DALLA
SOVRAESPOSIZIONE
MEDIATICA
ALLO
SFRUTTAMENTO DELLA
RELIGIONE
MESSA
ALL'ASTA UN'OSTIA
CONSACRATA DA GIOVANNI PAOLO II
|
UN
APPELLO AI
CARDINALI RIUNITI IN CONCLAVE
Il 15 aprile, la diocesi di Sioux City, Iowa,
USA, ha
pubblicato un comunicato nel quale si afferma che la questione
dell’Ostia
consacrata offerta all’asta è stata risolta: l’offerente ha
ritirato
l’offerta all’incanto.
La mattina del 15 aprile mons. Roger J.
Augustine, amministratore
della diocesi, si è incontrato con l’offerente: questi ha
assicurato
che non v’è stata alcuna vendita, ha espresso il suo dispiacere
per l’accaduto e ha chiesto scusa a tutti coloro che si sono sentiti
offesi
per la sua iniziativa. L’Ostia è stata consegnata a mons.
Augustine
che ne ha disposto secondo quanto stabilito dalla legge della Chiesa.
L’accaduto
Il 9 aprile scorso, il giorno dopo lo
svolgimento dei
funerali del Papa, sulla rete EBay (sito internet di vendite all’asta
presente
in tutto il mondo) degli Stati Uniti è stata offerta all’incanto
un’Ostia consacrata.
L’offerente ha dichiarato che si
sarebbe trattato
di un’Ostia che egli aveva conservata nel corso di una S. Messa in
Vaticano
celebrata dal Papa e a cui aveva assistito e partecipato nel 1988,
nonostante
non sia un cattolico. Al momento della Comunione, costui si sarebbe
recato
per due volte a prendere l’Ostia, al solo scopo di conservarla:
ovviamente
ha ricevuto l’Ostia sulla mano, com’è d’uso nella Chiesa del
postconcilio.
Insieme all’Ostia costui ha offerto all’incanto
anche quattro
francobolli e un apribottiglia che secondo lui sarebbe stato benedetto
dal Papa perché lui stesso teneva in mano durante la Messa.
L’Associated Press ha
confermato che l’Ostia,
partita da una base d’asta di 100 dollari, sarebbe stata venduta il
lunedì
11 aprile per 2000 dollari, e sarebbe stata comprata da un cattolico
che
intendeva preservarla da ogni ulteriore profanazione e dal rischio che
cadesse in mano a dei satanisti.
La diocesi di Sioux City, Iowa, interessata alla
vicenda,
ha reagito con forza di fronte a questa novità blasfema, e il
suo
portavoce, mons. Jim Wharton, si è subito attivato per cercare
di
neutralizzare la cosa. Tra l’altro egli ha dichiarato che "L'asta
è un atto di mancanza di sensibilità per tutto quanto
è
successo in questi giorni", riferendosi ovviamente all’afflusso
di pellegrini a Roma per dare l’ultimo saluto al Papa.
I responsabili del sito EBay hanno
dichiarato
che secondo loro non v’è nulla di male nel mettere all’asta un
oggetto
da collezione come un’Ostia consacrata.
Commento

Innanzi tutto dobbiamo precisare che rimangono
molti interrogativi
circa la reale veridicità della consacrazione di quest’Ostia: se
non altro perché in questo senso può far testo solo la
parola
dell’offerente. Nessuno può escludere che costui si sia
inventato
tutto solo sulla base della previsione che l’offerta di un’Ostia
consacrata
da Giovanni Paolo II avrebbe potuto raggiungere una bella quotazione
sul
mercato americano.
Non è sfuggito a nessuno il fenomeno
dell’eccessiva
esposizione mediatica del Papa, della sua malattia e della sua morte,
con
tutte le conseguenze del caso.
In merito al rientro di questa operazione
blasfema, come
confermato dalla diocesi di Sioux City, Iowa, si potrebbero avanzare
altrettante
riserve, ma non abbiamo motivo per mettere in dubbio le affermazioni
delle
autorità diocesane locali.
Ciò che resta comunque è
l’assurdità
della storia e, per certi aspetti, la scontatezza della stessa.
Intendiamo dire che non è la prima
volta che
un’Ostia consacrata viene usata per gli scopi più diversi: dalla
mania personale, come sembrerebbe in questo caso, alla mania di gruppo,
e di gruppi dediti al culto di Satana.
Questa volta si sono sommati due
fattori: la
profanazione dell’Ostia e il successo mediatico del Papa che l’avrebbe
consacrata. Se non ci fosse stata tutta la grancassa dei mezzi di
informazione
sulla scomparsa di Giovanni Paolo II, forse nessuno si sarebbe sognato
di offrire all’asta un’Ostia consacrata da lui, e forse lo stesso
accadimento
sarebbe passato inosservato (si veda la dichiarazione di mons. Wharton).
Ma la cosa che salta più all’occhio
è che,
nonostante fenomeni come questo, si continui a distribuire la Comunione
sulla mano.
Non solo non v’è mai stata e
non v’è
ancora alcuna seria giustificazione per un uso tanto irriverente e
blasfemo,
ma non si comprende che senso possa avere continuare a distribuire il
Corpo
di Nostro Signore in maniera del tutto indiscriminata, anche a migliaia
di persone insieme, nei posti più diversi, ove non ci si
preoccupa
neanche della qualificazione dei presenti: non solo se sono o meno in
peccato
mortale, ma nemmeno se sono o no dei cattolici.
Questa continua banalizzazione del sacro,
questa continua
umanizzazione delle cose della Religione, questa diffusa e affermata
leggerezza,
non possono essere bilanciate da nessun bel discorso di buona
volontà,
fosse profferito financo da un Papa.
La Religione viene vissuta e praticata dei fedeli
sulla
base della loro esperienza ordinaria in seno alla Chiesa, e se tale
esperienza
è principalmente centrata sulla superficialità, sulla
leggerezza,
sulla incontrollata spontaneità, a nulla varranno i bei discorsi
e la Fede ne risentirà per il numero e per la qualità.
Questi ultimi quarant’anni la dicono lunga in
questo
senso.
I signori Cardinali che sono
riuniti in conclave
non farebbero certo male a tenere presente tutto questo, non solo in
relazione
alla Comunione sulla mano, ma in relazione al complessivo impoverimento
della pratica della fede a cui hanno condotto in questi anni una
liturgia
spesso equivoca e una pastorale prevalentemente parolaia.
Senza voler affermare alcunché: ci si
può
chiedere se accadimenti del genere, in concomitanza con la morte del
Papa,
possano avere il valore di un “segno”?
Ai prelati la risposta.
Invitiamo tutti gli amici a voler dare la
maggiore
diffusione possibile alla presente.
16 aprile 2005
|