"No al biglietto d’ingresso nelle chiese"

II "ministro" vaticano dei beni culturali Piacenza. 

"Gli edifici sacri non sono musei"



Pubblichiamo l'intervista rilasciata da S. E. Rev.ma Mons. Mauro Piacenza, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali, al quotidiano Il Giornale (29 novembre 2003).




 
 
"Bisognerebbe evitare di far pagare il biglietto d’ingresso per entrare in chiesa, perché ogni luogo sacro, qualsiasi sia la sua importanza storico-artistica, non può mai diventare soltanto un museo...".
Ha le idee chiare il vescovo Mauro Piacenza, 59 anni, genovese, da poco più di un mese presidente della Pontificia commissione dei beni culturali della Chiesa, un dicastero vaticano dedicato alla tutela e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio artistico prodotto nei due millenni di storia cristiana.
Allievo del cardinale Siri, già sottosegretario alla Congregazione del Clero, il nuovo "ministro" dei beni culturali in questa intervista al Giornale parla della situazione dell’arte sacra e sottolinea: 
"È necessario che appaia il legame indissolubile tra il patrimonio esposto nei musei e l’oggi della Chiesa".

S. Ecc.za Rev.ma Mons. Mauro Piacenza
Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali 

Di Andrea Tornielli
da Roma
 

Esiste una stima su quanti siano i "beni culturali" della Chiesa italiana?
"Non ancora. Da anni tv e giornali ripetono a pappagallo il dato che secondo l’Unesco l’Italia possiede 1’80 per cento del patrimonio storico artistico di tutto il mondo. La voce è falsa perché nessuno ha mai stilato statistiche del genere e poi perché il nostro Paese è ancora lontano dal possedere un inventario dei suoi beni. Di certo la grandissima parte del patrimonio artistico è di proprietà della Chiesa. Anche se lo Stato, avendolo dichiarato patrimonio pubblico da tutelare, lo ritiene direttamente suo".

Lo ritiene suo ma non lo cataloga?
"Purtroppo è cosi. Quasi nessuno sa che, vista l’irrimediabile latitanza dello Stato, la Chiesa da qualche anno ha iniziato a inventariare in prima persona il proprio patrimoni artistico".

Può fornire qualche dato?
"Si calcola che in Italia ci siano almeno 100mila chiese e cappelle. Le diocesi italiane sono 226, il che vuol dire altrettante cattedrali e numerose concattedrali. Almeno la metà delle diocesi ha un proprio museo diocesano, oltre a musei parrocchiali, monastici, missionari. Sul territorio nazionale i musei della Chiesa sono 826. In ogni diocesi poi c’è una biblioteca e un archivio, ai quali si aggiungono biblioteche e archivi parrocchiali".

Capita spesso che questo  patrimonio sia saccheggiato dai ladri, dato che molte opere d’arte rimangono incustodite nelle chiese. Come risolvere questo grave problema?
"L’opera di inventariazione promossa dalla Cei e attuata in gran parte delle diocesi rappresenta uno degli strumenti più utili per combattere i furti. Gli oggetti di culto vengono smerciati nel mercato antiquario. Bisogna dire che, grazie al lavoro dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio presso il ministero dei Beni culturali e delle altre forze di polizia, molte opere rubate - ma in precedenza catalogate - sono rientrale nei loro luoghi d’origine".

Oggi le diocesi tendono a raccogliere le opere d’arte più importanti nei musei, sottraendole così alla "fruizione" comune dei fedeli durante le celebrazioni liturgiche...
"Nel 2001 il nostro dicastero ha pubblicato una lettera ribadendo la necessità di evidenziare la connessione dell’elemento estetico con quello religioso. Bisogna che appaia il legame tra il patrimonio in esposizione e l’oggi della Chiesa. Il museo ecclesiastico assume dunque un ruolo formativo nella didattica della catechesi e della cultura. Io mi permetterei di suggerire di utilizzare, magari una volta all’anno, in occasione di qualche solennità, alcuni degli arredi liturgici o dei paramenti esposti, proprio per far comprendere che quelle opere d’arte non sono soltanto pezzi da museo ma rappresentano la continuità della tradizione".

Che cosa pensa delle chiese con l’ingresso a pagamento per i turisti?
"Il turismo “culturale” interessa sempre di più anche le chiese aperte al culto, i monasteri e in genere i monumenti religiosi. Alla Chiesa si pone in modo ineludibile il problema pastorale dell’accoglienza dei turisti. Bisogna conciliare le esigenze prioritarie della liturgia e della preghiera con le esigenze turistiche introducendo regole valide per tutti in un ambito che fino a oggi, in Italia, è stato lasciato alla libera iniziativa delle varie realtà locali. Personalmente mi sento di dire che bisognerebbe fare dei sacrifici per evitare il biglietto a pagamento e per evitare che lo spazio sacro diventi soltanto un museo".

Qual è, a suo giudizio, lo stato dell’architettura ecclesiastica per quanto riguarda la costruzione delle nuove chiese?
"Dobbiamo constatare che la crescente secolarizzazione, le concezioni ideologiche opposte al cristianesimo, uno strano irenismo che porta talvolta a nascondere i propri simboli e la propria identità, l’impreparazione di molti architetti e le ristrettezze economiche hanno condizionato negativamente i progetti dei nuovi spazi dedicati ai culto e la ristrutturazione di quelli esistenti".

Come dovrebbe essere costruita una nuova chiesa?
"La chiesa-edificio deve essere in grado di esprimere attraverso la bellezza e la nobile semplicità formale, l’elevazione spirituale dei fedeli, evitando colonizzazioni indebite e sperperi scandalosi. Deve essere uno spazio identificato tanto dall’esterno quanto all’interno perché sia connotato il luogo di culto cristiano. L’intero edificio deve dare il senso dei sacro. Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione e la sensibilità verso questo tema e si è tornati a bandire dei concorsi. Il vescovo può così valutare diversi progetti per poi scegliere quello più rispondente alle esigenze del culto".



 

Mons. Mauro Piacenza è nato a Genova il 15 settembre 1944.

E' stato alunno del Seminario Arcivescovile Maggiore di Genova, dove è incardinato e dove ha ricevuto l'ordinazione presbiterale il 21 dicembre 1969. 
Inviato a Roma per completare gli studi, ha frequentato la Pontificia Università Lateranense, laureandosi "summa cum
laude" in diritto canonico.

Nell'Arcidiocesi di Genova, nel primo quinquennio successivo all'ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi ministeriali: 
- Vicario parrocchiale della parrocchia di Santa Agnese e Nostra Signora del Carmine, 
- Confessore presso il Seminario Arcivescovile Maggiore,
- Cappellano dell'Università. 

Quindi ha svolto gli uffici di: 
- Delegato Arcivescovile per l'Università, 
- Docente di diritto canonico presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, 
- Giudice presso i Tribunali Ecclesiastici Diocesano e regionale Ligure, 
- Addetto Stampa Arcivescovile,
- Assistente diocesano del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, 
- Docente di cultura contemporanea e di storia dell'ateismo presso l'Istituto Superiore Ligure di Scienze Religiose 
- Docente di Teologia dogmatica presso l'Istituto diocesano di teologia per Laici "Didascaleion". 

Ha pure insegnato religione presso alcuni licei statali. 

Nel 1986 è stato nominato canonico della Cattedrale Metropolitana di Genova e dal 1990 presta servizio presso la Curia Romana, dove fino ad ora ha rivestito l'ufficio di Sotto-Segretario della Congregazione per il Clero. 

Il 13 ottobre 2003 è nominato da Sua Santità Giovanni Paolo II, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, ed in pari tempo viene elevato alla dignità episcopale e gli viene assegnata la sede titolare di Vittoriana. 

Il 15 novembre 2003 ha ricevuto l'ordinazione episcopale a Genova, nella Cattedrale di San Lorenzo, dalle mani di S. Em.za Rev.ma il Cardinale Castrillon Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero e Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e di S, Em.za Rev.ma il Cardinale Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova.



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