiamo risparmiato le critiche a questo nuovo Papa venuto dalla fine del mondo, ma non ci siamo mai permessi di dargli così apertamente del cretinoE sì, perché sostenere che egli non sappia alcunché delle staffilate a sangue appioppate ai Francescani dell’Immacolata da quel volpone di Volpi, equivale a dichiarare che papa Bergoglio non vede niente e se vede non capisce.

Papa Bergoglio vede e capisce, chi non vede e chi non capisce sono coloro che non vogliono rassegnarsi ad accettare l’amara e devastante realtà in cui versa oggi la Chiesa di Cristo, e non ad opera dei nemici della Chiesa – che non sarebbe una novità – ma proprio ad opera degli stessi uomini di Chiesa; ed è questo che rende devastante questa realtà, perché l’amara realtà concretizzata dai nemici della Chiesa è cosa passabile di fronte alla devastazione che ogni giorno di più attuano certi vescovi, certi cardinali e i papi.

Che succede?
Succede quello che deve inevitabilmente succedere: se molti in seno alla gerarchia perdono la fede, la loro intelligenza va a rotoli e le loro predicazioni e le loro azioni conducono innumerevoli anime all’Inferno.
E arriverà il solito “teologo ferrato” a tirarci le orecchie, perché i prelati e i papi non possono essere responsabili di tanto: la Chiesa è indefettibile!
È vero, la Chiesa è indefettibile, ma gli uomini di Chiesa, NO. E se il Signore permette tutto questo ci sarà bene un motivo: occorre che tutto si compia, perché tutto si rinnovi. E oggi si sta compiendo la profezia di Nostro Signore sull’abominio della desolazione nel luogo santo.

In questo contesto, occorre convincersi che è finito il tempo dell’ossequio alle leggi della Chiesa: se i primi a violarle sono i vescovi e i papi, i fedeli, chierici e laici, devono regolarsi di conseguenza: non ubbidire più agli ordini sovversivi e ubbidire solo a Dio.
E questa disubbidienza dev’essere discreta di fronte agli ordini personali, ma pubblica di fronte agli ordini che compromettono la vita stessa della Chiesa.
Vero è che l’ubbidienza è una virtù, ma quando è in giuoco il bene della Chiesa e la salvezza delle anime il suo esercizio diventa il suo contrario, trasformandosi in colpa grave.
Non si può e non si deve ubbidire a scapito del bene della Chiesa e delle anime, perché – forse – è possibile acquisire un apparente merito personale, ma di questo si dovrà rispondere a Dio, poiché la suprema legge, soprattutto per i chierici, è il bene delle anime.

Nel caso in questione è evidente che queste “sospensioni a divinis” sono come inesistenti e gli interessati devono regolarsi di conseguenza, assolvendo il loro dovere di ministri di Dio, nonostante i moniti, le ingiunzioni, e le Volpi e i papi che le comandano. Fare diversamente significa venire meno al proprio dovere di stato, per di più rendendosi complici di male azioni condotte a dispregio delle leggi di Dio.

Una Chiesa devastata aspetta uomini decisi a resistere al male, da qualunque parte questo venga, i quali col loro esempio possono confortare i fedeli che ormai disperano di trovare ancora dei sacerdoti e dei religiosi a cui affidare la cura delle proprie anime.
Una Chiesa devastata, dove si predica e si pratica la misericordia nei confronti di coloro che si rifiutano di vivere da cattolici, mentre si predica e si pratica il rigore nei confronti di coloro che intendono vivere da cattolici, è una Chiesa che aspetta che i veri fedeli si comportino come “rocce”, come “pietre”, sulle quali il Signore possa contare perché si mantenga ancora la fede sulla terra.

Una sorta di incitamento alla disubbidienza?
Se vivessimo in tempi normali: sì; e sarebbe un peccato grave; ma viviamo in tempi in cui spadroneggiano falsi cristi e falsi profeti, ed è peccato grave ubbidire a costoro e disubbidire a Dio.

Recitiamo ogni giorno il Santo Rosario e dedichiamo la recita del venerdì all’intenzione: che il Signore salvi la Chiesa dalle conseguenze delle malefatte degli uomini di Chiesa.




ottobre 2014

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